Fontana di paese

Nel solito paesino di cui ho già parlato una volta su queste pagine a proposito di un "monumento ai caduti", c'è anche un monumento diverso, molto più bello e che parla di vita e di speranza. È una fontana d'acqua freschissima che sgorga da sotto la roccia e scorre incessante. Giorno e notte la fontana è come una vena aperta a far fluire la vita e il rumore dell'acqua è parola che rinfranca e invita alla fiducia.
Quasi sempre, quando vi passo davanti per salire fino alla chiesa, mi fermo a bere qualche sorsata e mi pare di compiere come un umile ma profondo gesto sacro: desiderio di poter accogliere il misterioso flusso della vita e della storia umana con infinito rispetto e amore ed insieme impegno a vivere a cuore aperto, allargato, disponibile non al possesso ma al dono.
Quella fontana di paese è per me come una parabola evangelica: segno e indicazione precisa del mistero del regno di Dio, dei valori umani dell'amicizia e della condivisione. "Chi vuol possedere la propria vita la perderà: chi perde la sua vita la ritroverà": l'acqua chiara che scorre senza sosta mi riporta subito alla memoria l'eco di parole lontane, la rivelazione del senso profondo della vita, il significato dello stare insieme in cammino sulle stesse strade.
Questo "monumento alla vita", curato e arricchito anche con una simpatica architettura e una specie di, bassorilievo, è però molto più indicativo e importante dell'altro - pur molto più in vista e "glorioso" - perché nella fontana è nascosto un segreto molto più prezioso dell'acqua che da essa ognuno può liberamente attingere con abbondanza.
"La Chiesa è come la fontana del villaggio": un'espressione di papa Giovanni, che esprime con grande semplicità e profondità evangelica il senso della vita della comunità cristiana nel dipanarsi della storia degli uomini. La Chiesa dell'alta finanza vaticana, delle grandi adunate nelle piazze, della raffinata diplomazia e dei concordati, degli intrallazzi politici e dei compromessi col potere non ha niente da spartire con l'umile e chiara "fontana del villaggio" che di essa invece è precisa indicazione ed immagine. La Chiesa di Gesù Cristo altro non è chiamata ad essere se non questa realtà povera, semplice, chiara come acqua di sorgente, che non ha bisogno di difese o di protezioni, ma che si abbandona con coraggio alle incessanti richieste della vita. E che annuncia la Parola di Dio senza camuffarla sotto mille ornamenti dotti e raffinati che finiscono col farle perdere il sapore e il significato.
I due monumenti del paese - la fontana sempre aperta e il soldato di bronzo - raccolgono come in un riassunto simbolico una lotta secolare: l'illusione, da una parte, di poter mettere d'accordo l'amore con l'odio, la vita con la morte, la pace con la guerra, il mitra con l'aratro; la speranza, dall'altra, che sia possibile vivere insieme la vita come una realtà di fraterna condivisione, di offerta gli uni agli altri, di apertura e di accoglienza senza limitazioni, "di lance distrutte per farne delle falci, di spade trasformate in aratri".
Il soldato di bronzo della piazza mi ricorda il fiume di sangue che accompagna il destino umano e insieme l'incapacità cristiana di rompere i lacci e gli inganni del potere.
La fontana, quasi nascosta lungo la stradina che porta alla chiesa parrocchiale, mi ridà ogni volta il coraggio della fede e la speranza che la limpidezza e il profumo dell'acqua viva di sorgente riesca a lavare tutte le pagine della storia macchiate di sangue.


don Beppe


in Lotta come Amore: LcA giugno 1983, Giugno 1983

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