La pietra dello scandalo

Questa è una lettera aperta che ho inviato al vescovo di Ragusa che ha benedetto la "prima pietra" della costruenda chiesa all'interno della base missilistica di Comiso. Con questa lettera intendo associarmi in modo concreto a tutti coloro che hanno preso una chiara posizione di dissenso di fronte a questo fatto; in modo particolare mi unisco alla valutazione espressa in merito da "una settantina di parroci e membri di vari ordini ecclesiastici della diocesi di Noto".

Carissimo vescovo di Ragusa,
la notizia della benedizione della prima pietra della chiesa che sorgerà nella base missilistica di Comiso è stata per me (come per molti altri credenti) motivo di tristezza. Il fatto è carico di gravi responsabilità ed è realmente un "avallo religioso" su cui si debbono esprimere serie riserve come giustamente fanno notare i sacerdoti e religiosi siciliani che hanno preso posizione in merito. Mentre da una parte (gli interventi del papa in primo luogo) la Chiesa parla di pace, di necessità di disarmo, di impegno degli scienziati in opere di vita e non di morte, di lode ed incoraggiamento per quei giovani cristiani che obiettano al servizio militare. un uomo della stessa Chiesa celebra con disinvoltura il rito sacro della consacrazione della prima pietra per una chiesa all'interno di un campo di morte. Perché la base missilistica che sta sorgendo a Comiso altro non può essere che un campo maledetto fondato sulla logica della distruzione e della morte, Com'è possibile allora che lei, uomo di Dio, successore del ministero di amore e di pace degli apostoli, testimone del regno di fraternità e di perdono di Gesù Cristo, abbia potuto compiere un simile gesto senza il minimo dubbio e la minima perplessità?
Mi piacerebbe sapere - e sarebbe suo preciso dovere di pastore spiegarmelo - quali sono le motivazioni evangeliche, teologiche, pastorali che lo hanno convinto a fare questo atto che per me è carico di enormi contraddizioni. Perché quella pietra da lei così tranquillamente benedetta è e rimarrà sempre una pietra di scandalo, un'offesa alla fede e alla preghiera, un insulto (da lei certamente non considerato tale) al mistero di amore, di pace, di amicizia, di comunione fra gli uomini - perfino fra i "nemici" - che ogni chiesa deve significare e per il quale è direttamente ed esclusivamente ordinata. Come si può accettare in questi nostri tempi - dopo tutta l'esperienza storica sovraccarica di distruzioni terribili a causa delle armi - che venga edificata la "casa di Dio" in un pezzo di terra diventato un luogo di deposito delle armi più micidiali che gli uomini abbiano finora inventato?
Quel campo militare è veramente il campo di Caino dove tutto viene sapientemente e accuratamente preparato per organizzare l'assassinio di Abele, cresciuto a misura di centinaia di migliaia di creature umane.
Certo lei mi dirà che il mio "scandalo" è eccessivo e esagerato; che è frutto di un modo esasperato di vedere le cose; che benedire le pietre di una chiesa non è reato e che comunque non vuol dire automaticamente benedire i missili a testata nucleare che saranno installati nello stesso perimetro del campo... Sono tutte considerazioni vecchie e ammuffite che non hanno il potere di mettermi l'animo in pace; sono giustificazioni che mi fanno venire in mente certi pensieri di Gesù (che anche per lei dovrebbe essere l'unico Maestro) riguardo al "lievito andato a male", al "sale che ha perso tutto il suo sapore", alla ''lampada messa sotto il tavolo" e che quindi non fa più luce per quelli che sono in casa.
Non era meglio, per lei e per tutti, "dare a Cesare quello che è di Cesare" e cioè lasciare quegli ordigni maledetti, che il potere politico e militare ci ha così generosamente confezionato e imposto, alla loro maledizione?
E non mescolare ancora una volta l'amore di Dio, la croce di Gesù Cristo, il suo messaggio di fraternità e il mistero della sua risurrezione, con la moneta sporca che non servirà ad altro che a fare della terra un campo di sangue.
Unito a lei nella fede nel Signore Gesù - principe della pace - ma in totale disaccordo con il suo operato, la saluto.


Giuseppe Socci, prete operaio
Lungo Canale Est, 37 - Viareggio (Lu)




in Lotta come Amore: LcA gennaio 1984, Gennaio 1984

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