Basilica dell'Ara Coeli nella notte 21-22 ott.1983

Le Beatitudini e la Pace
Queste parole risuonano al nostro cuore come poesia stupenda e fanno palpitare lo spirito come per un sogno meraviglioso. E in una notte come questa, raccolti nella trepidazione della preghiera a implorare che sia conclusa una notte di storia, rabbuiata dalle ombre del terrore, che pare che impediscano, rendano impossibile, lo splendore dell'aurora di un giorno nuovo, di un 'epoca nuova di storia, in una notte come questa nella quale uomini e donne, uniti nella Fede e nella speranza, sono segno e realtà di questa nuova storia, la parole adorabili del discorso della montagna, non sono poesia, non sono armonia dolce a incantare e commuovere anime e cuori. Sono ancora e dopo millenni, l'infinita provocazione dell'Amore di Dio.
Le ascoltiamo come quando il nulla, la non esistenza, ascoltò le prime parole che risuonarono per la creazione dell'universo: sia fatta la luce, la terra, gli alberi, gli animali, l'uomo e la donna ...
E il vuoto del nulla, ascoltò e palpitò l'esistenza dell'universo.
Perché le parole delle beatitudini sono la nuova creazione.
All'inizio vide che tutto era buono, molto buono. Ma l'Amore è incontentabile e cerca sempre, non é possibile diversamente, di essere sempre più Amore.
Allora nella pienezza dei tempi, quando si compie il tempo dell'Amore, Dio è venuto a farsi creatura. Perché fra creatore e creazione fosse identità, perché cioè tutto fosse e sia unicamente Amore.
Le beatitudini sono il Cantico dei cantici che canta la gioia di Dio perché si é compiuto l'Amore. Perché tutta la grazia, la gloria, la felicità, la pienezza dell'Amore è quando l'Amore è cambiamento, è novità, è nuova creazione.
Chi conosce l'amore dell'uomo e della donna, l'amore di un grillo che chiama fra l'erba sotto la luna, della terra e del sole all'alba di ogni mattino... sa molto bene e intuisce nello stupore della contemplazione, quanto l'infinito Amore di Dio aneli e voglia incessantemente, la novità, la nuova creazione, perché avvenga e sia il compimento dell'Amore. Il compimento dell'Amore del Cuore di Dio. Il compimento dell'Amore dell'Essere di Dio.
Le beatitudini sono la rivelazione di questa continuità, di questa fedeltà, dell'Amore di Dio in ricerca incessante di dichiararsi, di offrirsi.
Perché "beatitudine" è l'accoglienza dell'Amore. È offrire il seno del proprio niente perché la potenza dello Spirito vi incarni il proprio sogno, vi susciti la nuova carne, la nuova esistenza, cioè la compiutezza dell'incontro, l'unicamente Amore.
"Ecco la serva del Signore, sia fatto di me secondo la tua Parola". E l'Amore si è fatto carne, creazione, storia. Perché il suo nome é Gesù e cioè ogni cristiano, ogni credente, ogni essere umano, ogni, creatura, da un filo d'erba alle stelle del cielo.
Ma come al primo giorno, al principio dei tempi, così anche nel giorno sulla montagna delle beatitudini. E così è ogni giorno della storia.
Perché si compia il sogno dell'Amore, è condizione essenziale il vuoto, il niente...
E qui nella Parola delle Beatitudini il vuoto, il niente è chiamato con parole sconcertanti eppure adorabili se chiamano e ottengono l'Amore di Dio. Povertà. Tristezza. Debolezza. Ansia e desiderio ardente. Fiducia nell'attesa. Pietà e patire insieme, uniti. Ingenuità trasparente. Dono inesauribile di pace. Persecuzione. Fedeltà...
Ma forse questo vuoto, questo niente per la nuova creazione non è svuotato, reso vuoto assoluto, niente totale, come esige l'Amore per creare la nuova umanità.
La storia umana pur tanto orrenda e spaventosa non ha svuotato il cuore dell'uomo delle consistenze dello sperare e confidare nell'uomo per realizzare la sua verità.
Anche la Chiesa, la comunità dei credenti, non é un vuoto, un niente, perché la purificazione e la liberazione non è ancora iniziata dal Tempio: i cambiatori di valuta e i mercanti di colombe vi hanno subito ristabilito dimora e non sembrano disposti a che nella tenda del convegno vi siano unicamente le tavole di pietra, il bastone di Mosè in un vaso colmato di manna: il cammino della Chiesa non è esodo lungo il deserto, ma possesso, proprietà di terra e cioè di potere, di autorità, di valenze terrene...
L'Amore di Dio è però insistente, pressante, urgente. La sua fedeltà non si stanca e tanto meno si arrende anche di fronte a ciò che può sembrare impossibilità.
E impossibilità di Amore ha tutta l'apparenza e non solo apparenza ma sembra concretezza storica, di essere questo nostro tempo che ha radunato tutto l'orrore della violenza di ogni tempo, in ordigni e sono nelle mani di uomini capaci di annientare l'umanità intera e di distruggere ogni possibilità di vita.
Noi siamo qui stasera a sperare e a credere che la violenza degli uomini non impedirà che l'Amore di Dio non sia più Amore, che la potenza di uomini non possa che Dio non sia più Dio. Questa è la nostra Fede e è la Verità, che Dio è Dio e il suo Amore è Amore anche e sempre più in ogni giorno di questi nostri terribili giorni.
È vero, non sappiamo (ma è forse perché i nostri occhi sono miopi e il nostro cuore è oppresso dalla paura) come l'Amore possa essere sempre più Amore, nella disumanità dilagante che sembra tutto affogare nella perdizione di ogni valore e perfino della sopravvivenza, ma noi affermiamo e è grido della creazione che geme e si angoscia nelle doglie del parto, che il cammino della storia è verso la nuova creazione, i cieli nuovi e la terra nuova. Come è possibile questa Fede?
Forse è dall'assurdità della Speranza, dal vuoto, dal niente che è la disperazione, che può e deve nascere la Speranza. Come dalla tristezza la beatitudine. Forse è dalla condizione, ormai fino alle misure estreme, del non-Amore, è dal vuoto della povertà assoluta che è l'incubo della morte universale, che può illuminarsi la beatitudine della consolazione. È dal vuoto, dall'annullamento totale provocato dalla persecuzione fino alle misure dell'annientamento, che si affaccerà all'orizzonte la beatitudine del Regno di Dio.
Perché realtà e misure estreme di orrore impongono realtà e misure estreme di Amore.
La storia ha maturato la pienezza dei tempi - come al tempo della venuta del Figlio di Dio - pienezza dei tempi in cui è la scelta fra la totalità dell'Amore o il ritorno alla totalità del niente.
I cinquantamila missili a testata nucleare sono realtà di annientamento, possono anche significare l'estrema spinta all'Amore.
Se così non è o non riusciamo con le nostre lotte, con tutta la nostra Fede e il nostro Amore a che così sia, vuol dire che non siamo entrati ancora nella logica delle Beatitudini e cioè del Mistero di Amore di Dio e della sua creazione. Nella realtà storica della venuta di Gesù Cristo, nella realtà della sua parola, del legno della sua crocifissione, nella pietra ribaltata della sua risurrezione. E non viviamo la storia insieme allo Spirito Santo, condividendo il suo progetto e i suoi sogni di Regno di Dio nel mondo degli uomini.
La nostra lotta non è provocata dalla paura, anche se la condivisione del destino umano intendiamo viverlo coscientemente e responsabilmente.
Non intendiamo, nemmeno simbolicamente, rifugiarci nell'Arca mentre tutto affoga il diluvio. Né fuggire da Sodoma e Gomorra se cadrà fuoco e zolfo dal cielo.
Eppure la nostra lotta non è per l'incombenza del terrore, dell'annientamento. Respingiamo sdegnosamente questa violenza del potere di dominare il mondo con la paura e il terrore.
La nostra lotta è Amore, ostinata fedeltà all'Amore. È vivere, più che sia possibile in sintonia con l'Amore di Dio, il perfezionarsi della creazione in Gesù Cristo, nella potenza dello Spirito, anche in questi nostri giorni, nonostante il loro sorgere e tramontare come se fossero gli ultimi giorni.
È in questa Fedeltà all'Amore di Dio che si compie la fedeltà all'Amore dei nostri fratelli e sorelle. Avvertiamo e raccogliamo questa sacralità di mediazione sacerdotale, sempre, ma particolarmente in questa veglia di Fede e di Amore.
Mediazione fra cielo e terra, Dio e l'umanità, Gesù Cristo e la storia, Spirito Santo e Regno di Dio nel mondo... perché dal vuoto, dalla nullità, dal potere di annientamento di cui le armi nucleari sono segno e realtà, sopravvenga e inondi il cuore di ogni essere umano e di tutta l'umanità, la Beatitudine che Gesù proclamò con la dolcezza e la forza della Parola di Dio, seduto sulla montagna e lo ascoltava il piccolo gruppo dei discepoli.
Ecco stanotte, su questa montagna dell'Ara Coeli, un piccolo gruppo ancora una volta, ascolta quelle parole e si abbandona alla Fede e alla gioia delle Beatitudini.
Non siamo saliti quassù spinti dalla paura perché sentiamo che è l'ora della notte della violenza. Nemmeno per pregare per la salvezza anche perché non sappiamo ormai cosa sia la salvezza. Siamo qui per chiedere perdono a Dio e agli uomini come credenti e come Chiesa, di non aver creduto e vissuto, il progetto, il sogno di Dio che è l'Amore.
Siamo qui a riconoscere e ad accettare la nostra povertà e nullità perché sia in noi, e attraverso noi, nel mondo, il Regno di Dio, il suo Amore, la sua pace.
E siamo qui perché se il compiersi dell'Amore di Dio nella storia degli uomini, chiede la crocifissione: "eccoci, o Signore, sia fatta, o Padre, la tua volontà, non la nostra". Perché sappiamo e crediamo che la tua volontà è Amore.
Domani scendiamo sulla strada, nelle piazze, a perderci nella folla segno di tutta l'umanità.
La preghiera di stanotte ci ricolmi di quella Beatitudine che sicuramente trabocca dal Cuore di Dio e che nient'altro vuole che il mondo sia incendiato e arda, del fuoco del suo Amore a dilatare fino agli ultimi confini della terra, la sua Pace.


don Sirio


in Lotta come Amore: LcA gennaio 1984, Gennaio 1984

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