Il Comandamento della pace

"Amerai il Signore Dio tuo e la pace come te stesso".
L'ha scritto un bambino su un foglio di una raccolta di disegni realizzata in una scuola, questo nuovo comandamento.
Chiaramente appartiene a questo nostro tempo e sempre più al tempo futuro, l'identità del prossimo con la pace.
Perché pace è tutt'uno con l'esistenza e con la qualità della vita del prossimo e l'Amore al prossimo prima di tutto è nel "non uccidere". Poi tutto quello che appartiene al vivere e alla dignità umana del vivere. Nel nostro tempo tutto l'economico, il politico, il militare e pare ancora il religioso, è posto nell'uccidere. Sembra che ogni rapporto umano sia impostato sulla morte "del prossimo". Anche la pace, dicono, affonda le sue speranze nella deterrenza e cioé nella sempre maggiore, orrenda capacità di morte.
Il prossimo e cioè l'individuo, il popolo, i popoli, l'umanità, non esistono più per se stessi, per il valore che sono, contano ormai e sono apprezzati e soltanto con il criterio della distruzione, dell'annientamento. L'umanità non esiste dal momento che da un istante all'altro e con, estrema facilità, può non esistere più. E ci accorgiamo bene quanto questa realtà inquini, sciaguratamente, la cultura, la moralità, la convivenza umana del nostro tempo.
L'Amore alla pace, amare la pace, può ancora convincere se riusciamo a scoprire, purificare, amare i valori essenziali, quelli che stanno avanti, prima delle distorsioni, delle aberrazioni, degli intorbidamenti operati dalla storia, dalla cultura, dalle religioni, dalla civiltà...
La pace è uno di questi valori. È tutt'uno con l'umano come il sangue che circola nelle vene (non per nulla la guerra è spargimento di sangue).
La pace vuol dire vivere. La guerra (ogni scontro, conflittualità) vuol dire uccidere. Il comandamento è chiarissimo: ama la pace perché la pace è te stesso. Cioè la vita, la dignità umana, l'uguaglianza, la libertà... Tutto quello che è uomo e donna.
Amare la pace dello stesso Amore del comandamento che chiede Amore a Dio.
Amore a Dio e alla pace. Uguale Amore. Cioè Amore totale, perfetto, assoluto. Al di là di ogni considerazione, ragionamento, razionalità, legge, illazioni, distinzioni, complicazioni di moralismo casistico, di opportunismo ideologico, culturale, economico e anche pastorale...
Amore chiaro, immediato, a cuore aperto, semplice, totale, assoluto... perché così non può che essere l'Amore a Dio. Ugualmente così dev'essere l'Amore alla pace.
Perché Dio è pace. E pace è Dio.
"Come puoi dire di amare Dio che non vedi se non ami la pace che è te stesso e la gente con la quale vivi?" Forse è venuto il tempo in cui la pace deve essere oggetto di adorazione. Esattamente come Dio. Perché di Dio la pace è rivelazione, manifestazione, presenza.
È inconcepibile una coscienza di Dio, una conoscenza del Mistero del suo Essere, una esperienza di Fede, un'intuizione Mistica dell'Unità e Trinità di Dio e quindi una profonda adorazione contemplativa della sua ineffabile identità, se non nella quiete interiore, nella preziosità più dilatata, nella visione più trasparente e cioè nella pace.
Nella pace dono di Dio, grazia illuminante dello Spirito, serenità perfetta di anima e carne e sangue, nella propria interiorità intorno a se e nel rapporto di comunione con ogni essere umano e l'universo intero. Perché la pace è santità cioè quando tutto è accolto con Amore, tutto è vissuto in chiarissima convergenza a Dio, perché tutto sia Dio.
Perché Dio è l'unico, la totalità, l'Assoluto.
È via mistica estremamente facile la visione, la sensazione di Dio, del suo Essere infinito, camminando sulla via della pace, lasciandosi cioè a poco a poco abbandonare alla spaziosità in continua dilatazione per la sparizione degli ostacoli, delle difficoltà, di ogni e qualsiasi cosa o problema che chiuda, che ripieghi su se stesso, che blocchi. Oltrepassare ogni limite, al di là di ogni orizzonte, avanti sempre nella spaziosità, oltre le nubi, l'azzurro, le stelle... Il cuore umano di queste misteriose, stupende nostalgie e lo Spirito è inesauribile dono d'infinito...
Ad una sola condizione: la pace. Questa libertà, questo respiro interiore, questo richiamo dell'assoluto, questo sogno adorabile.
Si capisce allora come nel Cristianesimo di Gesù Cristo la pace sia semplice, chiarissima essenzialità. Perché tutto il messaggio cristiano è fondato, raccolto, unificato nella pace.
Tutto in Gesù è pace perché il Figlio di Dio non può che essere pace.
Pace perfetta, assoluta, totale e cioè la Pace che è Dio e che si è fatta Uomo. Pace che è Dio, in Gesù, Pace che è Uomo.
"Dio si è fatto pace, carne, storia perché la pace abiti fra gli uomini".
Sorprende e sconcerta costatare che la pace non abbia ottenuto e ancora non ottenga la centralità della Fede per la conoscenza di Dio e l'Amore verso di lui. E quindi non abbia guidato e ancora non guidi il concretizzarsi storico, il comportamento morale, giuridico, individuale, collettivo, di popoli.
Non è, nemmeno adesso in cui la pace è decisiva per la sopravvivenza fisica, sociale, morale dell'umanità, non è la pace argomento di ricerca teologica, religiosa, mistica, contemplativa, pastorale.
La pace è oggetto di preghiera liturgica, sembra, più per convenienza che per convinzione. Non è tema di ricerca teologica, ricerca di chiarimento esegetico, biblico, provocazione di Fede nell'assunzione del messaggio di Cristo raccolto fedelmente dal suo Mistero, progetto di pastorale per la costruzione di coscienze, purificate da tremendi inquinamenti, in comunità ecclesiali fondate e viventi dei valori della Fede-Pace.
La pace come spiritualità, via mistica, visione contemplativa per la comunità religiose, monastiche. Per la Chiesa, continuità storica di Cristo risorto. Perché la pace, prima che per ogni altro uomo e donna, è respiro vitale di chi ha scelto Dio come ragion d'essere della propria vita e della propria storia.



in Lotta come Amore: LcA giugno 1984, Giugno 1984

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