La lettura del documento della S. Congregazione per la Dottrina della Fede sulla Teologia della Liberazione mi ha dilagato nell'anima l'angoscia, lo sgomento, lo smarrimento di cui mi affogò la lettura di un altro documento, quella volta del Card. Pizzardo, (esattamente 30 anni fa), nel quale la Chiesa ufficialmente interveniva e d'autorità concludeva, l'esperienza dei preti-operai francesi e anche la mia di povero e solingo preteoperaio seppellito in un cantiere navale della mia città.
Uno dei momenti più angosciosi della mia storia di prete. Avevo giocato tutto per Amore e la voglia di un nuovo rapporto, finalmente quello vero perché fatto di carne e sangue, fra la Chiesa e la classe operaia e la Chiesa respingeva quell'Amore e spengeva quella Speranza.
Il motivo di quella repressione? il solito, sempre quello come se altri problemi tremendi, in cui si sta giocando nel nostro tempo la sopravvivenza della Fede e del Vangelo, non ne esistessero: il pericolo dello scivolamento (quel documento diceva dell'inevitabilità) nella perdizione del marxismo.
Domandavo una volta ad un carissimo Vescovo, ma il discorso era tutt' altro che umoristico, se nel ministero dei Vescovi vi era anche il carisma dello spegnimoccolo, la missione di spengere quello che lo Spirito Santo e spesso tanto faticosamente, riusciva ad accendere.
Non è possibile non sgomentarci davanti al puntuale corso e ricorso della teologia della repressione nella affermazione e nella difesa dell' ortodossia della Fede da parte del Magistero della Chiesa.
E non può non venire il sospetto della strumentalizzazione dell'ortodossia e cioè il mantenimento intatto del deposito della Fede, per interventi intenzionalizzati alla conservazione dell'esclusività dell'evangelizzazione nelle mani della Gerarchia e quindi alla esclusione assoluta della evangelizzazione del tempo storico da parte della base popolare cristiana.
Evidentemente la Gerarchia non accetta che lo Spirito sia come il vento che soffia dove vuole e non si può nemmeno sapere di dove viene e dove va. Allora scatta ad altissimi livelli e a quelli periferici la teologia della repressione. Perché della repressione ha tutti i connotati anche se raddolciti e vellutati dal progredire, per grazia di Dio, della liberazione che il vento, di cui sopra, ha ottenuto nel cammino del tempo e della storia. Non sono mai riuscito ad accettare che la verità di Dio e cioè la Rivelazione, abbia bisogno della repressione per il suo mantenimento vivente nella storia. La forza della parola è Parola. E la sua diffusione è la predicazione. E può andar bene il pulpito e anche l'infallibilità dell'"ex catedra". Ma assolutamente non il tribunale. Perché semmai è nel tribunale (di qualsiasi tipo allora esistente) che la Parola fatta Carne è stata giudicata e condannata.
Mi rendo conto che queste sono le solite divagazioni "evangeliche", la realtà storica è un altro paio di maniche e tanto più la difesa dell'autorità e del potere.
Ci sarebbero molte cose sulle quali riflettere e molto dolorosamente, alla lettura del documento del Card Ratzinger e del suo segretario Mons. Bovone. Ma io non sono un teologo (occorre essere teologi per capire dove sta e cos'è la Verità, quella che "ci fa liberi" secondo la promessa di Gesù?) Sono un povero cristiano e prete logorato ormai dal sogno, implacabile come un'arsione cocente, che Gesù Cristo sia progetto e realtà di umanità nuova e dalla fiducia e dalla speranza che la Chiesa, di questa novità, ne sia annuncio e vivente testimonianza
Non sono un teologo come innumerevoli cristiani sparsi per il mondo, famiglie, comunità, popoli... Siamo non teologi ma credenti, animati dalla Speranza, legati dall'identica Fede, uniti dallo stesso Amore del prossimo... Siamo dei poveri in balia della ragione economica che impera spietata nel mondo. Oppressi dalla strapotenza dei blocchi che si spartiscono il dominio della terra e schiacciano l'umanità coprendo la schiavizzazione con le falsità ideologiche di democrazia, di libertà, di dignità umana... Siamo povera umanità costretta a vivere sotto l'incubo spaventoso di 50.000 testate nucleari capaci di mantenere implacabilmente l'umanità con il piede nella tomba della distruzione universale... Siamo gente disperata dal dilagare irrefrenabile della cultura della morte, dall'affermarsi, sempre più spietata, dell'assolutizzazione del dio denaro, dalla trasformazione del benessere in una divinità disumana per amore della quale la fame che annienta, la scienza che è distruzione, la politica che è oppressione e sfruttamento, la cultura che è ormai passività e allineamento ecc ecc. (e chi può raccontare della disumanità di questa nostra civiltà?).
E la Chiesa si allinea e completa la realtà della repressione che intende soffocare nel mondo il bisogno vitale di un respiro profondo, ossigenato di libertà, di vera autentica dignità umana per ogni uomo e donna Siamo e lo siamo sempre più il povero popolo e cioè il popolo dei poveri, "il gregge senza pastore" e quindi senza Amore né pietà, anche se l'aereo continua i suoi viaggi ad incontrare la speranza della povera gente, ma poi l'aereo riparte e ritorna a Roma dove c'è "il palazzo dalla cui finestra la Chiesa guarda il terzo mondo".
È molto triste che alzare gli occhi e guardare in profondità il mistero del cielo e della terra a incontrare la dolcezza dello sguardo del Padre di tutti gli uomini per scoprire la certezza della fraternità umana, dell'uguaglianza di tutti, della speranza della giustizia e della libertà nella dignità di Figli di Dio, sia giudicato lotta di classe, inquinamento marxista, pericolo per l'ortodossia della Fede...
E sconcerta e sgomenta che la voglia e è forse soltanto un sogno, di liberarsi dall'oppressione del potere economico, politico e militare sia condannata come lotta di classe (tutto il documento è una dissertazione assurda sulla lotta di classe) e che il diritto a non essere assassinati, torturati, ridotti alla fame e alla disperazione ecc. sia stimmatizzato come "peccato".
Ma non è detto cosa sia la strapotenza del capitalismo, l'assolutizzazione dell'interesse economico, politico degli Stati Uniti, la disumanità dei regimi militari, l' irrisione delle parvenze di democrazia, la strage di popolazioni, d'innumerevoli preti, di un vescovo: un sistema di dominio, dispotico e spietato, intollerante perfino della speranza. Questa non è lotta di classe e nemmeno, sembra, peccato.
A meno che non sia in preparazione un altro documento della Congregazione della Dottrina della Fede che sistemi una buona volta e, sarebbe l'ora a dir la verità, i teologi della teologia della repressione.
don Sirio Politi
in Lotta come Amore: LcA ottobre 1984, Ottobre 1984
Luigi Sonnenfeld
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