Pace, Amore e l'Assoluto

(continuazione)

Ma insieme, nel frattempo dell' incessante straripare della strapotenza, dell' assolutizzazione e cioè della stupidità, dell'assurda, pazzesca fatica dell'autoesaltazione e quindi dell'inganno, della menzogna, della falsificazione attraverso la violenza e tutto ciò che alla violenza si assomiglia, è anche e meravigliosamente, la sorgente chiara e limpida dalla fenditura della roccia e il ruscello fra i sassi e il muschio, a scivolare lungo l'impervio, lo scoscendimento per la sete delle lepri e dei caprioli. Le oasi improvvise e miracolose fra i deserti per palmeti a ondeggiare verde e vita nelle vastità riarse, bruciate della storia. L'opposto dell'assoluto è la santità e i santi sono la disponibilità al dono e all'accoglienza, addendi misteriosi per l'autenticità della somma umana, possibilità inesauribile all'Amore. Emergono su, improvvisamente, non si sa bene di dove e perché. Sconosciuti e pur vivi e vitalizzanti pur senza che loro stessi lo sappiano, a ottenere - e chi può conoscerne la misura - che la libertà continui a liberare, la verità a rendere veri, l'Amore a unificare l'umanità. Non è il loro miracolo forza di eccezionali virtù, di carismi particolari, è unicamente Mistero di semplificazione nella complicazione, intuizione interiore e traduzione fedele di distruzione dell'assoluto, di demolizione della statua e del piedistallo, è camminare a piedi nudi e bere acqua alle sorgenti e mangiare pane raccolto dalla mano di tutti. Perché santità è povertà, è semplicità, libertà, disponibilità, alterità: è avere bisogno. E l'Amore più vero è avere necessità e spesso struggente necessità, della dolcezza di uno sguardo, della cordialità di una stretta di mano e cioè della ragion d'essere della vita, della spiegazione del Mistero. Tutto il resto è artificiosità, rannodamento sempre più stretto fino alla soffocazione e quindi impazzimento per i tentativi di trovare aria da respirare.
Certamente insieme ai santi, i poeti, gli artisti, i cantastorie, gli innamorati, i sognatori, gli utopisti, i pacificatori, gli oppressi, quelli che piangono, che vivono di speranza, i non arresi, i perseguitati, tutti coloro che non si allineano, che non si vendono e è impossibile comprarli, ricondurli nella norma, gli anarchici, i ribelli, gli eretici, chiunque è libero e liberante... Insomma (perché l'elencazione fortunatamente è impossibile) insomma tutta "l'alterità" che ha il grande merito - è chiaro, tutt'altro che riconosciuto - di non permettere che scompaia l'umanità dalla faccia della terra e dal cuore dell'universo.
Non per nulla (il Mistero dell'Amore di Dio conosce perfettamente questo suo "partner" nel disegno di superamento dell'assoluto e per l'ottenimento della compiutezza dell'Amore) non per nulla subito dopo - esattamente cinquanta giorni - la Resurrezione e quindi il compimento nell'Essere di Dio dell'unità Dio-Uomo, è stata inviata nella storia dell'umanità la potenza dello Spirito di Dio. "La novità ottenuta nell'Essere di Dio - totalità dell'Amore per il superamento dell'assolutezza e quindi della separazione, della lontananza - è scesa immediatamente a cercare l'ottenimento e quindi il compimento dell'unità-Amore, laddove il cammino è tutto da percorrere e la fatica è oltre le forze dell'umano. La Pentecoste non è per fondare la Chiesa e non ne è l'inizio. E per il semplice motivo che la Chiesa è fin dall'inizio dell'esistenza dell'uomo e forse dell'universo. Perché Chiesa è ricerca della fatica di Dio a coinvolgere nel suo Mistero Amore e quindi di accoglienza, di partecipazione e, ancora più chiaramente, di comunione, dell'umanità e della sua storia. Perché o Chiesa s'intende umanità, dal primo uomo all'ultimo uomo che vivrà sulla terra, oppure Chiesa è una setta, un ghetto, anche e nonostante che possa essere significativa di una potenza, dati gli ottocentomilioni di cattolici.
La Pentecoste è l'animazione diretta, personale, incessante, della potenza dello Spirito di Dio, all'interno della disgregazione, della frantumazione e quindi della separazione e quindi della conflittualità e della violenza determinata nella realtà di ogni individuo e della storia dell'umanità, dell' affermarsi dell' assolutizzazione individuale e collettiva dal suo dominio incontrastato e docilmente accettato e obbedito.
L'animazione dello Spirito significa fermentazione, ribollimento, movimento incessante, certamente è lotta, scontro di valori, contrasto di progettazione, finalizzazioni all'opposto, antecedenze di emarginazione, lasciar cadere nell'inutile, nella menzogna precedenze... L'animazione dello Spirito è la fatica (è parola che significa Amore) di rendere il racconto del Vangelo, i fatti e le parole di Gesù, Dio Uomo, storia di tutti i giorni per ogni uomo, storia dell'umanità.
Perché ciò che Dio ha compiuto personalmente nel suo Essere Dio e conosciamo, adoriamo, glorifichiamo questa compiutezza di Dio Amore, è da compiere nel tempo, nella storia dell'umanità e in ogni singolo essere umano e ciò che più sorprende, sgomenta ed esalta è che questa compiutezza l'Amore di Dio - non per nulla è Amore - deve essere compiuta "insieme": Dio e uomo, Dio e umanità, uomo e uomo, popolo e popolo, tempo e tempo...
Insieme con me, tra noi, con tutti... Allora è la gloria e cioè non più l'assoluto ma l'Amore.
Non può non risultare evidente nel progetto della gloria di Dio e cioè del suo essere unicamente, esclusivamente Amore fino all'identità perfetta e ottenuta di Divinità Umanità = Amore, il ruolo della Chiesa del "dopo", cioè della continuità del Cristo storico, nell'incessante e progressiva storicizzazione del racconto evangelico per l'attuazione fino al compimento del tutto Amore a seguito dell'esaurirsi e vanificarsi dell'assolutizzazione, della separatezza.
È così importante anche se certamente non esclusivo e decisivo, il ruolo storico della Chiesa del "dopo", che lo Spirito di Dio, la potenza della sua gloria, cioè il traboccare dell'ottenimento del suo essere Amore, si è riversato nella Chiesa determinando il concludersi della Chiesa del "prima" e stabilendo l'inizio e la particolarità, la novità di segno, nella sua qualificazione e destinazione, della Chiesa della Pentecoste. La misura estrema dell'Amore sta tutta nel fatto che Dio ha scelto - ma non è nella logica del superamento dell'assoluto? - di affrontare e sostenere l'infinita fatica dell'animazione della storia dell'umanità per l'ottenimento del compimento Amore, "insieme" alla Chiesa, o meglio, in misura e maniera privilegiata, insieme alla Chiesa.
Quando la Chiesa viene definita "sposa" è parola stupendamente descrittiva di questo Mistero adorabile di Amore. Il "Cantico dei cantici" ne canta la dolcissima nuzialità, certamente nel sogno di Dio e nella fedeltà del suo Amore, mai delusa. Da allora è iniziato il tempo dell'attesa di Dio. Le sue scelte emergono dalla profondità infinita del suo essere Amore. E portano in sé stesse l'onnipotenza: ottengono ciò che è stato scelto di ottenere per il semplice motivo che sono unicamente, esclusivamente Amore e Amore è ottenimento.
È chiaro ormai che la via dell'ottenimento richiede all'Amore che ogni possibile possa essere possibile e quindi una disponibilità totale.
Dio ha questa disponibilità essendo Amore e accoglie tutto e qualsiasi possibile nella libertà dell'Amore. È soltanto l'assoluto che limita, condiziona, concede, proibisce. L'assoluto non accoglie, o unicamente, ciò che afferma, potenzia, assolutizza l'assoluto.
E la via dell'assolutizzazione è la violenza. L'imposizione della relativizzazione è l'estrema punta della violenza.
È in questa realtà storica di Mistero che può essere comprensibile e accettabile la storia della Chiesa. Diversamente è assurdità una visione di Fede, cioè quell'"insieme" con Dio, la comunione con lo Spirito, della Chiesa. Non possono significare la sua sacralità l'annuncio della Parola, l'amministrazione sacramentaria, l'istituzione gerarchica, la religiosità del popolo ecc. E se significazione la lettura storica può offrire, non può non porre in evidenza, e sconcerta e sgomenta, non molto più che mondanità, affidamento a risorse terrene, un consegnarsi ad efficienze umane e anche meno che umane. Potere: in cielo, in terra e sottoterra, dominio e dispotismo, autorità illimitata nel divino e nell'umano. La Chiesa è realmente il regno dell' assoluto, e l'assolutezza v'impera e domina incontrastata e incontrastabile a creare separazione, respinte, sudditanze, dipendenze, precedenze e privilegi in una frammentazione di separatezza inaccettabile. E sacrilegamente perché nel nome di Dio, nella continuità del Mistero di Cristo, attraverso l'affermazione e la difesa della Parola, della Verità, della moralità.
Può sembrare strana, incomprensibile questa ambivalenza della Chiesa: un magistero che indiscutibilmente è garanzia di Verità e nel frattempo una realtà storica che appartiene più alla menzogna che, come espressione, testimonianza della Verità professata.
È l'"insieme" che sfortunatamente spesso si risolve in dissonanze paurose, in dicotomie sconcertanti: come già raccontato nella Chiesa del "prima", così e con monotonia esasperante nella Chiesa del "dopo". Spesso le vie percorse da Dio e dalla Chiesa sono divergenti, a momenti sembrano parallele, raramente sono convergenti: è quando la via in cui è costretta a camminare la Chiesa è la via del Calvario che allora la confluenza si ottiene e l'unità si compie e è l'Amore.
È soltanto quando succede la cosiddetta persecuzione e cioè la liberazione, il decantamento, come dire la purificazione del Tempio dalla mercatura, dall'intrallazzo, di memoria evangelica.
Ogni volta, che sia pure forzatamente, è ridimensionata e necessariamente contenuta e respinta la tentazione dell'assoluto raffigurato nel potere, nel primato, nel dominio, nella necessità del successo, nell'assolutizzazione della persona, nel culto della personalità, nella statua e nel suo piedistallo... ogni volta che tutta la menzogna e cioè l'idolo è ridotto in polvere e la cenere è rimescolata nell'acqua e l'acqua è data a bere al popolo, ogni volta è il tempo che lo Spirito di Dio ritrova l'''insieme'' con la Sposa e fiorisce l'Amore. Perché semplicità, povertà, serenità creano disponibilità al dono e all'accoglienza. Allora Dio è Dio perché Amore e ugualmente l'Uomo è Uomo perché Amore.
E problema che sgomenta nel più profondo perché o la Chiesa verrà esautorata della sua missione, della sua ragion d'essere, che è l'essere "insieme" e quindi come svuotata del Mistero cioè di particolarità, di eccezionalità, di miracolo, non più luogo dello Spirito di Dio e di Speranza per l'uomo, oppure si dovranno scavare catacombe, camminamenti sotterranei, vita clandestina e il nutrimento il Pane e il Vino eucaristico e la Parola le otto beatitudini e l'unica gloria la Croce cioè "l'assoluto Amore". Allora e unicamente è la pace. Nel racconto evangelico, a volerlo leggere come storia dell'umanità, racconto per l'uomo che intende essere Uomo, l'estrema parola "tutto è compiuto" non è parola di morte, ma di pace. È dichiarazione e attestato di pace.
"Tutto è compiuto" è la parola del raggiungimento del di più è impossibile, non è dato di essere più Amore, più Dio, non è possibile offrire oltre all'"altro"; l'uomo non può essere di più Uomo. "La misura è scossa, pigiata, traboccante... "
È su questa via che è donato d'incontrare la pace, di ottenerne coscienza profonda, di sostanziarne carne, sangue, tempo, esistenza individuale e di umanità.
Lasciare scorrere nel proprio vivere, nella realtà e nel destino della vita per un'accoglienza aperta e fiduciosa, il fluire del Mistero di Dio, è essere assunti e coinvolti nel processo di ottenimento dell' Amore e quindi della Verità nei confronti di sé in rapporto all'altro uomo, chiunque sia, liberandosi da ogni menzogna, falsificazione, artificiosità e quindi da ogni assolutizzazione. Diversamente tutto si blocca, s'indurisce come pietra a costruire il simulacro, l'immagine, la maschera e cioè l'idolo... Allora la pace non può essere più perché l'assoluto vede, e unicamente e dovunque, il nemico. E per l'assoluto il nemico vuoi dire guerra.


in Lotta come Amore: LcA febbraio 1985, Febbraio 1985

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