Risurrezione di Cristo e di umanità

Anche la Pasqua e la sua celebrazione liturgica, risente dell'accentuazione di quella festosità popolare tendente (e è comprensibile in un mondo dominato, sopraffatto, schiacciato di fatti e avvenimenti di una tragicità insopportabile) a ritrovare e a vivere un'occasione di serenità, di sollievo, di consolazione e dunque di speranza.
La risurrezione è verità semplicemente confortante, esaltante. Conclude gloriosamente una storia di passione e di morte. Apre il sepolcro dove la malvagità, la crudeltà, la violenza, la prepotenza e cioè la cattiveria, la disumanità, ha sepolto e sigillato il bene, la bontà, l'amore, la pace, la proposta di novità, il progetto di altra umanità... L'orrendo mondo della violenza, della sopraffazione, del dominio della morte è finalmente sconfitto. Credeva, era sicuro di avere vinto, invece, ecco, è stato vinto.
Non è la morte a vincere, come si vorrebbe da sempre, ma è la vita. La violenza non vanifica l'Amore anche se così è sempre stato.
La vittima innocente non è annientata dal carnefice, dalla prepotenza dei prepotenti. Fra Dio e il demonio, nonostante la realtà della storia, è Dio, Dio.
Dunque la Pasqua è conclusione di una storia e inizio di altra storia. È autenticamente altra creazione come l'innesto di albero buono sul tronco dell' albero cattivo. Aurora splendida sul tenebrore orrendo di una lunghissima notte...
È giusto far festa ed esultare e colmarsi il cuore di gioia, come il rifiorire di primavera dopo il gelido inverno.
Ma questa novità non è avvenuta, il tempo nuovo non si è iniziato, la storia è sempre l'identica maledizione, racconto di violenza, di lacrime, di sangue, di sopraffazione, di sfruttamenti, di orrori di ogni genere, di guerre e corre la storia verso la guerra che può sterminare l'intera umanità...
Sì, è vero. La risurrezione non ha aperto il sepolcro della disumanità. Non ha concluso la storia della violenza, della strapotenza del male, dell'ingiustizia, dell'istinto di morte...
Eppure... (questo avverbio di diversificazione, di alternativa, di novità...). Eppure la risurrezione è realtà, è storia, è Fede, è speranza, è certezza, è desiderio, volontà, ricerca, scommessa, lotta ardente, appassionata. Come d'innamorati che non si arrendono nonostante le delusioni, come il sogno che non si rassegna alle smentite della realtà, come i fiori nascosti nelle gemme raggelati dal freddo dell' inverno aspettando il tepore della prima vera, come il bambino nell' attesa dei nove mesi per aprire gli occhi alla luce e respirare nell'universo...
Così è della Risurrezione di Cristo e della Risurrezione dell'ultimo giorno. Ma è Risurrezione ogni giorno, ad ogni battito d'occhi, ad ogni palpito di cuore.
Il tempo, i giorni, i mesi, gli anni, i secoli sono tempo di risurrezione. La vicenda della storia è sequenza monotona e soffocante di morte e di tutto l'orrore (sempre identico anche se sofisticato dalla civiltà e dal progresso) che la morte significa e che è concretamente, eppure, nello scorrere del fiume del tempo e della storia, dentro, nel suo profondo, è viva e vivente la Risurrezione.
Nel sorgere del sole e nel suo tramontare è il palpito della luce.
Nel volgere delle stagioni e nel loro rinnovarsi è il segno della vita. Nella pioggia sul campo è la fecondità. Nell'abbraccio e nell'abbandonarsi all'effusione è il miracolo dell'Amore. Nello stupore degli occhi del bambino è il richiamo dell'infinito... Così è della Risurrezione nello svolgersi della storia, nelle vicende umane che sembrano determinate e dominate da volontà di uomo.
Ugualmente così è nei fatti e nei misfatti che avvengono e imperversano, negli incontri e negli scontri, nelle speranze che appena affiorano e nelle delusioni, amarezze che puntualmente affliggono e scoraggiano... La Risurrezione è la via sulla quale la storia, comunque essa sia, cammina. È il vento che muove le onde del mare.
Le sponde che guidano l'immenso scorrere del fiume al suo oceano.
Così è del bene, della bontà, della fraternità, della libertà, dell'uguaglianza, dell'Amore, della pace... un'anima segreta, una spinta appassionata, un'ansia irresistibile, una forza instancabile... la presenza viva, vivente della Risurrezione.
Sepolcro e Risurrezione in antitesi, in contrapposizione, come uno scontro, una lotta irriducibile. Sepolcro, segno e realtà di progetto umano. La morte come orrendo e inesauribile profitto, quasi risorsa insostituibile di economia, di benessere, di crescita umana: fabbricazione e commercio di armi, necessità di mantenimento della fame e del sottosviluppo, di guerre micidiali, di dittature assurde, coltivazione e commercio della droga, inquinamento e depauperamento delle risorse naturali, dell'abitabilità dell'ambiente, dell'umanità dei rapporti economici, politici, militari, fino alla pace ormai appesa e dipendente dalla minaccia della morte universale.
Di contro al sepolcro, abisso dove imperversa la morte, è la Risurrezione. E Risurrezione non soltanto atto di Fede nel Mistero di Gesù Cristo, morto sulla croce e risorto dal sepolcro, ma come Fede nell'umanità, capace di vincere la morte, di uscire dal sepolcro e vivere finalmente la vita. Sì, certo, alla fine dei tempi ma proprio in forza di questa Fede anche oggi, qui nel tempo attuale e più ancora domani.
Perchè Risurrezione è l'uscita gloriosa dal sepolcro della disumanità, dove la violenza, la sopraffazione, la maledizione del profitto, la prepotenza del denaro e del potere, l'assurdità dell'egoismo individuale, collettivo, di popoli, di razze ecc. seppelliscono la speranza di una nuova umanità. E vi pongono a garanzia di seppellimento sicuro i sigilli della legge, della cultura, del progresso e a custodia gli eserciti armati della distruzione del mondo.
È in questo sepolcro sigillato e vorrebbero che fosse conclusivo, definitivo, che erompe ad ogni giorno che passa, la Risurrezione, questa nuova umanità di cui Gesù Cristo è segno e realtà, sogno e concretezza adorabile.
Quando la Risurrezione di Cristo sarà Risurrezione cosmica, come di lui così di ogni essere umano e dell'umanità tutta, allora apparirà quanto la passione e cioè la storia di dolore, di angoscia, di violenza, di crocifissione, di morte della storia dell'umanità, era un camminare verso la Risurrezione, come le ore della notte verso l'aurora, come il tempo del gelo invernale verso la fioritura della primavera, come il passo, passo, faticoso e doloroso, del pellegrino verso la gioia dell'incontro e dell'abbraccio. Credere nella Risurrezione di Cristo è credere in questa Risurrezione dell'umanità: è lotta per forzare il sepolcro, vivere novità di vita, creare e raccontare una storia diversa.


in Lotta come Amore: LcA aprile 1985, Aprile 1985

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