Può essere che a molti dei nostri amici siano sfuggite due o tre mezze colonne di giornale (vedi "La Repubblica" del 15 giugno) che raccontano della pubblicazione di un libro che documenta a che punto é il potenziale bellico attuale. Il suo titolo é nientemeno che "Campi di battaglia nucleare". Naturalmente é pubblicato in America ma riguarda particolarmente l'Europa e nel dettaglio strategico il Mediterraneo e quindi privilegiatamente l'Italia..
Pensiamo che possa aiutare le riflessioni sulla "pace" dati anche i tempi di deperimento collettivo di attenzione e di lotta per salvarla questa povera pace con la pace. e non con la guerra, riportare i pochi accenni di questo libro che ne dà il quotidiano. Ma bastano anche per la costatazione che l'Italia non è una terra libera e quindi di pace, ma un paese occupato militarmente fino ad essere "campo di battaglia nucleare".
WASHINGTON - Tra i paesi dell'Alleanza atlantica, l'Italia si trova al terzo posto quanto a numero di armi atomiche schierate sul proprio territorio. Si tratta di 549 testate nucleari, concentrate prevalentemente in Veneto e Friuli per fronteggiare un attacco nemico attraverso il «varco di Gorizia».
Negli ultimi tempi si è assistito però a uno spostamento del baricentro strategico della Nato dalle pianure del Nord alla zona più mediterranea dell'Italia con l'installazione dei missili da crociera a Comiso e il trasferimento a Napoli del comando supremo delle forze navali americane, che prima si trovava a Londra. Queste notizie sono contenute in «Nuclear Battlefields» (Campi di battaglia nucleari), un librodocumento di William Arkin, analista dell'Institute for Policy Studies, che è stato presentato (venerdì 14 giugno) nella capitale americana.
Il libro, che porta la firma anche di Richard Fieldhouse, mostra quanto la corsa al riarmo nucleare sia ormai generale e onni-comprensiva. La sua portata, le sue conseguenze rimangono però oscure - sostengono gli autori - anche alle nazioni che a questo formidabile riarmo più contribuiscono.
Le cinque potenze nucleari dispongono oggi di basi atomiche in 65 paesi o territori: gli Usa in 40, l'Urss in 11, l'Inghilterra in 12, la Francia in 9, mentre la Cina non dispone di installazioni all'estero. In tutto, le armi nucleari schierate nel mondo ammontano a 50.000 testate.
Otto paesi ospitano ordigni atomici americani: innanzi tutto la Germania Ovest, con 3.396 testate; poi l'Inghilterra (1.258); l'Italia (549); la Turchia (489); la Grecia (164); la Corea del Sud (151); 1'01anda (81) e il Belgio (25). Il 70 per cento delle armi nucleari tattiche, cioè destinate a uno scacchiere limitato, schierate dagli Stati Uniti si trovano fuori dall'America o a bordo di vascelli. Un terzo dell'arsenale nucleare mondiale è stanziato in Europa e la massima concentrazione, in assoluto, di testate atomiche è lungo la frontiera tra le due Germanie.
A ogni istante, per 10.100 testate vige lo stato di allerta, queste armi sono cioè pronte all'uso nel giro di pochi minuti.
Una buona metà dell'arsenale atomico delle grandi e piccole potenze sfugge a qualsiasi controllo o trattativa. Nella «terra di nessuno» si trovano la santa barbara di Francia, Inghilterra e Cina, nonché tutte le bombe nucleari di profondità, i missili terraaria, i proiettili di artiglieria, le bombe d'aereo per operazioni tattiche, i missili a medio raggio e le mine atomiche, ordigni che nella versione più semplice possono essere usati anche da un commando di due sole persone. Si ricorderà la polemica suscitata da Arkin su queste armi atomiche «da zaino», che risultano custodite anche in Italia.
A proposito del nostro paese, Arkin ci ha dichiarato in una intervista che «il numero di testate atomiche presenti in Italia si è ridotto negli ultimi tempi, soprattutto per via dell'innovazione tecnologica, che rende le nuove armi più efficaci delle vecchie».
L'Italia però conserva, anzi accresce il suo ruolo di bastione sul fianco meridionale della Nato, a fronte di una presenza sovietica nel Mediterraneo, che consiste abitualmente in circa 45 vascelli. La flotta sovietica è concentrata nella parte orientale del «Mare Nostro» e comprende da l0 a 12 unità di superficie, da 7 a 8 sottomarini d'attacco e da due sottomarini con missili da crociera.
Data la sua posizione geografica, l'Italia è una testa di ponte ideale per la lotta anti-sommergibile, che del resto è l'attività navale più rilevante nell'ambito del Mediterraneo. Aerei americani P-3CV «Orion» (con capacità nucleare) e gli italiani «Atlantique», in partenza dalle basi di Sigonella e Catania, pattugliano la zona. I centri di Sigonella, San Vito dei Normanni, Napoli e Rota (Spagna) raccolgono informazioni sul movimento delle navi dell'Unione Sovietica, che tra l'altro fa transitare il 50 per cento delle merci che importa e il 60 di quelle che esporta attraverso il Mediterraneo. Alla Maddalena fanno capo, com'è noto, i sommergibili d'attacco americani, pure destinati alla sorveglianza.
in Lotta come Amore: LcA giugno 1985, Giugno 1985
Luigi Sonnenfeld
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