Un golpe nella C.E.I.

Fotografia di posa, quasi per intero della persona. Faccia rotonda, bonaria, a mezzo sorriso. Occhiali. Abito talare episcopale impeccabile, filettatura e bottoni viola e fascia alla vita pure viola (ovviamente nella foto del quotidiano "Avvenire" il tutto è in bianco e nero). Catena intorno al collo a sorreggere la croce presumibilmente in oro, appena sotto il petto, sulla fascia viola.
Tutto normale, si direbbe per chi ha pratica di vescovi: ma in questo caso vi è un particolare, di qui e di là dell'apertura del colletto bianco, da buon militare sono in bella vista due stellette. Perché la fotografia è di mons. Gaetano Bonicelli, l'Ordinario militare di tutte le forze armate in Italia. Un vescovo con le stellette. Un generale di corpo d'armata vestito da vescovo. Questo militare-vescovo, questo vescovomilitare la C.E.I. (conferenza episcopale italiana) lo ha nominato membro della commissione per le migrazioni. Ma non è certamente per la speranza che a Mons. Bonicelli venga la voglia, insieme a tutti i suoi cappellani militari, di emigrare dal mondo dell'esercito e della guerra, a quello della gente della pace.
Ma più sorprendente e sconcertante ancora, è la nomina dello stesso generale di corpo d'armata-vescovo, a presidente del Cop., ossia del centro di orientamento pastorale.
D'ora in poi la pastorale e cioè l'annuncio del Vangelo, l'amministrazione dei Sacramenti, ogni attività parrocchiale, sarà orientata da un militare. Non è eccessivo quindi l'ipotizzare una militarizzazione della pastorale: quelle due stellette non possono che giustificare la preoccupazione.
Il convegno di Loreto di aggiornamento pastorale, promosso dal Cop nei giorni 1- 5 luglio, sarà il generale-vescovo a presiederlo.
Di fatti ha già rilasciato un'intervista sul tema del convegno "Oltre l'indifferenza: la parrocchia a vent'anni dal Concilio".
E il vescovo-generale discute della "massa amorfa degli indifferenti" che, dice lui, consolandosi, sembra, "li troviamo già nella Bibbia e nel Vangelo: ci sono sempre stati".
E racconta dell'indifferenza e dell'oltre l'indifferenza nelle parrocchie.
E che dopo vent'anni dal Concilio "il più è ancora da fare"... perché "dopo le infatuazioni del '68 e degli anni '70, ci accorgiamo che il grosso problema di oggi è dare ad ogni cristiano che vuole essere corresponsabile nella vita della Chiesa, il senso della sua partecipazione".
È insomma il problema dei laici. Dato che i preti sono pochi...
Grazie, signor generale, ma lasci in pace le parrocchie, i preti, i laici e si occupi delle sue caserme e se gli armamenti sono lucidati e pronti: lei sa bene che da un momento all'altro può esplo-dere una guerra da seppellire il mondo.
Grazie, signor vescovo, ma i laici e i preti di dopo vent'anni dal Concilio, oltre a molte altre delusioni, devono amaramente costatare che lei insieme alla croce pettorale di vescovo porta ancora le stellette di militare.
Evidentemente l'obiezione al servizio militare non ha nemmeno sfiorato la sua coscienza di Vescovo. Per migliaia e migliaia di giovani laici, sì.
Come pure per gran parte della coscienza popolare.


don Sirio Politi


in Lotta come Amore: LcA giugno 1985, Giugno 1985

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