Nella terra "tatuata" del libertador

12 ottobre 1492 Cristoforo Colombo sbarca su una isoletta delle attuali Bahamas battezzata da lui S. Salvador. Per la storia europea sarà la data della scoperta dell'America; per la popolazione india è il giorno in cui inizia l'invasione.
9 aprile 1985: sono trentacinque anni del mio sacerdozio cristiano, dono meraviglioso e gran-de responsabilità! Devo rinnovare il mio impegno con Lui e con tutta l'umanità, ho scelto un luogo preciso: la Bolivia, un mio amico carissimo, un francescano che vive a Gutierrez, nel Chaco boliviano dal 1976. In questi giorni sono, sommerso dalla stanchezza e pervaso da una continua inquietudine. È la tentazione di svicolare da un impegno, la consegna tenace affidatami dalla mia Coscienza trentacinque anni fa. Sento che la mia vita sta per essere temprata di nuovo come il vecchio ferro rovente pronto alla battitura del maglio e alle martellate sull'incudine. Di nuovo, come per la Patagonia e l'Etiopia, il viaggio che mi attende fa crescere in me una forte ribellione: la paura di incontrarmi con una storia di uomini e di donne che possono rendere ridicola la mia consegna di trentacinque anni - questa sarebbe piccola cosa - ma duemila anni di Cristianesimo.

Giovedi 11 aprile:
con due amici carissimi, Silvano e Umberto in viaggio sereno e scorrevole di avvicinamento alla capitale per l'autostrada del sole faticosamente affacciatosi su di un mattino piovigginoso. Alle 12,30 solita paura dell'aereo che sempre mi accompagna e che mai mi fa dormire durante il volo, si va verso Milano su un B710 dell'Alitalia. Brevissima sosta e alle 14 meta Caracas. Volo tranquillo, pranzo, cena, proiezione di un film carino - La Signora in Rosso - e la solita scemenza su Tarzan rifatto. Alle 18,30 venezuelane si atterra (finalmente dopo ore 9 di volo) all'areoporto internazionale "Simon Bolivar", il Libertador. In America Latina tutto, piazze, strade, monumenti, sono un inno alla libertà ed ai liberatori, intorno regna tanta schiavitù.

Venerdi 12 aprile:
una giornata a Caracas: quattro milioni di abitanti (tre milioni di poveri-poveri) apposati su innumerevoli colline, sembrano formicai a dimensione umana. Un ronzio di zanzare giganti ti accompagna tutto il giorno e ti ammonisce che su queste strade e tre autostrade sopraelevate si aggirano due milioni di automobili, ostentata ricchezza e miseria. Palazzi da sessanta piani e baracche di mattoni e lamiera (rancitos). Poi capirò che è meglio, anzi si tratta di sopravvivenza, la città della campagna: l'interno del Venezuela è attualmente invivibile. Alle 1,30 della "mañana" imbarchiamo per Manaus su un aereo delle linee boliviane proveniente da Miami: lo chiamano "Il corriere della coca". Manaus è la città del caucciù, capoluogo dell'Amazzonia: in questa regione dell'Amazzonia brasiliana in seguito ad alcune denunce nelle due ultime settimane di agosto 1984 sono stati liberati per lo meno duecento schiavi.

Sabato 13 aprile:
alle 6,20 del mattino siamo all'aereoporto "Viru viru" (pianta boliviana) di Santa Cruz de la Sierra (500.000 abitanti), capoluogo del Sudoriente della Bolivia: un areoporto molto bello e funzionale, costruito dai giapponesi poco tempo fa: dopo alcuni attimi di smarrimento lo vedo lontano, inconfondibile, una gioia immensa mi commuove; riabbraccio l'amico carissimo, sempre il solito, nelle rughe della fronte la fatica si è fatta più grande, nella stretta dell'affetto la speranza si è ancorata più a fondo nel gambo del cuore di un'umanità accolta come è ma sognata come dovrebbe essere.
Dopo una breve sosta dai padri francescani tedeschi di San Antonio 8 ore di carrettera, 200 chilometri in mezzo a boschi foltissimi, quadre di frutteti e campi di mais, torrenti da guadare, un ponte di legno della ferrovia su un fiume limaccioso e fiero dei suoi vortici: Rio Bravo. Alle 8 della tarde attracchiamo a Gutierrez, un tipico villaggio da film di Zapata: piazza, chiesa spagnolesca, suono stonato di campane, "peones", bambini, sole e miseria.
Qui nel Chaco opera il mio amico da dieci anni: la prima lotta dare all'indio la possibilità di vivere, ospedale, medicine, cura dei bambini e degli adulti; grandi nemici: il morbillo, la tubercolosi, la vinciuga (una cimice che con il suo morso danneggia irreparabilmente il cuore), i medici privati. Seconda battaglia di questo impegno silenzioso, coraggioso e tenace e limpidissimo per il rispetto di un popolo fiero e dignitoso ma tormentato nei secoli e per la crescita lenta e paziente della loro coscienza: la scuola. Riprendono vita e splendore e vigore queste comunità indie (Guarany) che vivono e operano con decisioni comunitarie prese volta per volta in assemblee totali con un Alcade (sindaco) democraticamente eletto.
In questo momento un'altra graduale conquista: l'acqua in tutta la sua parrocchia, suddivisa in varie comunità, vasta come la nostra Toscana. La Bolivia sud-orientale è una terra di contadini indios Guarany: all'inizio di questo decennio sono state rilevate le seguenti percentuali di famiglie che non possedevano terra o coltivano appezzamenti assolutamente insufficienti per garantire la sopravvivenza: la Bolivia ed il Guatemala tengono questo triste primato nell'America Latina con 1'85%; infatti tutta la terra è controllata da grandi proprietari (ganaderos) mentre solo il 2,5% dai contadini (peones).
Dalla conquista-invasione del 1492 (inizio di un massacro e di un ladrocinio altro che scoper-ta ed evangelizzazione del nuovo mondo!) sino ai nostri giorni, l'uomo latino-americano sente di essere stato derubato progressivamente ed in modi diversi da quello che era, ed è, la cosa più cara: il grano, il mais, la frutta, le miniere (L. Badilla). Nella offesa che la conquistainvasione arreca alla terra, l'uomo latinoamericano sente un'offesa a se stesso, al suo passato (Inca, Maya e Azteca), ai suoi padri, ed alle sue misteriose origini. Il riassunto di tale rivendicazione lo si trova, simbolicamente, nelle parole che un capo-indiano messicano rivolgeva ad un missionario spagnolo: "quando voi siete arrivati noi avevamo la terra e voi la Bibbia, oggi invece noi abbiamo la Bibbia e voi la terra".
Dalla Bibbia oggi il popolo latino-americano ha ripreso vigore e speranza per il suo cammino di liberazione verso la nuova Terra.
24 giugno 1985


Rolando


in Lotta come Amore: LcA giugno 1985, Giugno 1985

menù del sito


Home | Chi siamo |

ARCHIVIO

Don Sirio Politi

Don Beppe Socci

Contatto

Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455

Link consigliati | Ricerca globale |

INFO: Luigi Sonnenfeld - tel. 0584-46455 -