Il peccato dell'intenzionalismo

Sembra parola difficile, complicata come del resto tutte le parole che finiscono in "ismo". Può essere, eppure riesce a significare tutto quell'inquinamento, quella perversione di cui sta traboccando il vivere e tanto più il convivere dell'uomo attuale.
Fondamentalmente è buona cosa, come tutte le cose della vita e del mondo. Diceva S.Tommaso d'Aquino che niente viene compiuto dall'uomo senza una motivazione, senza una precisa intenzione "nemmeno l'accarezzarsi la barba".
Non è possibile che nell'uomo avvenga una scissione nel suo essere spirito e materia una separazione che possa comportare un giudizio di pura spiritualità o materialità. Tutto in noi è espressione di una realtà unitaria.
Il motivo e la finalizzazione non possono mancare mai, dunque, c'è sempre un filo, prezioso o banale che sia, a tessere la trama del tessuto del nostro vivere.
Niente è senza un'intenzione e tutto, dalla minima frammentaria, sbriciolata quotidianità, alla vastità totalizzante di un progetto capace di determinare e coinvolgere tutta una vita e chissà quanta esistenza, tutto, palesemente o nascostamente ha una spiegazione, una motivazione più o meno cosciente.
È dalla ricerca di questa spiegazione, è tentando di mettere in piena luce ciò che è segreto, tenuto gelosamente nascosto, spesso perfino a se stesso, che, per intuizione o per l'imporsi inequivocabile della realtà dei fatti, può essere conosciuta l'intenzione. E quando il fine, la mèta, il traguardo si assolutizza, diventa cioè la ragion d'essere del se stessi e di ogni cosa, cielo e terra, allora l'intenzionalismo prende il sopravvento e guida, determina, costruisce, demolisce, diventa cioè capace di tutto. Fino alla giustificazione dell'assurdo, della disumanità, della più incredibile follia. Entrano in gioco le forzature culturali, i convincimenti religiosi, le giustificazioni sociali, economiche, politiche. Entra in gioco l'ideologia, la copertura cioè dei personalismi, degli interessi collettivi, dei nazionalismi, dei razzismi.
È l'umanizzazione della disumanità, la santificazione dell'aberrazione, la razionalizzazione della follia.
E l'intenzionalismo, questa assolutizzazione, cioè il blocco di ogni e qualsiasi valore centrato in una finalizzazione a costo di tutto, è il peccato che domina il mondo, l'umanità, la sua storia.
È pura incoscienza non esserne terrorizzati. È irresponsabilità non smascherarlo indicandone la perfidia subdola, l'infiltrazione capillare, la manifestazione contrabbandata di pace, libertà, sicurezza, giustizia, diritto, dovere... e anche regno di Dio, ricerca del cosiddetto bene comune, la salvezza del privato e del pubblico, della terra e del cielo. Dall'offrirci sollievo dal raffreddore alla sicurezza delle guerre stellari.
Appena qualche indicazione:
l) L'intenzionalismo ossia l'assolutizzazione delle proprie idee e cioè del se stesso. Una specie di tentativo di divinizzazione, l'io che assomma in se ogni valore, compresa la speranza. L'idolatria non è più una pietra, un pezzo di legno scolpito, un serpente: è un uomo, una multinazionale, la banca, l'ideologia, il partito, la potenza militare, la scienza, la religione ecc. (si sbriciola l'assolutizzazione fino a infestare le case, le fabbriche, la cultura, le relazioni interpersonali, lo sport, il mangiare, il bere, il lavoro, il tempo libero, il fare all'amore...)
2) L'intenzionalismo e cioè la genialità, la furbizia, il potere d'introdurre, d'infiltrare, d'imporre l'assolutizzazione di un'idea, di un progetto, di un interesse come essenzialità, unica speranza, la sola salvezza: la capacità cioè di suscitare e ottenere convergenza, provocare interessi, rendere indispensabile, realizzare la piramide dei valori... Cioè il saper contrabbandare la falsità, gestire l'illusione, rovesciare i valori...
3) L'assolutizzazione ossia l'utilizzo della propaganda spregiudicatamente. Sempre ma particolarmente in questo nostro tempo dominato dalla sopraffazione dei mezzi di comunicazione ("mass-media", così non si percepisce bene di che si tratta) la propaganda è spaventosa, demoniaca realtà di peccato. Se non altro perché è la radice determinante, il principio, la spiegazione, il fine ultimo, di tutto, assolutamente di tutto, decisamente niente escluso.
E non serve proprio tentare un elenco delle realtà del mondo e della vita nelle quali la propaganda è il respiro vitale, l'anima segreta, la spinta determinante, il bene supremo...
C'è da sorprendersi come e perché la morale cattolica pur così attenta e vigile nel giudicare i comportamenti di questo nostro tempo, non inquadri e condanni la inequivocabile immoralità di un propagandismo che sta inquinando le coscienze, per una ricerca affannosa, spasmodica di normalizzazione della falsità, dell'imbroglio, fino ad opprimere e soffocare e violentemente, ogni possibilità di libertà di pensiero, di giudizio e quindi di scelta per il comportamento individuale, collettivo, di popoli. Ma forse la morale della Chiesa tace perché anche la Chiesa e la sua morale e pastorale non è immune dal peccato dell'intenzionalismo e quindi del propagandismo.
4) È chiaro che l'intenzionalismo esige e spietatamente comporta, l'utilizzazione del micidiale principio il "fine giustifica i mezzi". Ne consegue una mentalità e quindi una coscienza totalmente bloccata nei propri assunti, rassicurata da ogni giustificazione. Una vera e propria e delittuosa trasposizione del soggettivo nell'oggettivo, fino all'ottenimento dell'identità del reale, del concreto, con il proprio io.
Di qui la giustificazione a diventare ed essere "criterio di moralità". È l'arrogarsi il potere di decidere del bene e del male e in conseguenza della scelta dei mezzi da utilizzare.
Siamo all' aberrazione dell' umano. Al peccato totale.
E oggi a livelli internazionali al pericolo estremo: l'uomo in forza e a seguito dei suoi criteri morali può annientare la sopravvivenza sulla terra. E quando lo farà, Dio non voglia, lo farà con la coscienza convinta di obbedire a un duro ma necessario dovere.
È vero tutto e se non ti sgomenta questo peccato è unicamente perché non conosci te stesso e tutto il groviglio dei tuoi intenzionalismi. E di quelli intorno a te. Tanto meno quando guardi la televisione o leggi i giornali e i rotocalchi: non ti avvedi di non contare altro che d'essere oggetto di spietato sfruttamento da parte d'interessi di altri. E spesso (sempre?) interessi fondati sull'oppressione della persona, sulla cancellazione di ogni dignità umana, sulla strumentalizzazione più o meno criminale degli egoismi più segreti e raffinati.
5) Spesso non appare, da quanto tutto è accuratamente camuffato e contraffatto, ma questo intenzionalismo comporta e legittima l'annullamento di ogni dignità della persona umana: contano e valgono esclusivamente e a costo di tutto, gli obiettivi stabiliti e scelti con preferenza assoluta. E tutto, di se stesso e dei mezzi e possibilità a disposizione, viene spietatamente ordinato, organizzato al raggiungimento dell'obiettivo, alla concretizzazione dell'intenzione. E tutto diventa strumento: da Dio al demonio, dal trono all'altare, dalla cultura alla schiavizzazione, dalla vita alla morte, dal nazionalismo alla rivoluzione, dalla politica al terrorismo, dal capitalismo al marxismo, dall'opulenza alla fame, dalle guerre stellari alla pistola, dallo sport alla droga ecc.
In tutto l'orrore che sgomenta questo vivere umano in ogni angolo della terra, nella impossibilità della pace, della libertà, della dignità umana, dell'uguaglianza... è la radice maledetta dell'intenzionalismo che tutto determina, forzando il bene e il male, a servire il realizzarsi, il compiersi di tutto ciò che è stato concepito, nutrito, allevato nell'utero orrendo dell'egoismo, della vanità, dell'orgoglio, dell'assolutizzazione. E tutto ciò che è nato e cresciuto nella storia, da questa disumanità, è stata sempre e soltanto disperazione.
"È scritto: non commettere adulterio: ma io vi dico: se uno guarda la donna di un altro perché la vuole, nel suo cuore egli ha già commesso adulterio". (Mt, 5,28)
"Attenti a non fare il bene in pubblico per il desiderio di essere ammirati dalla gente... non fare come gli ipocriti, non farlo sapere a tutti: essi fanno così perché cercano l'ammirazione dalla gente"... (Mt, 6,1-2)
...È ciò che viene dal cuore dall'uomo che rende l'uomo impuro. Perché è dal cuore che vengono tutti i pensieri malvagi che portano al male... " (Mt. 15,16)
"Un albero buono non fa frutti cattivi e un albero cattivo non fa frutti buoni. Si conosce la qualità di un albero dai suoi frutti: difatti non si raccolgono fichi dalle spine e non si vendemmia uva dai rovi. L'uomo buono tira fuori il bene dal suo cuore come da un tesoro prezioso, l'uomo cattivo invece tira fuori il male dal suo cuore come da uno scrigno cattivo: ciascuno infatti esprime con la bocca ciò che ha nel cuore" (Lc. 6,43)
"Allora il Signore gli disse: Voi, farisei, vi preoccupate di pulire l'esterno del bicchiere e del piatto, ma all'interno siete pieni di furti e di violenze" (Lc. 11,39)



in Lotta come Amore: LcA dicembre 1985, Dicembre 1985

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