Il portachiavi elettronico

Ieri sera nel tranquillo conversare durante la cena è venuta fuori la storiella di un portachiavi elettronico che se "chiamato" con un fischio appositamente modulato, risponde con una serie di bipbip. Un buon aggeggio per quelli che dimenticano sempre dove hanno messo le chiavi: una sorta di servizievole cagnolino che non ha neanche bisogno di essere portato fuori la sera a fare pipì.
Oggi, sulla spiaggia appena fuori del porto, mentre il sole tramontava disegnando lunghe ombre sull'arenile e tingendo il cielo di colori intensissimi, mi veniva dolcemente fatto rilevare questa mia fatica quotidiana, quasi ossessiva nei cercare di andare oltre nell'impegno fino a misure di dovere molto rigide. So bene di non essere un carattere facile, teso in uno sforzo di procedere oltre, non credo proprio per ambizione, ma per insoddisfazione sì. E non so quanta differenza in fondo ci sia se il risultato è una continua tensione con se stessi e nulla basta a sedimentare un po' di serenità. So di incutere soggezione per dei modi che possono apparire alteri, spietati nella constatazione e nell'analisi, distruttivi nella verifica delle esperienze di fronte alle idealità progettuali. Non so, non sto facendo e non voglio fare un esame di coscienza. Certo non sono un uomo libero: sono occupato, terribilmente occupato a "fischiare" in tanti modi e maniere: nascondendomi dietro l'ironia, caricandomi di impegni, combattendo con la solitudine cercando di resistere alle lusinghe di porti tranquilli o di navigazioni sotto costa. Non so ancora dov'è quella chiave che apre il mio tesoro, il mio "dio". E quindi non so ancora dov'è il mio "io". Ma "fischio" e continuo a "fischiare" anche se il tempo passa. Non nutro disperazione, ma speranza, e vivo - credo - oltre la barriera corallina di un carattere aspro e difficile, la dolcezza di spiagge baciate dal sole, di incontri e di momenti di rapporto limpidi e cristallini come di sogno. Profondità di affetto, vividi bagliori di amore. Un uomo, una donna, gente, umanità concreta dentro la quale vivo sempre più immerso e sempre. più preso, nello stesso tempo da questa ricerca di me stesso, di questa chiave che non risponde al mio richiamo con i suoni elettronici, ma con il soffio silenzioso di un'energia vitale.
È questa la mia fedeltà: è inutile chiedermene altra anche se credo di non essermi sottratto alle mie responsabilità. È cammino di fedeltà che intravedo portarmi via, ancora una volta, verso strade sconosciute ma su cui brillano le dolci lacrime della gioia.


Luigi


in Lotta come Amore: LcA febbraio 1986, Febbraio 1986

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