La lettera di Arturo

Siamo vicini al traguardo perché ho deciso di venire in Italia il7 di aprile. Non so ancora se decideremo se sia il traguardo ultimo, o quello di una tappa. Finiremo per lasciare la decisione finale a chi se la prenderebbe anche senza il nostro permesso.
Vi voglio mettere a parte di un fatto che mi ha commosso profondamente. Una notte mentre stavo pregando è entrato un giovane negro nel quartiere Giovanni Batista, noto per droga e qualcosa di più. Si mette a sedere accanto a me e mi chiede un po' di soldi per ritirare delle foto e fare dei documenti di lavoro. Mi alzo immediatamente e metto i soldi nelle sue mani. Mi guarda e mi dice in un tono secco. E se io usassi di questi denari per comprarmi la droga che direbbe? - Direi - risposi - che tu hai tutto il diritto di usare i denari come vuoi, ma ti porteresti il peso di avermi mentito. Ora è qui in casa da ieri e dice che non si è mai sentito tanto felice. Non ci facciamo illusioni perché una compagnia di cui fa parte non rinunzierà facilmente a lui, ma la grazia può far miracoli. Osservo che una persona sola non può far nulla, ma la nostra casa è piena di gioventù (10 in questo momento) e tutti l'hanno accolto benissimo. Lui come negro e drogato si è sentito sempre respinto, ed è la prima volta che "bianchi" e studenti lo trattano da eguale. Come dicevo sopra, la nostra casetta è al gran completo: in tutto siamo 14 o 15 un po' troppi, ma cerchiamo di difenderci. Cerco di difendere come posso, la mia privacy. Sono riuscito in questa settimana a scrivere un articolo su: la giustizia nel Sacramento della confessione. Ora attraverso un tempo difficile perché nella parrocchia di Oreste dove normalmente esercitano il ministero 3 preti e un diacono ora sono assolutamente solo. Faccio quello che posso.
Stiamo costruendo la nostra comunità e abbiamo bisogno di tanto Spirito Santo, Mi pare di aver scritto che il giorno di Natale una tempesta ha strappato il nostro tetto, e Carlo l'argentino lo interpreta molto ottimisticamente come una "Pentecoste minore": speriamo. Questa visione delle comunità sono sicuro che è veramente rivoluzionaria e darà un nuovo frutto alla Chiesa, me ne accorgo anche dalle difficoltà che incontra. Faccio esperienza che per realizzare una opera di Dio non occorre molta abilità: anzi meno abili siamo, più è possibile che la realizzazione sia importante. Occorre solo molta fede, una fede che non vacilli. Nello stesso tempo facciamo l'esperienza di una forza contraria che si oppone alla sua realizzazione. Non ho mai dato molta importanza al diavolo e non ho mai chiesto la sua carta d'identità: ma che una iniziativa dello Spirito Santo susciti una opposizione della forza del male è certo, lo sento sperimentalmente. Bisogna pregare e confidare: Dio trionferà, non è vero?
Martedì vado a Caxios per un corso di tre giorni alle suore e di li andrò a san Paolo per un incontro con i fratelli della nostra fraternità. Poi starò fermo - spero - fino a marzo anche perché viene molta gente a passare qualche giorno e a pregare con noi. Ora vado a celebrare la s. Messa per la mia comunità e vi abbraccio ad uno ad uno.


Arturo


in Lotta come Amore: LcA febbraio 1986, Febbraio 1986

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