Violenza e terrorismo

Che piaccia o no ai non violenti (cultura, organizzazioni, movimenti ecc.) l'umanità non cammina nel labirinto della sua storia, fra violenza e nonviolenza. Se così fosse vorrebbe dire che l'uomo sta avviandosi nella sua evoluzione verso possibilità di autentici valori umani quali, per esempio, la libertà, l'uguaglianza, la dignità umana... Ma disgraziatamente non è così. Il cammino della storia umana è tutt'ora affogato nel mare morto della violenza. E tutto fa prevedere che il dilagare della violenza sia inarrestabile come una nube radioattiva che è senza confini, imprevedibile, invisibile, micidiale. Sta diventando la violenza da episodica a cultura corrente, da casistica a mentalità normalizzata, da fattaccio a convivenza possibile, da delinquenza a progetto politico, da interessi maledetti alla onorabilità di rivendicazioni di libertà o di affermazioni di giustizia, difesa della pace, della civiltà umana...
In questo nostro stranissimo tempo la torre di Babele dove si confondono fino all'impossibilità di intendersi, le lingue, tutte le lingue, è la violenza. Circa la violenza tutti hanno e vogliono avere ragione per il semplice motivo che tutti, assolutamente tutti (compresi quelli che ne fanno un rigurgito infernale, quelli che vogliono assolutamente e ricorrendo a qualsiasi mezzo di violenza, combatterla...) tutti (l'elenco e il racconto è sui giornali quotidianamente o fotografato sui video) tutti rivendicano la, violenza come l'unica "forza" alla quale affidare e nella quale riporre ogni speranza di umanità e cioè di liberazione e cioè di repressione, simultaneamente.
E liberazione e repressione si annodano come serpenti nel veleno della violenza e in un intreccio di avvelenamento tale che violenza è l'aria che si respira, la parola che si legge o si ascolta e che ormai, più o meno coscientemente, è la lingua che tutti, assolutamente tutti, più o meno correttamente o scorrettamente, parliamo. "Perché, è scritto, la lingua parla dell'abbondanza del cuore".
E siccome l'umanità non è più frammentaria, nessun uomo o popolo è un'isola e nemmeno un arcipelago, non esistono distanze o separazioni e l'informatica ha portato tutto (meno i segreti di Stato e le intenzioni del Potere!) allo scoperto, sarebbe interessante, conoscere questo cuore dell'umanità e cosa dentro vi si agita o palpita o ribolle.
Dalle "auscultazioni" delle esplosioni di ogni giorno qua e là per il mondo, ma sono intuibili anche quelle potenziali, qualsiasi orecchio appena attento e sensibile, concluderebbe che nel cuore dell'umanità batte, a pulsazione sconcertante, la violenza.
Difatti con la violenza stiamo tutti imparando più o meno serenamente a convivere.
Il segno evidente e la riprova sconcertante è la distinzione, ormai entrata nella cultura corrente, fra violenza e terrorismo.
In fondo il terrorismo è una della orrende facce della violenza. E forse nemmeno la peggiore se non altro perché è violenza più allo scoperto. Ma nella raffinatezza della violenza, della cultura, del costume, della "civiltà" della violenza, il terrorismo è diventato e appare e viene affrontato come terrorismo e basta, tant'è vero che giustifica ogni e qualsiasi scatenamento di violenza per combatterlo e debellarlo. La cosa è di una assurdità che sgomenta.
E ci troviamo davanti ad una violenza "privata" (anche se rivendicativa di popoli oppressi) che viene etichettata come "terrorismo" e a un "terrorismo di Stato" ormai istituzionalizzato, accettato e giustificato, per il motivo che è ordinato e organizzato e militarmente armato (portaerei, cacciabombardieri, servizi segreti e uno spiegamento sbalorditivo di mass media a copertura ecc.) a "terrorizzare" l'altro terrorismo e specialmente i popoli oppressi dall'ingiustizia e dalla prepotenza, ma specialmente a giustificazione e benedizione di tutta quella violenza economica, politica, militare e cioè di poteri assoluti, che sta schiacciando il mondo intero e là sua povera umanità, sempre più costretta nello stringersi delle fitte maglie dell'imperialismo.
Questa violenza ha bisogno di un nemico: ecco, a fare il suo gioco, il terrorismo che se non esistesse andrebbe inventato, non per nulla viene meticolosamente e diabolicamente provocato.
Non è una riflessione per aria: l'esemplificazione, come si diceva sopra, è quotidiana, nei fatti e misfatti del nostro tempo. Ma più ancora l'esemplificazione (e è questa realtà che c'interessa mettere in evidenza perché fatto di equivocità e disonestà sconcertanti) è nella costatazione che tutti parlano, scrivono di terrorismo, di terroristi, di mitra e bombe a mano, automobili bomba, cariche di tritolo e tutto a livelli internazionali, europei, nazionali... pare che, eccolo lì, il terrorista, all'angolo della casa... chissà se sotto il letto ci sarà la bomba e tanto più può essere che sulla scaletta dell' aereo stia salendo il terrorista davanti o dietro di me... La trama di questo vivere e convivere è intessuta ormai di terrorismo e con più esattezza di libici, di palestinesi, di libanesi, di iraniani e poche altre frange molto marginali... Insomma tutto il terrorismo a terrorizzare quella pace che invece la violenza dei grandi poteri assicurerebbe per il bene universale.
Dunque questa violenza va affermata e appoggiata. Spesso è desiderabile che sia perfino benedetta e difatti lo è sacramentalizzata più che sia possibile, ma è specialmente sacrosanto dovere da parte della violenza istituzionalizzata e armata, difenderla, adoprando ogni mezzo atto allo scopo fino agli interventi più violenti e distruttivi o mantenendo inflessibilmente posizioni politiche, comprese le più violente e oppressive. Perché tutto questo "piano della violenza" abbia giustificazione e consenso e benedizione, occorre quella distinzione, separazione micidiale fra violenza e terrorismo.
Nello scontro mortale, fra le due trincee dove si arrocca la violenza della violenza di Stato e la violenza del terrorismo, la terra di nessuno, quella della innocenza della gente, è inzuppata di sangue e Dio impedisca che vi scorrano sempre più fiumi di angoscia, di disperazione, di paura, di rabbia.
Ma perché la sciagura orrenda di questa disumanità non precipiti in un abisso di perdizione, ma ritrovi la strada della libertà e dell'uguaglianza, è necessario:
1 - Che la violenza deponga la sua pretesa di assolutizzazione in proporzione al potere di cui dispone perché è micidiale la legge (promulgata da chi?) che stabilisce che chi ha più potere più la sua violenza è giustificata.
2 - La violenza di Stato deve non cercare le sue legittimazioni per una distruzione del terrorismo spesso o sempre provocato dall'insaziabilità del potere e quindi dalle sue ingiustizie e oppressioni, nelle esplosioni dell'impazzimento assurdo e disumano del terrorismo.
3 - Tenere presente nella cultura e nella sensibilità dell'opinione pubblica del nostro tempo che i tempi della "rassegnazione" si sono conclusi e che non è accettabile né sopportabile l'ingiustizia, l'oppressione, la violenza.
La ribellione e cioè l'affermazione della libertà individuale e collettiva, di persone e di popoli, è cultura corrente, è l'aria che si respira. Il Terzo Mondo muore di fame ma non vuole mai più morire di schiavitù.
È chiaro che il terrorismo non ha legittimazioni e è esecrabile, da condannarsi e respingersi in maniera assoluta. Ma è anche vero che c'è il terrorismo in questo nostro triste tempo di storia, perché sono rese impossibili le rivoluzioni, sono represse nella violenza e nel sangue le liberazioni, sono strappate ai popoli le loro terre, negata la sopravvivenza ad antiche culture, impedita l'autodeterminazione dei popoli e il loro sviluppo... ma specialmente perché si stanno sempre più normalizzando rapporti tali, sociali, economici, politici, militari, culturali, religiosi ecc. dove la NONVIOLENZA è poco più che utopia, pura teorizzazione degli impossibili, senza spazio e credibilità.
"Dall'albero cattivo, è scritto, nascono frutti cattivi". "E dai frutti si conosce l'albero... "


Sirio


in Lotta come Amore: LcA ottobre 1986, Ottobre 1986

menù del sito


Home | Chi siamo |

ARCHIVIO

Don Sirio Politi

Don Beppe Socci

Contatto

Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455

Link consigliati | Ricerca globale |

INFO: Luigi Sonnenfeld - tel. 0584-46455 -