Lotta qui non è lo scontro fisico, nemmeno quello ideologico. Non si tratta, è chiaro, di scoprire o d'inventare metodi e sistemi per ottenere vittorie, affermazioni di sé, delle proprie idee, dei propri progetti in qualsiasi campo del vivere e specialmente del convivere e cioè nelle realtà sociali, economiche, politiche, religiose...
Queste lotte presuppongono valori d'importanza tale nei confronti delle realtà umane, per il bene dell'umanità, intesa come individuo e come collettività da meritare e giustificare la lotta, (qualsiasi lotta, forse, in casi estremi) capace di ottenere, realizzare quei valori fondamentali di dignità umana e di popolo.
Di questa lotta si dovrebbe trattare e discutere, in questa lotta ci si dovrebbe coinvolgere pagandone i prezzi, qualsiasi prezzo, se si abitasse in America Latina, in Africa, in diverse zone dell'Asia. Fra quei popoli cioè dove l'oppressione, lo sfruttamento, l'annullamento di ogni dignità umana é tale da esigere, comandare la ribellione, la lotta ad oltranza, quella che gioca e che affida anche nella morte e cioè anche dopo la morte per una continuità di lotta e una fedeltà alla speranza.
Ma noi abitiamo qui e in questo tempo, nel quale questa lotta non è pensabile né immaginabile. Non c'é da lottare per conquistare la libertà: è tutta a disposizione per chi vuol essere libero. L'uguaglianza è nella legge, garanzia dei diritti e dei doveri di ogni e qualsiasi cittadino. La dialettica partitica, lo dimostrano anche i suoi squallori, è sicurezza di una politica democratica...
La quiete (la pace è un altra cosa) e cioè l'ordine, il rispetto della legge, delle regole di civiltà ecc. regnano dovunque da noi, a parte gli "episodi" di violenza sempre concordemente qualificati come mafia, camorra o cose simili: dove ovviamente la lotta deve essere sostenuta dalle "forze dell'ordine" per la tranquillità dei cittadini.
Dunque (è chiaro che sono accenni) la lotta da noi è cultura che appartiene alla memoria, ricordi dei tempi superati di cui ormai non si racconta più nemmeno nelle scuole.
Che vuol dire quindi "riscoprire la lotta"?
Cose molto semplici e ovvie a pensarci seriamente.
E' un fatto che la lotta in una considerazione molto allargata, appartiene all'essere umano come ricerca del perfezionamento, come il progredire dei valori umani, come il desiderio, la volontà di essere più uomo.
La non lotta è passività, ripiegamento sul se stesso, rassegnazione, autodistruzione. Fuoco che illanguidisce e si spenge, acqua passata che non macina più...
Nei livelli individuali, nei valori costitutivi della persona, la non lotta conduce all'irresponsabilità della non qualificazione costruttiva della propria personalità e cioè dell'appiattimento, alla riduttività incessante, all'alienamento e cioè a "chi pecora si fa il lupo la mangia", come racconta la saggezza popolare.
La non lotta, questo rifiuto di essere vivi e viventi, è negatività sociale, irresponsabilità nei confronti della collettività, pretesa di convergenza sul se stesso, radicalismo egoista, avanzamento di ogni diritto e rifiuto di ogni e qualsiasi dovere...
Lotta è l'ossigeno che si respira, il cuore che palpita, il sangue che pulsa, la vita che cresce, il pensiero che si dilata, l'ideale che mette radici, l'utopia che sogna, la preghiera che chiede, il dialogo, la stretta di mano, il camminare insieme, l'appassionarsi ai problemi, il credere decisamente nei valori, l'accoglienza, la convivenza, l'ottimismo, l'umanità di ogni essere umano, in ogni popolo, cultura, razza, universalità...
Concretamente, oggi, qui da noi, nella nostra realtà personale e collettiva, di cittadini e cristiani, cosa vuol dire "lotta" e dove e come è possibile e doveroso lottare?
La risposta, è evidente, non può che essere complessa e particolarmente impegnativa. Ma può essere anche molto semplice, ovvia, per chi vuole, ha bisogno vitale di non arrendersi a discrezione del "nemico".
Perché la lotta è anche tentativo di non affogare, di non essere travolti dalla violenza delle acque del fiume e del mare aperto, capace di tutto inghiottire.
Sopravvivere oggi, nella realtà del mondo nel quale viviamo, non è miracolo di poco conto. Sopravvivere, s'intende, come uomini liberi, dove la libertà è possedere una propria identità personale e cioè pensieri che nascano dal se stesso, ideali raccolti nel cuore, trasparente possibilità di traduzione concreta di progetti sognati in fondo all'anima, il non rischiare con la necessità di essere venduti o comprati a prezzo sonante da questo o quel personaggio dalla voglia di accumular quattrini o dal prurito di carriere più o meno politicizzate... Ma l'esemplificazione del come è possibile perdere se stessi e cioè la propria verità e autenticità, è equivalente all'inesauribilità dei tentativi e dei mezzi a disposizione per la sopraffazione, lo sfruttamento, la strumentalizzazione, di cui il "progresso", la civiltà di questo nostro tempo, sovrabbonda.
Non arrendersi a questa "civiltà" così sottilmente e violentemente ravvolgente e coinvolgente, è già lotta e realmente nel concreto lotta dura, logorante.
Tutto un rapporto di resistenza e non soltanto passiva ma attiva, capace cioè d'inventare e di render vita vissuta, una alternativa di pensiero, di cultura, di esistenza diversa e nuova, questa resistenza è lotta, spesso conflittuata, sempre cocciutaggine di convincimento assoluto, identificabile con il se stesso, con la spiegazione della propria vita.
Di questa lotta il cristiano (la Chiesa) dovrebbe essere esemplificazione, riferimento visibile, come "la città situata sulla cima della montagna", direbbe Gesù o come "la luce accesa da illuminare tutta la casa" direbbe ancora.
Perché il Cristianesimo è progetto di umanità immaginato dal Cuore di Dio e "fatto carne" e storia in Gesù Cristo.
É chiaro che non può andare d'accordo con il "mondo".
Perché il Cristianesimo (e quindi la Chiesa) di per se stesso, per natura sua e per l'essenzialità della sua missione nella storia dell'umanità, è una lotta.
Una lotta di respinta
Una lotta di resistenza
Una lotta per l'alternativa
Una lotta implacabile come é implacabile l'amore
Una lotta che coinvolge il Cielo e la Terra come il Mistero di Dio.
in Lotta come Amore: LcA ottobre 1987, Ottobre 1987
Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455