Utopia fattasi storia

Il recente referendum è stato occasione e provocazione di contrasti, valutazioni, di amarezze stupide ed esaltazioni artificiose. I partiti sono capaci di tutto meno che di onestà e serena oggettivi-tà. Le troppe astensioni ne sono l'accusa.
Non mi è possibile però nascondere la giusta soddisfazione di vecchio antinuclearista. E non è tanto per la vittoria (è sentimento sciocco se in contrapposizione alla sconfitta) ma unicamente perché l'utopia iniziata a palpitare nei sogni di trent'anni fa sulle piazze, a Capalbio, a Montalto di Castro, a Caorso, sulle timide paginette dei giornaletti della Nonviolenza, dei pacifisti, dei gruppi più o meno sparuti e dipinti delle manifestazioni, a fare folclore antinucleare, rischiando giudizi di pazzoidi, di arruffoni del buon comportamento politico, della saggezza lungimirante dei partiti, preoccupati per questa manica di urlatori decisi a riportare l'umanità, dal progresso dell'Enel, al lume di candela...
Fu pesante a quel tempo l'utopia e carica di angosciosa perplessità a decidersi di farsi manife-stazioni di blocco delle strade, del traffico ferroviario, di scontri con la polizia: questa fatica pazzesca di infiltrare l'utopia dell'antinucleare nell'opinione pubblica, nelle centrali del Potere, nei sacrari della scienza e del progresso...
Fu assai dura e lottata con passione, la vittoria al Tribunale di Grosseto con piena assoluzione per manifestazioni non autorizzate e blocco ferroviario.
E amarissima, sconcertante, in sede di Corte d'Appello a Firenze, la condanna a sei mesi di carcere e cinque anni di condizionale: e la Legge credette in quel mattino piovigginoso di aver respinto ancora una volta l'utopia a vagare nel mondo dei pazzi e a garantire così la libertà di progresso all'inciviltà criminale del nucleare. Ecco che quell'utopia adesso è diventata la Legge, orgoglioso motivo di civiltà, provocazione a ricerche scientifiche risolutive: a piani energetici a misura di uomo e di rispetto ecologico...
Quando l'utopia dal mondo dei sogni, dove logicamente nasce, si matura, acquista possibilità e sostanza d'autentico valore di umanità, a poco a poco, ma irresistibilmente, scende, si cala, entra nel tessuto di vivere umano, quindi diventa movente, provocazione politica, allora l'utopia diventa l'unica forza capace di rovesciare l'impossibile e di rendere concretezza il sogno.
Questa sul nucleare è la prima violenza, non violenta, che dimostra che l'utopia è questa forza nascosta nell'idealizzazione, nell' immaginario, nella fantasia, nel sognare l'impossibile nell'inconscio del cuore dell'uomo, dell'umanità.
E può tradursi quest'utopia in concretizzazioni giuridiche, di ordinamenti sociali, d'imposizioni economiche, di limitazioni e abolizioni militari: può cambiare, rovesciandola la storia e le leggi e la cultura che con assoluta prepotenza stavano dominando e determinando il vivere e il convivere con padronanza assoluta e arrogante.
Ora aspettano al varco dell'ingresso nella storia altre utopie come primi sogni della notte.
Il cammino può essere lungo ma anche breve. Dipende da come e quando il grande potere, le ragioni di Palazzo, la violenza del profitto ecc. saranno costretti dal dilagare delle utopie, antichi, frustrati, e sempre risorgenti sogni d'umanità, a prendere atto che i tempi sono e stanno cambiando, l'utopistico, l'impossibile, può diventare realtà, carne e sangue e anima di uomo e di donna, di popoli, di storia di umanità.
È il tempo in cui l'utopia è come la scintilla caduta dal cielo e dà fuoco alla foresta
La piccola goccia di rugiada che il primo raggio di sole al mattino trascolora in oceano.
È come un bambino, l'utopia, che piange e sorride, ma cresce inarrestabilmente...
Quest'utopia, adorabile come il sogno di Dio e che si chiama con mille nomi: Pace, Uguaglianza, Libertà, Dignità, Fraternità... ma specialmente il suo vero nome è Uomo.


don Sirio


in Lotta come Amore: LcA dicembre 1987, Dicembre 1987

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