È constatazione ovvia, personale o collettiva che sia, che l'utopia è debolezza. Come un soffio di vento. L'onda che lambisce la spiaggia. Il velo di nebbia all'orizzonte. Il sognare di una notte di abbandoni. L'intravedere nell'esaltazione ciò che non esiste. La speranza che sarà ciò che non è e non potrà mai essere...
Eppure fa parte dell'utopia e spesso è parte integrante, di quei valori nascosti, segreti del costitutivo dell'essere umano, che sia pure invisibilmente, contribuiscono alla realizzazione della personalità e più ancora della specificazione della propria identità. L'uomo moderno è costretto dentro una programmazione determinata e ordinata dagli affari, dagli interessi, dal finanziario, dai giochi del potere politico, dai rischi (e sono di distruzione totale) della spietatezza militare.
In questo circolo chiuso è vitale sapere che esiste la spaziosità. credere che il sognare anche l'impossibile è riscoprire la propria libertà, ritrovare quella dignità di respirazione universale, cosmica e cioè la vera animazione della vita.
L'utopia è forzare l'incessante tendenza al chiudersi degli spazi, attraverso squarci di apertura che permettano di guardare oltre, d'intravedere l'invisibile, di scoprire il mondo dell'immaginario. Forse non sappiamo abbastanza quanto la concretezza ci uccida. La praticità è spesso legarci le mani e piedi e bloccarci in immobilità da soffocazione. È molto triste perdere la voglia dello spazio, il bisogno vitale della spaziosità.
Perché, è vero che siamo disegnati e concretizzati dentro la materia e I'inevitabilità delle sue dimensioni, ma la proiezione, l'espansione, la vastità di ciò che è racchiuso, contenuto dentro questi limiti, è a perdita d'occhio, al di là di ogni misura, oltre l'inimmaginabile.
Sono le forze creative, latenti, ma vie vitali, nel tessuto della propria interiorità, sicuramente sempre in attesa di manifestazione, come per una rivelazione, del proprio vero se stessi.
Non ci avvediamo spesso quanta fatica di riduttività della nostra autentica identità, operiamo alla programmazione e alla quotidianità del nostro vivere: e sempre perchè c'imponiamo e spietatamente, precedenze e antecedenze di concretezza, di praticità ecc.
Il mondo moderno è il finanziario, il profitto, il politico: tanto per accennare parole che significano e impongono quel restringersi dei valori umani alla contabilità puramente aministrativa.
È il tempo in cui sembrerebbe che potrebbe non esistere il cielo azzurro. Le stelle e le galassie a popolare gli spazi di meraviglia. Potrebbero non fiorire i prati a primavera... Difatti può marcire d'inquinamento l'atmosfera e l'acqua del mare e dei fiumi. Può avvenire la distruzione del mondo e lo scomparire della vita...
Ecco il perché del fascino dell'utopia... E la sua enorme valenza politica.
È indiscutibile che ogni valore può e deve essere tradotto, concretizzato, reso storia dalla politica.
Perché politica non è propria del Palazzo e tanto meno strumento raffinato o violento di dominio, d'oppressione, di sfruttamento...
Politica è anche e sopratutto ricerca di rendere vita vissuta, individuale e collettiva, i valori essenziali, costitutivi di questo mistero che è ogni uomo e la collettività intera. .
È politica dell'utopia raccogliere l'infinito nel palmo della mano, rendere il mistero poesia, dilatare la visione oltre l'orizzonte, il potersi perdere nel dolce labirinto dell'amore...
È politica dell'utopia vivere concretamente lo spazio fra la nascita e la morte con un avventura che non sia camminare fra le pietre, ma anche e particolarmente fra le stelle...
È utopia se resa concretezza dalla forza e dalla politica, che può svecchiare la decrepitezza della storia, logorata e dissanguata, in novità di primavera del mondo dove al posto dei missili crescono vigorose le sequoie, come cantava Tagore.
Non è un sognare l'impossibile, ma semplicemente l'immaginario del come tutto dovrebbe essere per rispondere alla propria verità e percepire la vera identità delle cose. L'utopia in questi nostri tempi è lo sfrondamento, la liberazione, la purificazione delle incrostazioni (è parola alquanto benevola) che il cosiddetto progresso, economico, scientifico, tecnologico ha infiltrato nell' orbe terraqueo e specialmente nel tessuto culturale dell'uomo, dei popoli, delle civiltà.
È un fatto però che l'attacco frontale contro questa alienazione che ormai imperversa come normalità di storia, è impensabile.
E di dove potrebbero sopravvivere le forze (ideali, culturali, individuali, collettive?) per rovesciare il cemento armato e fare posto alla fioritura dei prati.
Dai quattro venti del mondo non si intravede di dove possa spuntare la Speranza. I tempi delle grandi ventate storiche, delle emigrazioni di civiltà, sono definitivamente tramontati.
Soltanto l'utopia, questa traslazione di valori non esistenti in una volontà e quindi in una ricerca appassionata, di consistenza di traduzione del concreto, nella storia, nella cultura, nell'impossibile, forse perfino nell'assurdo, è forza capace di rovesciare i destini dell'umanità e smuovere e sgretolare quell' imprigionamento soffocante dell' espansività del vivere umano che la civiltà del profitto, del finanziario, del potere politico, culturale, religioso ecc. sempre più stringe nella sua morsa di disumanizzazione impietosa e progressiva.
È tempo in cui è urgente, vitale, ricominciare a sognare.
Certamente, prima di tutto, il sognare della propria interiorità, coscienti che il mondo, la vita, la propria dignità e identità, ha inizio e si dilata dalla propria interiorità, dal se stessi più profondo.
Le utopie ne sono il respiro, la provocazione, il fascino.
Il coraggio personale sta tutto qui, nel tentativo, a costo di tutto, di rendere concretezza, realtà, vita vissuta, esistenza storica... tutto quello che palpita nel profondo dello spirito, che nel segreto viene giudicato valore stupendo, tutto quello che nei momenti di trasparenza (e chi non ne ha?) e di liberazione, crede che qui è veramente l'uomo.
Qui e unicamente è umanità.
Rimane il problema e è fondamentale, di dare all'utopia la forza di azione politica.
Se quando l'utopia si calerà nella storia e affronterà lo scontro con questa civiltà del concreto, allora l'utopia risulterà un progetto e una lotta politica, come mai forse nella tormentata vicenda umana. Perché l'utopia assumerà i valori costitutivi, creativi di umanità e li trasformerà nell'aria da respirare, nella strada sulla quale camminare, la casa dove abitare... La Pace, l'uguaglianza sarà uguaglianza, libertà, libertà, l'uomo veramente uomo e anche Dio seriamente Dio...
in Lotta come Amore: LcA dicembre 1987, Dicembre 1987
Luigi Sonnenfeld
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