Fratello carissimo, ti scrivo per parlarti del mio nuovo lavoro a tempo pieno nell'organizzazione sindacale della F.L.M. Sono infatti sempre più convinto che ogni nostra scelta di preti operai ha un chiaro risvolto politico ed ecclesiale.
Senza dubbio ciò è la conseguenza della nostra vita di militanti della classe operaia e di credenti in Cristo Gesù, e si innesta nella linea dell'Incarnazione: assumere in pieno la laicità delle cose, del mondo della storia, e allo stesso tempo camminare in attesa di cieli nuovi e terre nuove. Prendere sul serio la classe operaia e il Regno di Dio, assumendo fino in fondo la realtà degli uomini sapendo che essi sono chiamati a divenire figli di Dio, popolo di Dio.
Più passa il tempo, più sono convinto che occorre portare la sfida della contemplazione all'interno della vita politica e sociale, e allo stesso tempo riportare nella contemplazione la vita degli uomini e dell'intero universo.
Certamente non è questo un momento politico entusiasmante a tal punto da invogliare a lavorare a tempo pieno nel sindacato. Le difficoltà che la crisi produce rendono più profonde le divisioni all'intemo del movimento sindacale e sempre più lontane le soluzioni ai gravi problemi dell'occupazione della democrazia, della qualità della vita e del lavoro. Allo stesso tempo però tutto questo aiuta a sfatare il mito che avevamo ideato attorno agli anni '70 sulla classe operaia, anche se per alcuni ciò comporta la perdita di fiducia e di speranza e induce al riflusso. In questo quadro la mia scelta vuole caratterizzarsi come modo concreto per «annunciare la speranza» con la vita, con le scelte e le lotte che si fanno giorno dopo giorno. Mentre cammina accanto e all'interno di tale speranza la grande speranza del Regno di Dio che viene. Non vuole essere questa mia scelta un andare comunque contro corrente, quanto piuttosto un riaffermare la forza della mia speranza.
Intorno agli anni '70 i militanti sindacali sentivano una forte carica ideale che animava la ricerca e la lotta per un diverso modo di lavorare e di vivere, per una pratica reale dell'internazionalismo e per l'attesa del socialismo. Oggi possiamo dire che la realizzazione e la pratica del socialismo incontra seri ostacoli, mentre l'attacco del capitalismo si è fatto più duro nella situazione di pesante crisi che stiamo attraversando.
Di fronte a tale analisi, pure sommaria e incompleta, penso che occorre accettare in pieno le contraddizioni, gli errori, le difficoltà del movimento operaio. Oggi più di ieri sono convinto che occorre sporcarsi le mani, continuare a stare dentro a questa storia, se vogliamo viverla pienamente come storia nella quale Dio opera la sua salvezza. La mia scelta vuole essere anche una riaffermazione dell'incarnazione, della storia, della vita nuova alla quale siamo chiamati in Cristo Ge-sù. Non credo che possiamo permetterei il lusso di scandalizzarci di fronte alla fase di difficoltà, talvolta di regresso, che il movimento operaio vive, pena offrire la chiara conferma che non abbiamo sposato fino in fondo la causa della classe operaia e che ne siamo ancora estranei.
Dal momento in cui ho iniziato a fare militanza sindacale, eletto dai lavoratori, la mia decisione non dipende più solo da me stesso. I lavoratori e l'organizzazione mi chiedono di mettere a servizio del movimento operaio l'esperienza sindacale acquisita in questi anni. «A servizio dei lavoratori», in un compito che mi porta ad avere rapporti con una base molto più vasta di quella della mia fabbrica. Anche come prete senza peraltro offrire servizi sacri, ma condividendo ricerche, speranze, lotte, sconfitte, vittorie... nella strada comune lungo la quale Cristo si affianca a noi e porta con noi il peso quotidiano, mostrandoci il suo Volto, e donandoci la sua Pace!
Baldassarre
in Lotta come Amore: LcA ottobre 1980, Ottobre 1980
Luigi Sonnenfeld
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