Vorrei scrivere molto a lungo (ma forse sarebbe doveroso fare qualcosa di più che scribacchiare delle parole) ma oltre a tutto non ne ho nemmeno la possibilità pratica di pagine disponibili. Ma poi anche perché spesso la sofferenza diventa angoscia e quindi quasi disperazione e rabbia.
Riporto qui, ma non è per polemica, santo cielo, un brano del discorso di papa Giovanni Paolo II ad una rappresentanza di cappellani militari, che a conclusione di un convegno di "aggiornamento", guidati dal generale di corpo d'armata mons. Schierano, vescovo castrense, sono andati a farsi benedire dal Papa.
L'amarezza che mi dilaga nell'anima è tale che sarà meglio che non aggiunga commenti. Vorrei soltanto, se potessi, pregare il papa che parla così a preti e a vescovo «in armi» nell'esercito, a rivedere i suoi discorsi che fa qua e là nel mondo perché la dottrina sull'uomo è assolutamente incompatibile con la cultura, la storia, i significati fondanti di ogni esercito, cioè dell'uomo che ha in mano armi e armi, come Lui sa bene, capaci di distruggere l'umanità intera dodici volte e di fare della terra la luna. Forse era più pastorale manifestare ai cappellani militari non «grande gioia e contorto», ma amarezza e disappunto, dal momento che ancora alimentano quella strana, assurda e sacrilega mescolanza di cannoni, di aerei da caccia, corazzate. missili e atomiche con cristi e madonne, sacramenti e sacerdozio...
Poi vorrei scrivere del Vescovo di S. Salvador mons. Oscar Arnulfo Romero, ucciso dal governo militare il 25 marzo scorso, la sera dell'Annunciazione. I segni della sua morte sono tale un annuncio da far tremare, se avessimo il coraggio di raccoglierli. I vescovi italiani hanno pensato meglio di lasciarli cadere e anche la Chiesa, quella che venera i martiri di duemila anni fa, ha trovato "eccessivo" questo vescovo, assassinato all'altare mentre nella Messa alzava il calice del Sangue di Cristo. Non so cosa penseranno di questa cristianità e dei suoi vescovi, il vescovo Ignazio, Policarpo, Cipriano... e tutti i vescovi martiri!
l) Discorso del Papa ai cappellani militari.
2) Subito dopo il motivo dell'assassinio del Vescovo Romero.
3) Poi la lettera inviata dal Vescovo al Presidente degli USA Carter «in quanto cristiano e difensore dei diritti umani». Di questa lettera il M.I.R. ne ha diffuso un ciclostilato da inviarlo a Carter e le parole sono scritte col sangue dopo il 25 marzo.
Il Papa ai cappellani militari
da "Il Nostro Tempo" 3febbraio 1980
Giovanni Paolo II ricevendo in udienza i cappellani militari d'Italia riuniti per un convegno di aggiornamento così ha detto tra le altre cose:
«Grande è la mia gioia e il conforto nell'incontrarmi con voi, e di cuore ringrazio pertanto l'Ordinario Militare, Monsignor Mario Schierano, come ringrazio Voi, per questo vostro atto di profonda devozione verso la mia persona.
Con affetto saluto ognuno di Voi, cari Cappellani militari, e vi esprimo il mio sincero compiacimento e la mia stima più cordiale per il lavoro che, con sacrificio e preoccupazione. svolgete a vantaggio delle Forze Militari nelle unità territoriali dell'Esercito. nei Reparti dell' Aviazione, nei Dipartimenti marittimi e nelle Specialità dei Carabinieri, della Polizia e della Guardia di Finanza. Il vostro impegno pastorale merita il plauso e la comprensione di tutti.
E salutando voi, qui presenti, intendo anche raggiungere col mio affetto tutti gli ex Cappellani Militari, che hanno speso la loro vita sacerdotale in questo importante settore, e particolarmente coloro che nell'ultimo terribile conflitto, in tutti gli eserciti combattenti, hanno accompagnato i loro soldati, con l'angoscia nel cuore per tanta strage così ingiusta e crudele, confortandoli nei campi di battaglia e della prigionia.
E un riverente pensiero e una preghiera di suffragio fraterno si elevano pure per la schiera dei Cappellani. caduti compiendo il proprio dovere, vittime anch'essi insieme ai giovani a loro affidati.
Vorrei che voi portaste il mio saluto a tutti i giovani d'Italia. che avvicinate, seguite, amate, durante il servizio militare. Fatevi interpreti dell'affetto e della benevolenza del Papa! Dite a tutti che il Papa li ama e li ricorda nelle sue sollecitudini e nella sua preghiera».
Il Vescovo Romero a Carter
San Salvador, 7 febbraio 1980
Ecc.mo Sig. Presidente
degli Stati Uniti d'America del Nord
Jimmy Carter
White House
Washington
U.S.A.
Sig. Presidente,
in questi ultimi giorni è apparsa sulla stampa internazionale una notizia che mi ha molto preoccupato, secondo la quale il Suo governo studierebbe la possibilità di un aiuto ed un appoggio economico.
Per essere Lei cristiano ed avere espresso la volontà di difendere i diritti umani, oso esporle il mio punto di vista pastorale su questa informazione e farLe una concreta richiesta.
Mi preoccupa molto la notizia secondo cui il governo degli USA sta studiando il modo per favorire il rafforzamento militare di El Salvador inviando gruppi di militari e tecnici per addestrare in logistica, comunicazione e servizi segreti, 3 battaglioni salvadoregni.
Nel caso che questa notizia comparsa sui giornali corrisponde a verità, il contributo del Suo governo, anziché favorire una maggiore giustizia e pace in El Salvador, acuirà, senza dubbio, l'ingiustizia e aumenterà la repressione contro il popolo che molte volte si è organizzato per lottare affinché fossero rispettati i suoi fondamentali diritti umani.
L'attuale Giunta di Governo e soprattutto le Forze Armate e i Corpi di Sicurezza, purtroppo non hanno dimostrato di avere la capacità di risolvere nella pratica politica e strutturale, i gravi problemi nazionali.
In genere sono ricorsi soltanto alla violenza repressiva, producendo un bilancio di morti e feriti molto maggiore che nei regimi militari immediatamente precedente, la cui sistematica violazione dei diritti umani è stata denunciata dalla CIDH.
La forma brutale con la quale i Corpi di Sicurezza hanno recentemente derubato e assassinato quelli che occupavano la sede della Democrazia Cristiana, malgrado che la Giunta di Governo e il Partito - forse - non autorizzarono la suddetta operazione, è una dimostrazione che la Giunta e la Democrazia Cristiana non governano il paese, ma che invece il potere politico si trova nelle mani di militari senza scrupoli che sanno soltanto reprimere il popolo e favorire gli interessi della oligarchia salvadoregna.
Se è vero che nel novembre scorso «Un gruppo di sei nord-americani è stato in El Salvador
( ... ) fornendo maschera antigas e giubbotti antiproiettili per un valore di duecentomila dollari, e insegnando come si usano per combattere le manifestazioni». Lei stesso dovrebbe essere informato che evidentemente a partire da quel momento i Corpi di Sicurezza, adesso con maggiore protezione personale ed efficacia, hanno represso con più violenza il popolo utilizzando armi mortali.
Pertanto dato che come salvadoregno e Arcivescovo della Arcidiocesi di El San Salvador ho l'obbligo di vigilare perché regni la fede e la giustizia nel mio paese, io Le chiedo che se in verità vuole difendere i diritti umani:
- Proibisca questo aiuto militare al governo salvadoregno;
- Garantisca che il Suo Governo non intervenga direttamente o indirettamente con pressioni militari, economiche, diplomatiche, ecc. nel determinare il destino del popolo salvadoregno.
In questi momenti stiamo vivendo una grave crisi economico-politica nel nostro paese, però non c'è dubbio che è sempre di più il popolo ad acquisire coscienza e ad organizzarsi e con ciò ha cominciato a divenire capace di essere il gestore e il responsabile del futuro di El Salvador e l'unico in grado di superare la crisi.
Sarebbe ingiusto e deplorevole che per la sicurezza di potenze straniere si frustasse il popolo salvadoregno, si reprimesse e impedisse di decidere con autonomia sulla linea economica e politica che dovrebbe seguire la nostra patria.
Sarebbe come violare un diritto che noi Vescovi latino-americani riuniti a Puebla abbiamo riconosciuto pubblicamente: «La legittima autodeterminazione dei nostri popoli che permetta ad essi di organizzarsi secondo il loro modo di essere e il cammino della loro storia e di cooperare in un nuove ordine internazionale». (Puebla 505).
Spero che i Suoi sentimenti religiosi e la Sua sensibilità per la difesa dei diritti umani La muoveranno ad accettare la mia petizione evitando con ciò un maggiore spargimento di sangue in questo sofferto paese.
Con Osservanza
Oscar Arnulfo Romero, Arcivescovo
Quindi la morte
La domenica 23 marzo il vescovo Romero riferendosi alle decine di persone uccise nelle ultime settimane nelle campagne, si era rivolto agli ufficiali e ai soldati per ricordare loro, che non potevano obbedire a ordini contrari alla legge di Dio e per supplicarli di «non uccidere», di non obbedire a nessun ordine di uccidere, ricordando che anche i contadini assassinati erano loro fratelli. Il colonnello Marco Aurelio Gonzales, portavoce delle forze armate, aveva immediatamente definito un crimine questo appello all'obiezione di coscienza che rappresentava certamente il superamento di un limite non tollerabile dai militari.
(Osservatore Romano, 26 marzo '80).
L'arcivescovo veniva assassinato il giorno dopo.
in Lotta come Amore: LcA giugno 1980, Giugno 1980
Luigi Sonnenfeld
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