Odio l'ipocrisia delle feste in cui occorre fare una parentesi di bontà per mascherare l'ingiustizia e le violenze quotidiane.
Simili occasioni diventano paravento e copertura di qualcosa che non si ha né il coraggio né la volontà politica di abbattere.
Anche la festa del Natale di Gesù rischia sempre più di restare coperta da simili ipocrisie. Natale, nascita di un bambino, vita nuova che si apre alla storia, vita che grida la vita... Per noi credenti, manifestazione gioiosa dell'amore di Dio che non lascia gli uomini su un binario morto, senza alcuna speranza, ma al contrario diventa l'«Emanuele», nostro compagno di viaggio, giungendo a darci, con la sua vittoria sulla morte, la speranza che la vita non muore.
Un vento gelido spazza via le nuvole e permette di vedere le cime delle montagne bianche di neve. Guardo dalla mia finestra il lago e il bosco luminoso di un bel sole. E' anche questa vita, gridata con il linguaggio della natura, diverso ma non meno intenso di quello degli uomini. Domani è la festa del Natale di Gesù e la mia riflessione torna pesantemente a questa voglia di gridare la vita, sempre! Nella pratica quotidiana ma soprattutto in momenti storici, come questo, in cui la forza della distruzione sembra essere ciò che gli uomini abbiano deciso di produrre: armi!!!
Sento e mi sembra che mi schiacci, la responsabilità che come classe operaia non abbiamo ancora scelto chiaramente e fino in fondo il disarmo, continuando a cercare giustificazioni parziali e accomodate (ora politiche, ora economiche) e non intraprendendo la via della diversificazione produttiva sul civile e a servizio degli uomini.
La forza di una tale decisione val più forse di una rivoluzione, perché avvia l'umanità intera in un opera di ricostruzione civile, economica e politica post bellica: apre cioè idealità nuove per le quali ogni uomo e i giovani in particolare, trovano validi motivi per cui vivere e lottare.
Ma tutto ciò, confrontato con la situazione attuale, è scoraggiante. Gli operai delle fabbriche d'armi, ed io con essi, continuano a produrre strumenti di morte sempre più sofisticati.
Non si avverte alcuna crisi fra gli operai impegnati in tali produzioni. Non li sfiora nemmeno il più piccolo «disagio» morale.
Costruire sgancia bombe, perfezionare la dinamica offensiva di un missile, costruire interi apparati destinati esclusivamente alla distruzione e alla morte... è per la gran parte degli operai un lavoro come un altro.
La subalternità al capitale e al sistema ha portato ad accettare passivamente questi tipi di produzione.
Solo da qualche tempo si fa avanti nel movimento operaio il discorso del «cosa produrre e perché produrlo e dove produrlo», Ma tale discorso stenta a diventare impegno politico e militante.
Giorni fa è morto a Roma, vittima della violenza, un operaio che lavorava in una fabbrica del settore elettronico militare, una multinazionale a capitale svizzero.
L'assemblea dei lavoratori, convocata per manifestare chiara condanna della violenza e un impegno civile di democrazia. ha visto la partecipazione della totalità dei lavoratori «sorpresi» che esistesse la violenza e la morte per le strade di Roma, ma per nulla messi in questione del prodotto del loro lavoro che è destinato a seminare la morte per conto di governi tesi a «rafforzarsi» e a «difendersi» a spese della vita di interi popoli.
La situazione è tale per cui occorre lavorare con tempi lunghi, disgraziatamente, per «questo problema». Con la netta sensazione che un'opera capillare di coscientizzazione e di politicizzazione possa ottenere una forza di massa capace di spezzare tutte quelle assurde resistenze che favoriscono soltanto la disumanità del capitale e del sistema e schiacciano inesorabilmente l'umanità e la sua pace.
E' su questa linea che il direttivo provinciale dell'FLM di Roma si è assunto l'impegno della discussione sul disarmo e la riconversione produttiva. che vedrà impegnati i metalmeccanici nei prossimi mesi. contemporaneamente alla ripresa della contrattazione aziendale.
Baldassarre
in Lotta come Amore: LcA gennaio 1980, Gennaio 1980
Luigi Sonnenfeld
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