Racconto di un processo

Il processo del 14 Novembre scorso di cui vi ho raccontato qualcosa nel giornalino di ottobre, è durato poco più di dieci minuti, Gli avvocati per ottenere al processo un momento politico più efficace nei confronti della lotta antinucleare, hanno chiesto la riunificazione in un'unica sessione dei diversi processi a seguito di autodenunce di amici a solidarizzare con i due imputati in questa lotta al nucleare. Il giudice del tribunale ha accordato la riunificazione e ha fissato la data del "processone" al 30 gennaio.
Riceverete il giornalino a cose fatte ormai. Ve ne darò notizia al prossimo numero, perché, comunque vada a finire, carta e penna l'avrò senza dubbio a disposizione.
Nella serata del 13 nov. fu celebrato sempre a Grosseto. un controprocesso. La sala era gremitissima. i componenti del tribunale persone di particolare rilievo e autorità, l'andamento processuale straordinariamente composto e responsabile.
Mi permetto far conoscere agli amici il mio intervento, da colpevolizzato ad accusatore nei confronti del nucleare e di questa nostra civiltà che ne è la causa e l'effetto in una concatenazione di tremenda responsabilità capace di portare l'umanità fino all'estremo della disumanità.

Atto di accusa contro il "nucleare" di Don Sirio Politi di Viareggio
incriminato per occupazione della linea ferroviaria presso la stazione di Capalbio Scalo, in occasione di una manifestazione del popolo della Maremma contro la costruzione di centrali nucleari a Capalbio e a Montalto di Castro.
Sono accusato di violazione del codice penale per aver occupato per alcune ore il sito ferroviario della Stazione di Capalbio, a seguito di una manifestazione popolare avvenuta nella piazza antistante la stazione.
Ho semplicemente capito, accolto e vissuto l'amarezza di tutta la popolazione contadina della Maremma, da Montalto di Castro a Capalbio, decisa a difendere la sua terra dalla costruzione di centrali nucleari.
Un popolo contadino che riponeva la sua ultima speranza di salvare la propria terra, in una manifestazione di massa, dopo amare delusioni sofferte per l'abbandono irresponsabile del tremendo problema, da parte delle amministrazioni comunali locali, provinciali, regionali, nazionali, da parte del sindacato e dei partiti politici.
La lotta è scesa allora in piazza e come sempre, quando è il popolo che lotta, ricorrendo a metodi non violenti, folcloristici, pacifici. L'occupazione della ferrovia è stato un momento, quello conclusivo, di questa lotta, tesa unicamente a muovere e a commuovere l'opinione pubblica come unica forza in mano al popolo per costringere l'apparato del potere politico ad una più maturata e responsabile riflessione nei confronti di un programma di ricorso al nucleare inteso come unica soluzione del problema energetico.
La mia partecipazione è stata attiva e promozionale in questa manifestazione. E la mia coscienza ha giudicato e giudica l'occupazione del sito ferroviario, azione non violenta. assolutamente non a danno di chicchessia: il ritardo. se c'è stato, del normale traffico dei treni, non è danno, ma semplicemente richiamo alla riflessione della stessa popolazione viaggiante, alla quale viene richiesta una solidarietà nei confronti di tutto un popolo oppresso nei suoi diritti al lavoro, pacifico e sicuro, nella propria terra, riscattata dopo secoli di maledizioni. Nella lotta all'istallazione di centrali nucleari non è in questione un bene privato, ma un bene pubblico. La lotta contro le centrali nucleari è lotta per la difesa della salute pubblica, per l'affermazione di un diverso e più umano modello di sviluppo economico, è lotta contro il «tutto nucleare» a scapito della ricerca e della utilizzazione di altre fonti energetiche, è lotta per impedire l'aggravarsi della militarizzazione del potere economico e politico, per ostacolare la proliferazione del potenziale distruttivo del nucleare, per non lasciare alle generazioni future inquinamenti micidiali e depositi di scorie, pericolo di morte per millenni. Questo bene pubblico alla cui difesa sono rivolto le lotti antinucleari è misurabile a livelli nazionali e internazionali, decisivo cioè per l'affermazione di una civiltà più umana nei confronti di una prospettiva tecnologica che antepone il profitto fino alle misure del rischio della disumanità.
Nella mia coscienza che dichiaro criterio di giudizio al di là di qualsiasi legge, l'interruzione temporanea e simbolica per il fatto di non essere intesa contro l'esercizio del traffico ferroviario, ma unicamente ordinata a richiamare l'attenzione pubblica e a provocarla nei confronti di un problema di assoluto interesse pubblico, qual'è il problema del nucleare, questa interruzione ottenuta senza recare danno fisico a persone e a cose, ma esponendo soltanto me stesso a qualsiasi rischio, nella mia coscienza questo intralcio al normale transito dei treni, non comporta assolutamente alcun termine di reato.
Se uno sciopero è legittimato a intralciare il traffico ferroviario fino al caos, fino alla pericolosità dei passaggi a livello incustoditi, è semplicemente assurdo che sia considerato crimine per un intero popolo contadino che intende conservare al suo lavoro la sua terra, interessare l'opinione pubblica e coinvolgerla nella propria lotta, occupando pacificamente due binari per uno spazio di tempo estremamente limitato.
Tutto questo accenno per dichiarare la mia serenità di coscienza, per affermare la giustezza dell'azione compiuta, e per respingere l'incriminazione a seguito del codice penale. Dichiaro però la piena disponibilità ad accettare il giudizio della legge e insieme la rivendicazione di una libertà di coscienza per la determinazione del proprio giudizio e comportamento concreto nei confronti del rapporto fra me e tutta la realtà storica di questo nostro tempo.
Mi sento quindi giustificato e autorizzato a trasferirmi dalla condizione di accusato in quella di accusatore perché a piena ragione mi sento di poter dichiarare che l'accusato in questa sede e nell'aula del tribunale e tanto più nei confronti del giudizio della storia, è il nucleare.
E sento con pieno diritto di puntare il dito contro il nucleare e di respingere radicalmente la proposta economica e scientifica per molte ragioni.
l) Come essere umano. Da Hiroshima fino ai Pershing 2 e agli S.S. 20, uno spaventoso potenziale di distruzione totale è in atto sull'umanità.
Calcolando il potenziale in atto dell'USA e dell'U RSS e diviso per ogni essere umano sulla faccia della terra, su ogni uomo, donna, bambino, sono sospese tre tonnellate di tritolo. Da questa energia nucleare che è già di morte è pazzia sperare benessere di vita. «Da un albero cattivo si raccolgono frutti cattivi, non è possibile cogliere fichi dai rovi e uva dalle spine». Tutto questo è scritto anche nella storia, se siamo disposti a leggerla seriamente.
Nel 1985 saranno oltre 45 le nazioni che a seguito delle istallazioni di centrali nucleari, potranno disporre della bomba atomica per le loro guerre. E non occorre mettere in evidenza la spaventosa realtà di un equilibrio di pace fondato su un potenziale nucleare dell'America e della Russia capace già in questo momento di distruggere 12 volte l'umanità intera. Come essere umano non posso che lottare perché sia concluso il tempo in cui la pace si fa preparando la guerra; la pace e la sopravvivenza è possibile sperarla soltanto dalla pace e dagli uomini e dalle opere di pace.
Come appartenente al Movimento Non Violento, al MIR, Movimento Internazionale di Riconciliazione, alla lega per il disarmo unilaterale dell'Italia, rivendico il mio diritto e affermo il mio dovere di lottare per la pace ricorrendo esclusivamente a tutte quelle risorse che possono essere suggerite dalla strategia della Difesa Popolare Non Violenta.
2) In quanto cittadino italiano punto il dito dell'accusa contro il programma energetico nucleare. La nostra terra nella quasi totalità è sismica, assolutamente esposta a incidenti catastrofici. data anche la densità della popolazione. E' assolutamente indegno che nel grande discorso della rivalutazione del Mezzogiorno d'Italia, la Calabria in particolare sia stata scelta per il seppellimento delle scorie radioattive. Così il Sud continua a servire l'opulenza del nord.
Della antieconomicità della costruzione di centrali nucleari altri parleranno con competenza. Così dei pericoli per la salute pubblica e per l'aggravarsi della militarizzazione e dei rischi dei ricatti e attentati terroristici. Sono convinto che il «tutto nucleare» ripeterà l'errore voluto dalle centrali del potere economico, del «tutto petrolio» degli anni '50 e determinerà dipendenze economiche e quindi politiche nei confronti dell'estero, sia ormai per le tecnologie che per l'uranio, consolidando quella moderna schiavizzazione della nostra sopravvivenza che sono le multinazionali. E saranno rimandati ancora una volta gli investimenti economici e scientifici per la ricerca e l'utilizzazione di tutte le fonti energetiche alternative di cui l'Italia è particolarmente favorita.
3) Ma la mia deposizione e accusa nei confronti del nucleare che inizia il suo processo distruttivo dalle centrali fino all'estremo della distruzione totale nella sua utilizzazione militare, si precisa e acquista misure di assoluta inaccettabilità nell'ascolto della mia coscienza cristiana. La mia Fede in Dio. creatore dell'universo, prova lo sgomento di sapere che l'uomo può attentare alla creazione e distruggerla. Siamo forse al punto della storia in cui la volontà di Dio che è creazione si scontra con la volontà dell'uomo che è distruzione. Sono parole di una lettera scritta al Papa per sollecitare una chiara e inequivocabile presa di posizione contro tutto il nucleare da parte della Chiesa. Fede Cristiana è adorazione di tutta l'esistenza umana. E' peccato supremo e sacrilegio contro Dio, la sua creazione e contro l'umanità, usare delle risorse naturali per sfruttamento senza il rispetto della natura, con sprechi immaginabili, facendo del mondo un'abitazione impossibile per le generazioni future. L'uomo del nostro tempo (l'uomo cosiddetto bianco) sta rendendo impossibile il futuro. Il benessere di un terzo dell'umanità sta dissanguando gli altri due terzi e assassina la creazione uccidendone il domani. L'Amore fraterno, valore fondante del messaggio cristiano, costringe ogni coscienza che vuole essere illuminata da Gesù Cristo, salvatore del mondo, ad una lotta, pagando qualsiasi prezzo, per impedire che questo nostro tempo con il suo impazzimento tecnologico, segni l'inizio della fine del mondo. Ogni reticenza, passività, è copertura e quindi connivenza e quindi diretta responsabilità. La mia coscienza che in nome di Cristo sogna fraternità, uguaglianza, dignità umana per tutta l'umanità sparsa sulla terra, si rifiuta davanti al saccheggio della creazione e davanti all'assassinio, in nome del benessere industrializzato, della sopravvivenza e perfino della speranza.
4) Altro e ancora più responsabilizzato atto di accusa al nucleare, per un mio particolare rapporto nei confronti di Dio e della scelta di Dio come unico e costruente motivo della mia vita e del mio qualificante rapporto con gli altri, con la gente, col popolo, mi proviene dal mio essere prete. La giustificazione più profonda di questo particolare impegno che coinvolge tutta la mia vita, più che un servizio di ministero sacerdotale, è vivere dentro la vita, l'esistenza umana, in tutta la sua problematica, un segno (uno dei tanti) della presenza di Dio, manifestata in Gesù Cristo. La parola di Dio ascoltata nel Vangelo e nei molteplici segni dei tempi e quindi nella luce della Fede, mi richiede un annuncio profetico che sia fedeltà a Dio e chiarimento nella cristianità, nel popolo cristiano. Per il momento il problema del nucleare non è tema di evangelizzazione e nemmeno è sentito a livelli pastorali e liturgici, nella Chiesa. La difesa della vita che pur impegna la Chiesa e giustamente, non si allarga però nella difesa della salute pubblica, nei confronti dell'inquinamento, della distruzione ecologica, del tremendo problema della sopravvivenza umana. La coscienza della cristianità manca ancora e siamo già in grave ritardo, di indicazioni di un giudizio morale nei confronti di tutto il problema del nucleare. E quindi il popolo cristiano non è stato coinvolto nelle responsabilità che gli competono di fronte a Dio e di fronte agli uomini.
Il mio atto di accusa contro il nucleare rivendica la mia obbedienza ad una scelta di fede e il mio servizio profetico in mezzo al popolo cristiano. E vorrebbe essere anche a nome delle centinaia di confratelli che mi hanno manifestato la loro solidarietà e a nome delle lunghe liste di firme di cristiani e di comunità cristiane, vorrebbe essere un segno di un responsabilizzarsi di tutto il popolo cristiano per una chiarezza di giudizio in nome della Fede, nei confronti del nucleare.
Concludo: in una coscienza che si apre senza nascondimenti e senza pregiudiziali, in uno spazio, sereno e chiaro, di libertà, c'è accoglienza e considerazione dei motivi che vorrebbero essere giustificanti per questa avventura che è il ricorso al nucleare come fonte energetica. Si impongono però le riflessioni determinate dal camminare, ormai disgraziatamente normalizzato, sull'orlo dell'abisso.
Non sono uno scienziato, è vero, sono un semplice uomo della strada e conosco bene soltanto il mio mestiere di metalmeccanico. Non credo che sia giusto che il decidere della sorte del mondo sia riservato agli scienziati. Non sono un politico, un economista e il mio potere è tutto nella fatica nelle scadenze elettorali, più o meno provocate dal gioco politico, di continuare a sperare nel significato democratico di una scheda. Non credo però che sia lecito. a me e al popolo, permettere che gli enormi interessi di potere politico ed economico di uomini e di regimi di governo, abbiano nelle mani e dispongano liberamente del destino di tutto un popolo e della sua civiltà.
Come cristiano e prete non è detto che la mia scelta di Fede e quella di tutta una cristianità, si risolva nell'accendere una candela, partecipare ad una liturgia, sospirare una preghiera, compiere un'opera di carità...
Non sono un eroe, non sono un simbolo, sono semplicemente una coscienza di uomo libero che si assume serenamente le sue responsabilità nei confronti di una lotta che considera sacrosanta e nei confronti di una legge e di un regime di potere che questa lotta vuole reprimere o almeno scoraggiare.


don Sirio


in Lotta come Amore: LcA gennaio 1980, Gennaio 1980

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