Sono già più di tre mesi che lavoriamo regolarmente nel nostro capannone con un buon ritmo indispensabile, se non altro, per difendersi dal freddo. Un gelo, quello di tante mattine, stemperato appena dal calore del ferro passato nella forgia e portato qua e là come uno scaldino tanto perché non si inchiodino le mani. Per i piedi invece la soluzione è affidata al legno. Dopo avermi preso in giro per un sacco di tempo. perché li usavo, Sirio si è appena convertito agli zoccoli valdostani comprati anni fa a Saint Jaques e appesi a un chiodo come inutile curiosità. Rolando ha anche lui da tempo un paio di 'scroi' locali con una robusta suola di legno. Beppino invece è affezionato ad un paio di scarponi ormai leggendari per le loro dimensioni tanto che da lontano prima vedi gli scarponi poi lui che c'è dentro. Credo che avrete capito quali sono gli argomenti della nostra conversazione quotidiana in questo rigido inizio del nuovo anno.
Nel frattempo, grazie anche al sostegno della generosità e della fiducia di amici, ci stiamo avvicinando senza grossi timori alla scadenza della penultima rata del pagamento del capannone (dopo inizierà il discorso della restituzione dei prestiti).
Sta prendendo consistenza (ma è anche una consistenza di... carta nel senso che per ora siamo ai manifesti) la possibilità che prenda avvio un corso di formazione professionale per ceramisti con un gruppo di una quindicina di persone con la presenza di tre handicappati. Questo corso su finanziamento regionale ed iniziativa del consorzio socio-sanitario della zona dovrebbe appoggiarsi a noi sia come locale (uno spazio del nostro capannone) sia per quanto riguarda l'orientamento del corso verso la formazione di una cooperativa per la lavorazione della ceramica. Ci siamo resi disponibili perché questa iniziativa rientra nell'ambito del nostro progetto. Pur essendo una iniziativa pubblica, non intacca minimamente la nostra natura di iniziativa privata, cioè a dire di iniziativa di lavoro uguale in tutto e per tutto a qualsiasi ditta artigiana. D'altra parte per come stanno le cose adesso fare un discorso di apprendistato che parta direttamente da noi è impossibile. Ne parliamo abbastanza tra di noi ed anche volentieri con altri per uno scambio di informazioni e di esperienze. ma certo è che uno dei limiti invalicabili pena lo snaturarsi del nostro lavoro è il ritmo lento perché non industrializzato. E questo porta con sé una conseguenza immediata che spiega l'agonia e la morte di tanto artigianato: il lavoro artigianale tipico normalmente non può sopportare il costo dell'apprendistato. Ognuno guadagna per quanto produce, non utilizzando macchine o livelli di organizzazione tali da moltiplicare la produzione. L'apprendista non produce, anzi inizialmente rallenta il lavoro perché possa realmente imparare e conquistare un propria autonomia di lavoro. A questo punto il problema a cose normali si chiude con due possibilità: l'artigiano, o resta solo, o industrializza il proprio lavoro con la conseguenza conosciuta e cioè che l'impresa artigianale è ormai sinonimo di sfruttamento, di insicurezza sul lavoro, di scarsa presenza sindacale. E' la piccola industria a dimensione domestica dove sono presenti tutti i guai dell'organizzazione industriale, ma dove è praticamente inesistente ogni forma di resistenza collegata alla lotta del movimento operaio e alla storia di solidarietà dei lavoratori dell'industria. E questo perché i dieci o quindici lavoranti della piccola impresa sono come un granello di polvere nell'immensa distesa del popolo sottoccupato, disoccupato o comunque alla ricerca di un altro lavoro: una realtà che lascia ancora un facile mercato nelle mani degli "artigiani" padroni.
Noi non vogliamo imboccare questa strada. Per ora siamo soli. Lottiamo perché questa soluzione non sia definitiva. Ma non è una lotta di un giorno. E non è neppure una lotta che possiamo presumere di poter combattere da soli. Abbiamo chiara coscienza che la ostinazione nel voler rimanere fedeli al nostro progetto ci comporterà un impegno sempre più chiaro nella ricerca di una diversa qualità della vita e dei rapporti sociali.
Luigi
Pubblichiamo volentieri una lettera di amici di S. Maria degli Angeli (Assisi) che lavorano in cooperativa.
Cari amici di Viareggio,
la nostra importanza è nel renderci utili creando queste manifatture che per la maggior parte non si fanno più ed anche nella gioia di stare insieme, volerei bene ed aiutarci l'un l'altro.
Siamo un gruppo di diciotto artigiani: lavoriamo cinque ore il giorno. Il laboratorio del tessuto lavora lana, canapa, sughero. Il laboratorio del cuoio lavora pelle e cuoio per cose utili alla casa, specchiere, lampadari, portacarte. Cerchiamo anche di fare lavori abbinando cuoio e tessuto.
Facciamo anche delle mostre e bancarelle per dividere un po' più di soldi alla fine del mese quando prendiamo lo stipendio. La prima diecina di dicembre faremo una mostra sotto il loggiato del Comune di S. Maria degli Angeli. Ci farà piacere se venite a trovarci. Ci farebbe piacere venire a trovarvi. Chissà se un giorno ci riusciremo? Abbiamo letto con piacere il vostro bollettino e auguriamo prosperità, cose belle e tanti saluti.
Gruppo Artigiano via Salvo d'Acquisto, 12
Luigi
in Lotta come Amore: LcA gennaio 1980, Gennaio 1980
Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455