C.A.V. Centro Artigiano Viareggio

Utilizziamo queste righe per informare i nostri amici dei primi passi di questa nuova creatura che occuperà una buona fetta del nostro quotidiano. Intanto avvertiamo che i traslochi sono stati fatti ed il 4 ottobre, con un incontro fraterno intorno ad una damigiana di vino tra quanti han dato una mano, è stato ufficialmente inaugurato il nostro nuovo ambiente di lavoro. Dal lunedì al venerdì, nell'orario di lavoro, ci troverete in via Virgilio, 222, a 550 metri circa dalla Chiesetta del porto.
A me, Sirio e Rolando si è aggiunto anche Beppino, non più determinato in modo totale dai suoi ragazzi e quindi abbastanza disponibile per riconvertirsi dal ruolo di casalingo tuttofare ad un lavoro e ad interessi diversi.
Siamo in quattro ad occupare uno spazio grandissimo voluto per un impegno allargato nella realtà del lavoro, quello artigiano in particolare. E lo sforzo nostro, attualmente ma per molti mesi ancora, sarà proprio quello di pagare il capannone nel quale siamo andati a lavorare. Iniziamo con il costo dell'acquisto di 53 milioni sulle spalle. Togliamone pure 10 frutto di risparmi e di offerte di amici. Ne rimangono sempre parecchi. Per ora abbiamo dato 35 milioni (25 prestati da amici). Dobbiamo ancora dare 18 milioni in tre rate da novembre a maggio dell'anno prossimo. Credo che questo quadro riassuntivo di una situazione economica che comprende anche una spesa ordinaria non indifferente sia di per sé eloquente più di ogni altro discorso perché possiate comprendere come le finalità di questa nostra iniziativa possono affermarsi solo con uno sforzo costante e dei tempi non proprio brevi.
La consapevolezza di dover reggere un impegno serio di lavoro non ci impedisce però un rapporto con l'ambiente in cui viviamo e la ricerca di strade per dare consistenza al nostro progetto.
Ci sono difficoltà che, allo stato attuale delle cose, sembrano insormontabili. La situazione economica non ci consente di caricarci di ulteriori spese (noi prendiamo già una paga rosicchiata all'osso): attualmente quindi è impossibile prendere apprendisti che, per contratto, dovrebbero essere pagati molto più di quanto lo siamo noi. Per lo stesso motivo appare improponibile la strada della cooperativa che aumenterebbe le spese di gestione e creerebbe complicazioni di crescita non affrontabili nella delicatissima fase di avvio. Questo per quanto riguarda il lavoro del ferro. Per l'apertura di altri settori, dobbiamo ancora chiarirci le idee sul tipo di proposta da fare ad artigiani che possono venire a lavorare all'interno del capannone (es. legno, ceramica, ... ).
Era apparsa la possibilità di ospitare una cooperativa di ceramica che avrebbe dovuto essere costituita da un gruppo di handicappati e dal loro istruttore con un congruo finanziamento per i primi due anni da parte della Regione Toscana. Nel giro di un mese i finanziamenti, specificati al millesimo in un apposito progetto, sono spariti facendo invidia ai più abili illusionisti. I genitori dei ragazzi poi, hanno manifestato una tenace opposizione a difesa dell'invalidità totale dei loro figli e della conseguente loro pensione al 100 per 100.
Non ci meravigliamo di queste difficoltà. Sappiamo di non essere i primi ad affrontarle: tutt'altro. Anzi saremmo molto contenti se siete a conoscenza di iniziative che possano assomigliare alla nostra e se ce ne date informazione, magari accompagnata da materiale stampato (statuti, programmi, ecc.)
Da parte nostra abbiamo intenzione di fare un incontro con i nostri amici di Viareggio per verificare la possibilità di formare un collettivo che possa portare avanti questi problemi di inquadramenti giuridici e di modalità operative sulla linea delle scelte e delle convinzioni che appartengono a questa nostra iniziativa.
Sappiamo che occorre rischiare su un terreno dove non è facile, né immediato inventare, ma dove è necessario comunque cercare soluzioni forzando la legge che di per sé delimita e difende, ma è sterile ed impotente a provocare vitalità nuova.
Per questo mi par di capire che abbiamo messo mano ad un lavoro nuovo, che non è la semplice e immediata continuazione, a dimensioni allargate, della condizione di lavoro precedente, ma la fatica di un impegno non assistenziale, ma schiettamente politico, improntato alla ricerca di nuovi rapporti e sensibilità, alimentato dalla forza dell'utopia, orientato dalla profezia.


Luigi


in Lotta come Amore: LcA ottobre 1979, Ottobre 1979

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