I segni dei tempi

Questa nostra lettera agli amici è dopo l'estate, dopo le ferie, in questo autunno che, almeno fino ad ora, è sereno di cielo, di aria tiepida e frescolina, di colori che si accendono sempre più sugli alberi, Ma mentre ci scambiamo la dolcezza di questa poesia che, annebbiata e inquinata quanto si vuole, è pur sempre diffusa in un filo d'erba e in una stella per chi ha voglia, cuore, tempo per raccoglierla e goderla, forse sarebbe bene anche scambiarci quelle preoccupazioni che in un modo o in un altro, ci angosciano l'anima in questo autunno, cioè nella stagione di storia che stiamo vivendo.
Ma il discorso non potrebbe essere che molto complesso, assolutamente al di là delle possibilità concrete delle povere paginette di questo nostro foglio. Scambiarci, in chiara e serena amicizia, ciò che ci passa nell'anima mentre viviamo questo nostro tempo, diventa sempre più difficile, siamo alle soglie di una vera e propria impossibilità. E per molto motivi. Questi, per esempio. La sopraffazione degli esperti ai lavori, degli specialisti in materia. Cioè dei professionisti all'imbonimento dell'opinione pubblica.
Tutto va avanti sull'onda della pubblicistica, dal dentifricio ai profughi del Vietnam, dal riscaldamento della casa al Regno di Dio nel mondo...
La strumentalizzazione dei mezzi di comunicazione sociale, culturale, religiosa, politica ecc. Tutto è puntualmente a servizio del sistema, questo despota assoluto che domina a sopraffazione totale ma che è imprecisato e imprecisabile, fino al punto che se proprio, in questo nostro tempo, si volesse individuare quale è il nemico e dove si nasconde, risulterebbe introvabile, assolutamente misterioso, tant'è vero che se si volesse descrivere nemmeno una biblioteca riuscirebbe a darne un'indicazione. Qual'è il suo nome e cognome? Avvertiamo tutti il pericolo che sta correndo la libertà, ma dove si nasconde, chi è che lo rappresenta questo pericolo? Sappiamo bene che l'umanità nella sua sopravvivenza cammina sull'orlo della distruzione, ma chi è che segna questa strada maledetta? La Chiesa raccoglie in una parola, in un nome, la causa di ogni male, il diavolo, satana e va bene.
Ma dove e come il diavolo è storia, è vivente a schiacciare il bene col male?
Appena un accenno e serve soltanto a porre un problema che sta alla radice della possibilità di una alternativa. La diagnosi, anche nelle malattie della storia, è decisiva per cercare e ottenere la sanità. E anche trovando la piaga, chi è disposto a metterci il dito?
Perché tutti sappiamo che la strada sulla quale cammina o rotola, questa nostra civiltà consumistica, è strada chiusa, o prima o poi arriva al suo concludersi.
Eppure vi camminiamo tranquilli perché sappiamo semplicemente che non toccherà a noi questo precipitare nell'abisso, ma semmai alle generazioni future. E non cerchiamo di camminare meno in fretta o di cambiare strada e tanto meno di tornare indietro in un inversione di marcia che non sarebbe certo regresso ma il vero, cosciente, umano progresso. Non si tratterebbe di una regressione ma di una conversione: cioè purificazione dalla disumanità per un inizio di umanità diversa, nuova.
L'aumento dei prezzi è l'unico rimedio al quale il sistema politico ed economico ricorre. E il crescere del costo della vita è il segno dell'impazzimento di questo nostro tempo ormai irrimediabilmente tossicodipendente dalla impietosa, micidiale droga del denaro.
Altro punto di particolare riflessione, anche se terribilmente amara e sconcertante, è tentare d'intuire di dove può venire la salvezza; il risanamento da questo avvelenamento inarrestabile perché è marea implacabile che minaccia di affogare il mondo.
Questo nostro tempo è senza sacerdozio e senza profezia. Lo scrutare i tempi può essere onesta, oggettiva costatazione, guardare all'orizzonte per cogliere di dove verrà la salvezza è profezia. E il bisogno di questa lettura dei segni dei tempi è urgente, perché la Parola che illumina è vitale come il sorgere del sole al mattino, come il pezzo di pane e il bicchiere d'acqua per sopravvivere. Ma chi potrà fare e farà autorevolmente questa lettura dei segni dei tempi? Chi è che sa leggere il misterioso libro della storia. Chi può gridarne la Parola ai quattro venti del mondo?
Visioni, fantasticherie apocalittiche, è vero, e possono tranquillamente essere lasciate cadere, come stracci vecchi al vento, ma lo squallore, la banalizzazione artificiosa, strumentalizzata, di tutta una civiltà rimane, lo squilibrio sempre più evidente fra un benessere di apparenza e un vuoto pauroso di anima, lo stridio dell'opulenza contro il morire di fame, è sempre più sofferto fino alla ribellione sotterranea ma esplosiva, in questo nostro tempo.
E il cristiano?
Ai suoi tempi, ma è Parola per tutti i tempi, Gesù diceva, a chi gli raccontava di quei galilei che Pilato aveva fatto uccidere: «Pensate che quei galilei siano stati massacrati in quella maniera perché erano peccatori più di tutti gli altri galilei? Vi assicuro che non è vero, se non cambierete vita finirete tutti allo stesso modo. E quei diciotto che morirono schiacciati sotto la torre di Siloe pensate voi che fossero più colpevoli di tutti gli altri abitanti di Gerusalemme? Vi assicuro che non è vero: anzi, se non cambierete vita, finirete tutti allo stesso modo».
E' cristiano chi si carica del peso di responsabilità che il nostro tempo ha sopra di sé e lo porta con coraggio davanti a Dio e davanti agli uomini, nel tentativo, duro e pazzesco quanto si vuole, di purificazione e di liberazione. E poi di testimonianza che il cambiamento è possibile e quindi di indicazione del come può avvenire.
II cristiano è vocazione di alternativa e spesso inevitabilmente di diversità. Il che è tutt'altra cosa che separazione, astrazione, ma piuttosto è incarnazione, mettere dentro, innestare nella vita e nella storia, altri valori, scelte diverse per prospettive, progetti nuovi. Incidenza, anche a rischio di scontro, di respinta, di crocifissione, da ottenersi nella realtà del proprio quotidiano e in qualsiasi condizione di rapporto con la vita, le istituzioni, la cultura, la storia insomma.
Avere la Fede per un chiarimento di rapporto fra il proprio privato e l'universalizzazione, in modo da ottenere una sincerità, una coerenza onesta, è il minimo richiesto per l'autenticità di una scelta cristiana.
Anche la Chiesa è su questo punto che viene giudicata. Che sia trovata manchevole o no decide della sua incidenza o meno nella realtà della storia.
E noi?
Come sapete non siamo che un piccolo, sparutissimo gruppo, che arranca faticosamente per guadagnarsi qualche briciola di sincerità. E' troppo poco, ce ne rendiamo ben conto, per poter distribuire pane intorno a noi e rimediare la fame che avvertiamo imperversare nel mondo.
Forse non siamo nemmeno un'indicazione, un cartello stradale, come abbiamo scritto nel giornalino del giugno scorso.
Siamo non più di uno che lascia piccoli segni, a volte un po' convenzionali, quasi segreti, lungo la strada o sentiero sul quale cammina. O come chi cammina e lascia dietro a se le orme dei suoi piedi sulla polvere della strada.
Non è per indicare una via da percorrere e quindi nemmeno per ombra c'è l'idea di essere un'indicazione, stabilire un tracciato, fare una strada di terra battuta alla quale affidare il proprio camminare. No, no, niente di tutto questo.
Forse lasciamo dei segni e non cancelliamo le orme di dove passiamo nel nostro cammino di Fede, unicamente perché chi cerca di fare questo cammino possa sapere e quindi raccoglierne fiducia e coraggio, che da questa strada qualcuno è già passato.


in Lotta come Amore: LcA ottobre 1979, Ottobre 1979

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