Terra e acqua

Castelgandolfo
Natale di Gesù 1978
Fratello carissimo,
vedessi come è sereno questa sera il lago, e come ogni cosa vi si riflette! Luci sparse, cime boschive, casette appollaiate lungo le pendici dei colli Albani. E la luna offre gratuitamente questa stupenda visione a chi si ferma in silenzio a contemplare.
A seguito dell'invito che mi hai rivolto nella tua ultima lettera, ho cercato di riandare ai dieci anni del mio sacerdozio non tanto per rivivere momenti lieti e tristi, quanto per ricercare quella linea gratuita costante amorosa della presenza di Dio nella mia vita. E' tale presenza infatti che dà un senso sempre più pieno alle piccole scelte che man mano vado compiendo.
Immagina di tracciare un solco nella terra, e poi di lasciarvi entrare l'acqua: la terra e l'acqua si cercano a vicenda e il loro incontrarsi rende il terreno pronto ad accogliere una nuova vita.
Nel terreno della mia vita il Signore ha tracciato il solco, anche l'acqua della grazia è dono suo.
A me, terra arida e assetata, è chiesto sempre di essere disponibile ad «accogliere il dono» e a «portare frutto».
N on credere che sia stato sempre così! Solo adesso, in questi ultimi anni, sono arrivato a tale atteggiamento. Per vari anni ho preteso di tracciare il solco, e ho creduto di poter dare io stesso l'acqua, con la conseguenza che il mio lavoro non solo non mi appagava affatto, ma rischiava di deludere la mia speranza.
Da quanto l'atteggiamento di fondo della mia attività sindacale sociale, ecclesiale è quella di «lavorare all'opera di Dio» ho riscoperto una capacità nuova di tessere assieme alle piccole vicende umane l'opera della riconciliazione con me stesso, con gli altri, con Dio, assieme all'impegno per realizzare i progetti storici di liberazione.
Fratello carissimo, come tu sai, è già il secondo anno che mi trovo a vivere in solitudine, come metodo costante di vita.
E anche questo non è affatto frutto di una mia particolare riflessione, quanto dono di Dio che al termine della vicenda del '75/'76 mi ha chiamato nella solitudine per purificarmi e introdurmi a una maggiore intimità con lui.
Solitudine per Dio! Solitudine con Dio!
In tale nuova situazione unico mio pensiero è affacciarmi alla conoscenza dell'amore di Dio, purificare radicalmente la mia fede in lui, aprirmi sempre più all'amore per tutti gli uomini, miei fratelli.
Fino a qualche anno fa ho vissuto la mia esperienza di fede c di vita in una piccola fraternità. Oggi mi trovo da solo. Penso che sia giusto vivere fino in fondo la ricchezza del dono della solitudine, rimanendo pur sempre aperto all'eventualità di una fraternità costruita dove come quando il Signore vorrà.
Penso inoltre che prima ancora che del mio ministero pastorale oggi sono chiamato principalmente a rendere conto della mia fede e del mio amore in fabbrica e nella solitudine.
Fratello carissimo, veramente in questi dieci anni di sacerdozio l'amore di Dio mi ha condotto per mano nella vita degli uomini! E oggi sento fortemente in me l'esigenza di essere veramente uomo di fede e di preghiera per essere allo stesso tempo fratello universale.
Ti saluto con affetto.


Baldassarre


in Lotta come Amore: LcA febbraio 1979, Febbraio 1979

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