Piccole grandi cose

Ci scusiamo con gli amici di arrivare con un certo ritardo ad iniziare insieme, in questa nostra comunità della diaspora, il nuovo anno. Fra le tante vicende che riempiono la vita e la determinano ve ne sono anche di quelle totalmente indipendenti dalla propria volontà e anche da quella degli altri: è chiaro che allora sono chiaramente provocate queste vicende da Chi vuole interferire nell'an-damento della nostra vita e incidervi qualcosa, come un segno misterioso, per un suo disegno, un suo progetto. E' più che giusto allora accogliere con una semplice risposta di adorazione. Adorazione che vuol dire molte cose ma specialmente: sì, va bene, d'accordo, ho capito, te ne ringrazio, ne sono felicissimo, sì, sì, cercherò di dare seguito, perché tutto fruttifichi secondo i tuoi desideri...
E' molto importante mantenere lo scorrere della nostra vita nei confronti del Mistero di Dio (e quindi in una profonda chiarezza di Fede) come se la nostra vita fosse un fiume che nel suo fluire accoglie ogni tanto un affluente: e il fiume si rallegra molto di questo entrare, vivace e fluttuante, di acqua nuova.
Può anche essere che la nostra vita rassomigli al torrente che scende giù dalla montagna e lungo le valli, ardito e fiero e poi si trova all'improvviso a sfociare nel gran fiume del Mistero di Dio e continua per un po' la sua irruenza nella vastità del fiume ma poi diventa fiume, distesa immensa e pace o tumultuosità violenta, minaccia di straripamento e di alluvione o forza motrice o irrigazione di campi...
L'importante è essere attenti e percepire, intuire il momento particolare e quel ruolo specifico che Dio, nei suoi interventi, ci vuole consegnare. Fare la volontà di Dio vuol dire certamente compiere questa cosa o quest'altra, ma vuol dire anche e forse ancora di più, accogliere e concretizzare una precisa qualificazione di esistenza, un volto, una fisionomia ben caratterizzata, inconfondibile, da non poter essere consentita una equivocazione, si vede bene che tu hai dell'idee chiare, con te le cose non possono che essere allo scoperto, le tue scelte sono inconfondibili, di questo mondo è evidente cosa ne pensi, il tuo vivere, eccolo lì, è te stesso...
Prima che delle azioni Dio sicuramente vuole degli uomini e delle donne che siano costruzione, realtà di vita. Non per deprezzare l'opera buona, ma per non cadere nell'inganno di quella carità che può far compiere molte cose buone e ispirare molti buoni pensieri, ma che poi è incapace d'investire la vita, rovesciare situazioni di compromesso, provocare novità stupende, dar gloria di Dio e crisi di stupore nel mondo: insomma quella conversione incessante, violenta, appas-sionata, implacabile da togliere la pace per ritrovarla unicamente dove è la verità, l'autenticità, la sincerità e cioè dove è l'Amore a Dio e il compromettersi totalmente nella vita, nella storia.
Questo sicuramente Dio vuole e si aspetta da ogni essere umano e tanto più dal credente e ancora di più dal cristiano.
E' chiaro che Lui non può essere con noi e per noi diversamente dal sole e dalla pioggia: si leva il sole e scende la pioggia per fecondare, germogliare, far crescere, fiorire e fruttificare «e ogni specie secondo la sua specie» dice la prima (ma è quella di sempre) pagina della Bibbia. Vi è una rispondenza sul piano della creazione e quindi del dono della vita che ci è stata data e finché ci viene mantenuta, che ci obbliga seriamente ad essere secondo il Pensiero: di Dio e non diversamente, nel modo e nella misura più totale, fino al capello. E' diversamente assurdo che ci domandiamo (e può darsi che ce lo poniamo questo problema) se quello che pensiamo, diciamo o le cose che facciamo siano o no secondo le attese di Dio. E può essere già molto direbbe il buon padre spirituale. E' invece poco e forse uno spirituale inganno se lasciamo cadere il grosso e terribile problema della nostra identità umana e quindi cristiana. Il nostro essere è il problema primario e fondamentale.
Se ci mettiamo a giudicare, onestamente, la nostra esistenza cristiana (esistenza non come comportamento, ma come mentalità, sensibilità ecc. cioè così come ci ritroviamo nel nostro vero essere) troveremo controsensi paurosi, lontananze vertiginose, qualcosa che può convincerci a concludere: ma io non sono un cristiano. Faccio qualcosa che può essere etichettato come cristiano, ma la mia esistenza non è cristiana. Forse ad essere molto pignoli e cioè letteralmente spietati, potremmo tentare di sottoporci allo stesso giudizio usando criteri umani e non cristiani e può anche succedere che ci scopriremmo anche poco umani, poco uomini e donne, poco o anche niente a guardare bene a fondo e quindi potremmo anche concludere, se siamo disponibili ad una certa spregiudicatezza, che in fondo siamo più disumani che umani.
Tutte queste riflessioni (certamente non molto allegre, anche eccessive, se volete) sono però importanti se le inquadriamo nel mondo in cui viviamo e le consideriamo in questi nostri tempi scopertamente contrassegnati dalla disumanità piuttosto che dalla umanità, dalla devozione piuttosto che dall'autenticità del messaggio cristiano, dalla banalizzazione dei valori assai più che dalla loro liberazione.
E questi riferimenti, del resto appena accennati, non sono determinati per via del terrorismo, della criminalità ecc. colpevolizzazione ormai tanto facile ma anche disonesta copertura di umanità e umanitarismo non esistente. E nemmeno sono riferimenti sollecitati dai livelli individualistici ormai davvero paurosi, dall'impossibilità di convergenze, aggregazioni, movimenti di lotta o comunque alternativi sempre più in difficoltà e in ripiegamenti deprimenti. E nemmeno per via e a seguito di una cristianità sempre più paurosamente trionfalistica perché fondata non tanto sul devozionalismo e le cariche emotive religiose quanto sull'appropriazione, di dignità ecc. in una strumentalizzazione che ha tutto l'acido sapore di un oppio antico ma ripreso da una raffineria estremamente rammodernizzata.
No, il discorso sulla sincerità non di cose, ma di vita, non di azioni ma di esistenza, non di opere ma di Fede, nasce dall'attesa di Dio nei confronti di ciascuno di noi. La creazione di Dio è realizzazione dell'essere umano, immagine e somiglianza di Dio: quindi con dei segni e valori estremamente caratterizzanti.
La redenzione attuata da Gesù Cristo è per ridonare quella specificazione e degenerazione e ne faccia la «nuova» creatura, cioè quella creata al «principio».
Il nostro dovere di fedeltà ad una scelta di Fede vuol dire fare in modo che abiti nelle case, cammini per le strade, lavori, conviva con gli altri, agisca nell'attuale, lotti nella storia ecc. questa «nuova creatura» che è diversa non tanto perché fa qualcosa che altri non fanno, ma che è essenzialmente, costitutivamente diversa, è carne e sangue e anima e quindi vita diversa. Da suscitare ammirazione o scontro, Amore o detestazione e con piena ragione perché spiega la vita rifacendosi ad altri valori, quelli che non si trovano nei soliti mercati dove si vende e si compra a suon di quattrini, di appoggi, di potere, d'intrallazzi ecc.
Perché affronta la storia non lasciandosi andare a compiacenze o consensi, rese a discrezione e allegri tentativi di approfitto, ma scontrandosi, con impegni di lotta senza pazienza e rassegnazione. Perché non assolutizza il se stesso, ma semmai lo relativizza in un servizio a dedizione totale; non crede nel potere e nei suoi strumenti, qualsiasi possano essere, ma piuttosto nella liberazione, nella crescita di una coscienza popolare. Non accetta il personaggio più o meno a gran-dezze provvidenziali o per crismi di ordine politico, culturale o religioso, al quale delegare la promozione dei valori umani, la soluzione dei problemi, l'avanzamento della giustizia, della dignità umana ecc. ma crede nel popolo, anche se disorientato e smarrito e anzi tanto più ne ha «pietà e ci si compromette quando lo vede come un gregge senza pastore» e vi si confonde nel popolo, vi smarrisce la propria identità, goccia nella fiumana e onda nell'oceano.
E' sempre più il momento di raccogliere la propria nullità e considerarla quel nulla sul quale Dio può pronunciare la sua Parola di creazione di universi, di «cieli nuovi e terre nuove», iniziare la manifestazione del suo essere Amore e ottenere la sua Gloria. Perché lo Spirito di Dio è ancora e forse sempre più, nonostante le apparenze ad aleggiare sulla storia per compiervi i suoi progetti lungo le sue vie e rifacendosi alla sua potenza.
Beati gli occhi che nella caligine che rabbuia la storia, sanno vedere o almeno intuire la presenza di Dio. Vi si affidano con piena fiducia consegnandogli tutta la speranza ma specialmente il compromettersi giorno per giorno, nelle piccole o grandi cose, nel fare ma specialmente nell'essere: fino al punto da risultare una mano tesa per stringere altre mani, un cartello stradale che indica una direzione, un mare sul quale navigare, una terra da abitare, ma specialmente una sincerità e verità di vita da suscitare invidia e stupore, come qualcosa di estremamente semplice e bellissimo da costringere a pensare di aver avuto conoscenza ed esperienza di un miracolo di Dio.
E' il nostro augurio per tutti voi, cari amici, ma è anche il nostro impegno di fedeltà ad un progetto di vita che porta in sé, come segno carismatico, la dolcissima presunzione di poter offrire qualcosa e non qualcosa di poco conto ma questo adorabile sacramento: un nulla abitato da Dio.
Di questo miracolo anche queste poche e povere pagine vorrebbero essere testimonianza.



in Lotta come Amore: LcA febbraio 1979, Febbraio 1979

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