Riprendiamo dopo le vacanze estive il nostro incontrarci sulle pagine di questo giornaletto. Un modo estremamente semplice di ravvicinare le distanze che ci separano (anche se occorrono mesi di viaggio postale, come ci è capitato di sapere, quando tutto non va a finire nel macero).
Ma più che tutto è per avere la possibilità di parlarci, di raccontarci le nostre cose che possono anche essere insignificanti ma esprimono però una sincerità, una autenticità di Amore fraterno e più ancora manifestano quella fatica che ciascuno di noi intende continuare di ricerca di Dio nel mondo in cui stiamo vivendo. Perché di fatica si tratta, quando decidiamo, rispondendo alla luce che lo Spirito accende in noi di metterci a camminare sulla strada della Fede. Può essere una fatica esaltante vissuta e anche sofferta con profonda gioia, quasi con entusiasmo, come quando si è innamorati e tutto è felicità, ma può essere anche fatica opprimente, logorante e spesso può perfino apparire senza prospettive di sollievo, di consolazione, di fruttificazione. Sia nel primo caso e nel secondo (è chiaro che ve ne sono d'intermedi, innumerevoli situazioni una diversa dall'altra, perché ognuno ha la sua problematica interiore e la sua condizione esterna di vita) ma comunque sia il tipo, la qualificazione di questa fatica che viene richiesta dalla nostra scelta di Fede, sentire vicino il fratello che anche lui faticosamente fatica, ma che però non si arrende, anzi sempre più è convinto a continuare con assoluta perseveranza e fedeltà, questa presenza fraterna é senza dubbio motivo di consolazione, di coraggio.
Questo nostro tempo così dichiaratamente socializzato, comunitario, dove le distanze sono annullate e tutto é meravigliosamente vicino, a portata di mano e il parlare e il comunicare é così straordinariamente facilitato, sta risultando tempo di paurose solitudini, di pressoché, impossibilità di comunicare, di capirsi e tanto più di soccorrerci fraternamente.
Le città sono un deserto, le case una pensione, camminiamo nella vita come quando si viaggia in treno, divisi in tanti scompartimenti, prima e seconda classe e quando si parla è per passare il tempo e chi scende e chi sale incessantemente. Se così è la convivenza, diciamo così, civile, quella religiosa è forse ancora più rarefatta, impersonale, asettica. La formazione liturgica continua a livellare, schematizzandola, la ricerca interiore, personale. La pastorale è sempre più una pianificazione studiata da specialisti sulla base di ricerche scientifiche, di saggi statistici, di, progettazioni ben calibrate. Sempre più la pastorale ha qualcosa della pianificazione urbanistica e dei piani regolatori. La parrocchia é un ufficio di collocamento delle diverse esigenze religiose che vi confluiscono. Una sapiente centrale della Parola, come quella del latte, pastorizzato, da potersi usare immediatamente o a lunga conservazione. Una metodica distribuzione sacramentaria e di sperimentazione organizzata del sacro, come una ben attrezzata agenzia turistica, dove è possibile trovare qualsiasi informazione ma dove specialmente è possibile affidarsi a occhi chiusi, pensano a tutto.
E'giocoforza che nascano esigenze di ricerca personale, grazie a Dio. S'impongono così semplicemente per la forza dello Spirito. Possono essere provocate sul nascere, da scontentezza, nausea, impossibilità di trovare nella standardizzazione religiosa imperante, quel respiro personale che consente di sentirsi vivi e viventi. Ma poi, se la spinta interiore é salda, e forte, s'impone l'accoglienza e il precisarsi di motivi positivi, autentici, irresistibili: il bisogno di Dio, liberazione e creatività di vita, di esistenza. La Parola rapportata personalmente a se stesso, indicazione concreta di scelte precise. La preghiera, incontro personale con il Mistero di Dio. La conoscenza di Gesù Cristo cercando di accoglierne scopertamente tutta la provocazione. Il calare la Fede come luce per poter riuscire a discernere qualcosa di vero, di autentico nella realtà così tenebrosa di questo mondo.
La scoperta dell'Amore come possibilità semplice di rapporto fraterno. Una lotta seria, profonda, coinvolgente per puntare alla realizzazione storica, concreta di un'umanità meno disumanizzata, prospettando a se e agli altri un progetto di liberazione, di riconciliazione, di fraternità...
Un lungo cammino di Fede, ovviamente. E può essere che attraversi deserti, solitudine, contrasti, respinte. Certamente si tratta di tutta un'immensa fatica. Tanto più che è possibile trovare risorse unicamente scavandole dentro se stessi, nella profondità della propria anima e nell'incontro d'Amore con Dio.
E' allora che imbattersi in un fratello, in una sorella che, nonostante la fatica che l'impegna e forse il carico sulle spalle e sull'anima che li appesantisce, allungano la mano per una buona stretta e guardano con occhi sorridenti e dicono parole di fiducia, di speranza, di Amore, é un grande misterioso dono di Dio.
Il regno di Dio, sempre, ma particolarmente in questo nostro tempo, è legato strettamente e dipendente, nel suo realizzarsi, alle scelte personali portate avanti con Fede e coraggio in modo da ottenere convinzioni profonde, coscienze chiare e sicure, personalità ben costruite dalla Parola di Dio e dal sacramento del suo Amore. E immediatamente, quasi simultaneamente, il Regno di Dio è condizionato allo spirito di fraternità all'incontro vicendevole, chiaro e aperto, all'accoglienza, offrendo tutto, in comunione totale a qualsiasi livello, compresa una seria ricerca di liberazione umana, una lotta per la giustizia, per la dignità dell'uomo, un giocare tutto nell'Amore.
E perché crediamo in questo progetto con profonda Fede che é giusto e bello aiutarci e confortarci. Queste pagine non hanno altro motivo di esistere che dire a ciascuno di voi: non sei solo, mai. Dio è con te e più ancora tu sei nel suo Amore, ma ti sono vicini anche e camminano con te, uno, due, tre, chissà quanti fratelli e sorelle.
in Lotta come Amore: LcA ottobre 1978, Ottobre 1978
Luigi Sonnenfeld
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