Sono stati veramente tanti i fratelli e le sorelle che hanno risposto al nostro invito a farci pervenire un segno sia pure minimo di partecipazione o di dissenso al nostro sforzo di comunicare ad altri quella che ci sembra ormai sempre più "l'unica cosa necessaria", quella Fede che, sia pure ridotta a granellino di senape, possiede ancora intatta la forza di "spostare le montagne".
La conoscenza di Dio che la Fede ci dona é la perla preziosa per la quale é necessario vendere e abbandonare tutto. Non la conoscenza dei saggi e degli esperti, ma quella che é data ai piccoli, quella che Cristo é venuto a portare in pienezza:
"Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo rivela".
E' per questo che vogliamo rimanere fedeli a questo scambio e intendiamo essere noi a ringraziare tutti coloro che hanno espresso ed esprimeranno le loro esperienze di fede e di lotta.
Noi mettiamo a disposizione questi fogli, povera cosa, che assumono pero una importanza precisa se vengono riempiti dalla collaborazione di tutti. Per questo numero abbiamo scelto solo alcuni brani da un limitato numero di lettere. Altre riflessioni verranno pubblicate nei prossimi mesi.
«... ricevo qui, nella mia solitudine, i fogli delle vostre riflessioni. Devo dire che della tanta roba che il postino scarica alla porta di casa mia, con pochissimi altri, salvo e conservo i vostri fogli.
Benché io qui viva .in una situazione diversa dalla vostra, su spazi molto più angusti e problemi molto più elementari, trovo utilissimo di tanto in tanto confrontarmi con voi, cui mi sento unito e dal sacerdozio vissuto in solitudine e dalla pretesa di vedere nella realtà di oggi i segni che Dio vi ha senza dubbio nascosti» .
"Siamo ancora vivi" avete scritto, ed è un grido di gioia e di liberazione in questi tempi in cui tanti morti voluti da un odio predicato e seminato a piene mani si stanno accatastando uno sull'altro, senza ancora conoscerne né gli ispiratori né i mandanti.
Mi avete fatto venire su non solo ricordi, ma cose vere, fede autentica, coraggio indomito, il "nostro terribile quotidiano" che tante volte smorza le speranze e gli ideali più belli.
Grazie per esservi fatti ancora vivi. Grazie davvero, perché saprei giustificarmi se vi avessi dimenticato, se il vostro cammino non mi interessasse più, se non fosse anche il mio.
Se Dio fosse stato solo un sogno, una della poesia di gioventù e non tutta una ricerca. E invece no! Dio e la mia vita, e un senso da darle, e una innata curiosità di conoscere il mondo, gli altri, la loro ricerca, il mio rapporto con loro, a volte ai limiti di qualsiasi possibilità, quasi camminassi con gente che non conosco, anche se le radici affondano sempre più nel terreno della fede .
Siamo molto contenti che "Lotta come Amore" sia ancora vivo. Ci aiuta non poco, come abbiamo potuto capire anche meglio nel periodo del vostro silenzio... ».
Mi è tornata alla memoria, leggendo i vostri fogli, un antico detto medievale: "lo vengo non so da dove, io sono non so chi, io morirò non so quando, io vado non so dove, mi MERAVIGLIO DI ESSERE CONTENTO".
Grazie, perché aiutate me e tanti altri a conservare questo stupore.
Il vostro è forse l'unico giornale che non riesco a trascurare. Mi è sempre di grande luce, oltre ad essere l'unico che conosco che non dà comunicati, ma chiede comunicazione .
"Lotta come Amore" è stato parte non marginale della mia vita, sotto più aspetti. Anche queste ultime nuove cose che esprimete e che date occasione di esprimere, mi si sono rivelate momento di crescita come uomo e cristiano.
Proprio perché la solitudine è un bene prezioso, polla d'acqua che irrora il vivere convulso, conoscenza contemplativa di Dio, senza la quale niente ha senso né motivo di essere vissuto, posso unirmi ai fratelli e sorelle che vivono non "in solitudine" ma "di solitudine". La solitudine è il momento più vero, il momento in cui facciamo il pieno per poi poter viaggiare, per non restare fermi, perché la giornata sia progresso, avanzamento, andare sempre oltre. Nella solitudine il seme si gonfia degli elementi vitali per cui domani, dilacerandosi e morendo sarà nella luce, fra gli altri esseri, la bellezza di un fiore, il dono di un frutto.
Ci è parso di cogliere nei vostri fogli i segni del "volto duro come la pietra" che non usa violenza a chi schiaffeggia ma sa resistere guardando negli occhi chi porge lo schiaffo.
Per questo noi rendiamo grazie a Dio che vi rende così e ringraziamo voi per l'annunzio fraterno e la testimonianza semplice che ci regalate.
Ma da questo doloroso svelamento deve nascere non l'immobilismo di chi si compiace del dolore, ma la voglia di lottare, di riprendere cammino, di rispondere alle esigenze del momento. Sarebbe necessaria una analisi del perché siamo giunti gradualmente allo spegnimento delle cose nuove che stavano nascendo nella Chiesa italiana. Aiutateci a fare questa analisi e cerchiamo insieme una terapia! Gesù "insegnava e guariva". Ed Egli è ancora in mezzo a noi. Nel lavoro e nella preghiera cercheremo di dare spazio a questi appuntamenti con il Risorto.
Ricevo volentieri "Lotta come Amore" nonostante da quattro anni non frequenti più la Chiesa ed abbia "perso" la fede. Penso che la mia storia sia simile, purtroppo, a quella di molti cristiani che si ripropongono di pervenire ad una fede più sentita, meno esteriore, più adulta e partecipata e finiscono per accantonare i dubbi e le inquietudini, accontentandosi di vivere alla giornata e limitandosi a provare un senso di fastidio per un problema non risolto. Ho inizialmente accettato la crisi di fede come proficuo momento di passaggio, di necessario ripensamento ed invece mi ritrovo più lontana da Dio di quanto non lo fossi prima, sempre meno disposta a ritrovare veramente la fede e a viverla coerentemente.
Il vostro foglio mi porta la testimonianza di una fede pura e intensa, come avrei voluta possederla io.
Leggo i vostri fogli e molte vostre ansie sono le mie. Mi fa bene leggervi perché mi dà la possibilità di non sentirmi solo, qualche volta tremendamente solo, a lottare per rendere Cristo un po' più credibile e per continuare, nonostante le contraddizioni proprie ed altrui.
in Lotta come Amore: LcA aprile 1978, Aprile 1978
Luigi Sonnenfeld
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