Non desiderare

Il baracchino dove lavoro è un punto di ritrovo per diversi operai anziani ormai in pensione e il commento sui fatti del giorno è di prammatica. Poiché la lingua batte dove il dente duole, è facile che a spiegare le storture dei politici siano proprio esemplificazioni sul sistema delle pensioni.
L'altro giorno è venuta fuori una proposta che mi è sembrata interessante. «La pensione - diceva uno-, per me, non dovrebbe essere tanto un mensile per una sopravvivenza più o meno decorosa, ma la possibilità per ciascuno di poter soddisfare un desiderio che nella vita vissuta finora non ha trovato spazio. Cioè di fare quelle cose, quel lavoro che le necessità della vita non gli hanno concesso». E non alludeva a desideri da lampada di Aladino, ma ai desideri spesso umili e semplici che sono nel cuore della gente che nella vita ha molto pagato.
Certo al fondo di questa richiesta c'è la consapevolezza istintiva che vivere vuol dire potersi misurare con le proprie progettazioni, con le proprie capacità di realizzare o meglio di lottare per ciò che è desiderio del profondo del cuore. Non tanto quindi il desiderio di avere qualcosa, quanto di poter fare e più ancora poter essere finalmente se stessi.
L'uomo ritrova se stesso nel desiderio che lo brucia e ripropone in questo l'immagine di un Dio che è essenzialmente amore.
Ciò che importa è che si realizzino le condizioni per cui ognuno possa chiedersi in libertà: chi desidero essere? Perché spesso, ed è fatto che si erge a sistema, questa semplicissima eppure fondamentale domanda viene affogata da chi ha interesse a imporre i propri desideri, quindi a pianificare i desideri della gente, ad annacquarli e confonderli fino a svilire il cuore di tanti nella depressione della svogliatezza e del disinteresse.
Certo è che non siamo educati a «desiderare». Ad avere dei desideri forse e sicuramente in misura enorme, ma a coltivare i sogni del cuore e della coscienza non siamo proprio abituati. Anzi, tutto un moralismo strumentalizzato a dovere non ha fatto altro che schiacciare in noi ogni possibile desiderio fino a livellare sullo stesso piano la sete di giustizia e l'attrazione esercitata dal classico barattolo di marmellata. E la distinzione pesata al milligrammo con bilancia da farmacista tra il desiderio legittimo e quello disonesto ci ha fatto dimenticare che il giudizio va posto non a partire dall'oggetto del desiderio, ma dalla radice del desiderio stesso.
Eppure è così fondamentale che io sappia cosa tu desideri, cosa tu vuoi, Se ti voglio incontrare. Solo quando considero gli altri come strumenti, non ho interesse ai loro desideri, agisco come se fosse normale che non ne abbiano o se li hanno devono essere i miei.
E' cosa fondamentale nell'uomo il desiderio: non può essere soppresso nel profondo, anzi va cresciuto ed aiutato: ciò che importa è che sia radicato in fruttificazione e non nella sterilità. E più che reprimere o dividere in buoni e cattivi, sarebbe molto importante se ci aiutassimo ad individuare la traccia di ciò che cresce in fruttificazione sotto la spinta dell'umano desiderare.
E forse quella proposta di pensione legata al desiderio, nata tra un discorso e l'altro potrebbe rivelarsi molto più saggia di quanto lo mostri l'apparenza. Il tramonto della vita potrebbe rivelare energie nascoste e tingere di bagliori vivissimi un cielo ancora troppo grigio e impenetrabile.


Luigi


in Lotta come Amore: LcA aprile 1978, Aprile 1978

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