Questi due mesi

Sono passati di poco i due mesi che avevamo stabilito come appuntamento per ritrovarci insieme sulle pagine di questo giornaletto.
Due mesi passano come un volo anche se questa primavera è stata così lenta e pesante a trascorrere. Una primavera grigia di pioggia, scura di cielo e di fioritura subito smorta. Quasi immagine e segno di tutta un'immensa tristezza gravata nell'anima, in questi quasi due mesi in cui lo smarrimento più desolato ci sta sgomentando. E poi una sensibilità umana profondamente ferita ci angoscia. E forse anche un'oscura paura ci serpeggia nell'anima.
Non sappiamo cosa pensare e nessuno può dirci qualcosa che ci sia spiegazione. Che ci aiuti a capire nel profondo, nell'intreccio misterioso dei fatti e più ancora cosa sta al di sotto dei fatti, là dove le motivazioni che provocano e muovono i pensieri degli uomini, si perdono nei pensieri del Mistero di Dio.
Perché ciò che appare e viene raccontato è come la superficie del mare che fa bonaccia o tempesta, ma il mare è il suo abisso.
Così è la storia. Appariscono le vicende e pare che gli uomini abbiano un ruolo importante, quasi determinante, ma le ragioni e le forze che muovono la storia lavorano nel profondo e provengono non sappiamo da dove e non sappiamo dove vogliono andare.
Può darsi che un'analisi scientifica, filosofica, politica sia concretamente impossibile, specialmente adesso, mentre tutto è appena avvenuto o sta per avvenire.
Crediamo invece che un'intuizione di Fede è sempre possibile. Perché la Fede non è legata a schemi stabiliti, non è soggetta ad opportunismi, non ha timore della verità e tanto meno ha paura di essere considerata assurdità e pazzia.
Sarà sempre e unicamente l'occhio di Dio a vedere in profondità e allo scoperto il cuore dell'uomo. E Lui solo può raccogliere in uno sguardo le vicende nei loro nascosti e misteriosi rapporti, le intenzioni che le hanno provocate e giudicare con chiaro e libero giudizio i loro contenuti.
Nella contemplazione silenziosa e attenta, non in cerca di chiarimenti nemmeno teologici, ma unicamente di comunione con Dio per il desiderio di consenso al suo Pensiero e di abbandono al suo Amore perché sia rivelato come vivere il suo Mistero nella realtà della vita, è possibile che sia manifestato il segreto degli avvenimenti, il nodo nascosto che unisce i fatti, il progetto che significano e che dev'essere concretizzato. .
Ed è la contemplazione, questo guardare lungo la linea dello sguardo di Dio, che unicamente può comportare l'animarsi semplice e potente, della speranza. Perché risulterà chiarissimo che tutto è stato permesso, anzi e chi ha conoscenza di Dio può affermarlo senza paura, che tutto è stato provocato, da motivi di Amore infinito, che, come non si ritrae indietro davanti ad una Croce, così può non indugiare più quando si è resa inevitabile la verga per percuotere.
E ora è questo tempo.
Se vi fosse un profeta fra noi ce lo griderebbe senza ritegni e senza timori e le sue parole sarebbero fuoco a bruciare molte cose e più ancora l'anima nostra.
Come fu al tempo di Elia,di Isaia, di Geremia.. e più ancora di Giovanni Battista e più scoperta mente ancora il capitolo 23 del Vangelo di Matteo..
Ma in questo nostro tempo non vi è e forse non vi può essere, un profeta e forse non vi è nemmeno sacerdote.
Soltanto il silenzio di un pensare umile, purificato da ogni pretesa umana, trasparente di Luce e di Fede, può concedere d'intravedere il disegno di Dio. E sarà una volontà di accoglienza del suo giudizio a ottenere che dal crogiolo di fuoco di questo nostro tempo, l'oro del progetto di Dio riprenda la sua purezza e la sua preziosità, liberandosi dalle scorie.
Può darsi che gli uomini di governo, i politici, gli intellettuali, i giornalisti ecc. non sappiano queste cose: certamente, compresi quelli di matrice cristiana, si guardano bene dal porsi il problema di Dio in questo nostro tempo.
E forse nemmeno la Chiesa, nella sua ufficialità, guarda il mondo unicamente dal punto di vista di Dio.
Altri criteri di giudizio preferiscono e ad altri interventi, di tutt'altro genere, ricorrono, piuttosto che alla purificazione, alla conversione e alla novità.
E' qui allora che si manifesta il ruolo, semplice e può darsi decisivo, se alla testimonianza della Parola di Dio dobbiamo affidarci e consegnare la nostra Speranza alla sua fedeltà, il ruolo o meglio la profezia e il sacerdozio, del credente, dell'uomo e della donna di Fede e della comunità cristiana.
Assumere sopra di sé la responsabilità del rapporto fra Dio e il nostro tempo con tutto quello, anche di più sconcertante e disumano, che questo nostro tempo porta avanti. Uscire da una condizione, è la più frequentata, di spettatore passivo, come se la vicenda non lo riguardasse o almeno soltanto di riflesso. Lasciar cadere la tentazione o respingerla energicamente, di un enorme peccato per il cristiano: delegare ad altri il peso di mediazione e quindi di sacerdozio e la responsabilità di gestione di ogni e qualsiasi intervento nello svolgimento dei fatti.
Perché non esiste assolutamente niente che possa avvenire sotto la cappa del cielo che non debba essere vissuto dal cristiano in prima persona, se non altro nella propria interiorità cioè là dove si giocano i misteriosi rapporti fra Dio e l'umanità.
E lottare perché tutto quello che può essere chiarito nella lucidità della propria intuizione di Fede resa trasparente da una seria purificazione e dall'illuminazione della luce dello Spirito, possa entrare come presenza attiva e creatrice, nella concretezza dei fatti, per realizzare la salvezza e cioè la gloria di Dio e la verità dell'uomo e della sua convivenza umana.
La preghiera vuoi dire tutte queste cosa, vissute e sofferte e cioè un coinvolgersi fino a lasciarsi travolgere come goccia d'acqua nel fluttuare del fiume della storia.
Perché anche la propria salvezza sta tutta nel perdersi. E forse anche quella di questo nostro misteriosissimo tempo.


La Redazione


in Lotta come Amore: LcA aprile 1978, Aprile 1978

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