LA CHIESA E' CHIAMATA AD UNA SCELTA CHE APPARE QUA DI UNA CHIAREZZA ALLUCINANTE: O CON GLI OPPRESSI O CON GLI OPPRESSORI. DIFFICILMENTE PENSO SI PUO' DARE UNA SITUAZIONE IN CUI LA SCELTA SI PROPONGA COSI' CHIARA E SCEVRA DI IMPLICAZIONI IDEOLOGICHE. CHI SI DISTRAE DI FRONTE A QUESTA SCELTA DA' PROVA DI ESSERE PRIVO DI UN MINIMO DI SENSIBILITA' EVANGELICA E UN CRISTIANO CHE CERCA DI RICOPRIRLA DI PRETESTI IDEOLOGICI, MI SENTIREI DI DIRE CHE PECCA CONTRO LO SPIRITO SANTO...
Carissimo Sirio:
ho portato come me la tua lettera in Brasile, dove sto trascorrendo il tempo delle feste dettando conferenze, meditazioni, ritiri, in un portoghese zoppicante, perché costretto fra i due fratelli, l'italiano e lo spagnolo. La gente mi sopporta, anzi per non far loro torto, direi che mi accoglie con una simpatia che non merito. Sono passato dal sertao e dal Matogrosso al sud e ora mi trovo nella mostruosa metropoli di Sao Paulo, cosi ho l'occasione di cogliere tutto il Brasile, non geograficamente, il che sarebbe impossibile, ma il Brasile economicamente e culturalmente differente. Passo dalla chiesa del nord povera e irta di problemi alla chiesa del sud opulenta e cullata in una illusione di cristianità marcata dalle comunità tradizionaliste di origine veneta o tedesca. Uno dei grossi problemi del Brasile è che quasi tutta la terra amazonica è in mano a stranieri. Missionari italiani, tedeschi, olandesi... di tutta l'Europa hanno diffuso il cristianesimo in questa terra immensa e vi hanno strutturato una chiesa con la sua gerarchia. I pochi prelati brasiliani assumono il problema e l'angoscia del popolo cacciato dalla sua terra per l'invasione del capitale nazionale e straniero che realizza il progetto di trasformare l'Amazonia in un latifondo.
Questi «missionari» diffondono e difendono un cristianesimo a-politico, a-critico, ideologico svuotato di uomo. C'è una sola eccezione: Pedro Casaldaliga; può darsi ce ne siano altri, che mi sfuggono e sarei ben contento di questo errore. Quello che accade nel territorio amazonico succede con qualche variante, nel nordest, dove la chiesa è più brasiliana e conta vescovi più coscienti e chiari, e uniti fra loro. Intorno alla figura di dom Helder Camara ci sono dei vescovi meno noti internazionalmente, ma impegnati nella difesa dei poveri, che danno prova di una disposizione al martirio ogni giorno. Ti deprime scoprire che dei missionari stranieri si sono fatti qui un piccolo angolo di comodità. Qualsiasi tecnico laico sentirebbe il disagio di vivere una vita distante un abisso da quella del popolo, per la maniera di abitare, di mangiare di viaggiare come quella che ho visto adottata tranquillamente da certi missionari. Quando penso che sono quelli che raccolgono denari nelle comunità europee con la pubblicità creando nella fantasia dei cristiani l'immagine di una vita eroica, penso con tristezza a che punto di degradazione è arrivata la nostra formazione religiosa da farci capaci di un cinismo di cui è incapace un uomo normale, senza fede e senza ideali. Penso che Gesù, perdonerà la nostra fragilità, l'inclinazione terribile e incontentabile che abbiamo verso il più comodo il più facile, il più piacevole ma non perdonerà la nostra ipocrisia; il Vangelo parla chiaro su questo punto.
Qua si vede con chiarezza la scelta di fronte a cui si trova tutta la chiesa oggi; in Italia l'alternativa si fa teorica, e si riduce, come sempre, a un problema di tipo dottrinale: o teologia della liberazione o teologia col T maiuscolo, quella che è coperta da san Tommaso da sette secoli di indagine, di chiarimenti e di complicità varie. Capisco perfettamente perché in Europa si difenda con i denti questa teologia speculativa che permette di fare dei problemi concreti degli universali astratti; i poveri diventano la povertà, i movimenti di liberazione si trasformano nel tema della violenza, la fedeltà alla comunità umana in esodo si vaporizza nel concetto di obbedienza, e sono possibili le incoerenze più gigantesche. Un professore di religione con il suo stipendio assicurato mi tranquillizzava: che la teologia della liberazione è liquidata per sempre, è impossibile darle credito.
Questa frase che è una delle ultime raccolte nel mio recente viaggio in Italia, mi ha martellato dentro nel nordest, in un incontro con «agenti di pastorale» come li chiamano qui in Brasile. Gente malvestita malnutrita, non accolta, respinta dalla sua propria terra che legge il Vangelo dalla sua situazione concreta. Quante volte ho pensato alla frase di san Giovanni «venne nella sua casa e i suoi non lo ricevettero». Per la loro impotenza politica e la loro emarginazione sociale, queste comunità non possono ideologizzare il Vangelo e sono costrette a rispettare la sua nudità, il suo livello di fede e di speranza. Questa gente non è il proletariato cui si dirige l'ideologia marxista e solo la chiesa può assumere il suo gemito. Di marxisti qua in Brasile non ne ho incontrato nessuno, nonostante il sospetto e l'accusa dei militari che guarniscono la zona. La chiesa è chiamata a una scelta che appare qua di una chiarezza allucinante: o con gli oppressi o con gli oppressori. Difficilmente penso si può dare una situazione in cui la scelta si proponga cosi chiara e scevra di implicazioni ideologiche. Chi si distrae di fronte a questa scelta dà prova di essere privo di un minimo di sensibilità evangelica, e un cristiano che cerca di ricoprirla di pretesti ideologici, mi sentirei di dire che pecca contro lo Spirito santo, quel peccato che secondo Gesù, non ha perdono. Uno che riporta nella situazione concreta o il pretesto fabbricato in Europa per continuare ad essere cristiani e nello stesso tempo neutrali di fronte all'ingiustizia: «non fare il giuoco degli avversari, non essere idioti utili» qua è un chiaro indiscutibile peccato contro lo Spirito santo. Qui un vescovo di buona volontà (purtroppo non sono moltissimi) si trova di fronte l'uomo nudo disarmato, la persona allo stato puro non raggiunto da nessuna ideologia. Non ho mai visto la sfida del Vangelo farsi più chiara e esplicita: o un cristiano prende sul serio le parole di Gesù: «ebbi fame e mi deste da mangiare ... sono caduto in mano della polizia e non mi avete abbandonato ...» o cercherà invano in tutta la sua vita l'occasione di un incontro col Signore Gesù. Davanti a chi si dichiara e dichiara ai quattro venti di essere sensibile alla persona, esperto dell'uomo, si presenta.l'uomo allo stato puro. Quando il Vangelo raggiunge il popolo si fa chiaro, ed è una sorpresa piena di gioia scoprire che il vangelo è stato annunziato a questo livello e lo si capisce solo a questo livello. Non saprei come spiegarti questo: è come se uno sapesse che a una stazione radiofonica alle otto di sera si trasmette la nona di Beethoven, e cerca, cerca molto tempo senza riuscire a mettersi in onda e finalmente la trova e comincia a sentire perfettamente. Di qua, Sirio, ha origine il mio amore per i poveri e per l'America latina: ho trovato l'onda del Vangelo. Non ti posso dire, ahimè, di viverlo con coerenza con fedeltà, ma ne colgo il canto, il senso come ne sono sicuro non coglierei in altra situazione esistenziale. Questo mi sforzo di far capire: che il Vangelo non è come un trattato di chimica che si può leggere dovunque e da qualunque situazione, ed è questo che non si capisce. Si sono fatti dei passi importanti per scoprire il contesto storico in cui fu scritto il Vangelo, e per limitare il vero discorso di Gesù dalle riflessioni che lo accompagnano e che sono della comunità che riceve la parola; ma questa orientazione ci distrae dal vero problema che è chiaramente presentato nella parabola del seme. Un mio confratello mi dice sempre che molti religiosi non leggono il Vangelo perché se lo leggessero, non potrebbero cadere in scelte fatte con assoluta libertà come compra di case, di terreni, di apparecchi di ogni tipo che mandano a farsi benedire il concetto più largo di povertà. lo penso che leggono il Vangelo ma con i piedi nel mondo borghese, dal mondo borghese.
E allora è inevitabile che il Vangelo si trasformi in ideologia che giustifica tutto. Come quel tal cristiano che è invaso da desideri di ogni tipo come da un'erba che si diffonde implacabilmente, e si giustifica ricorrendo al cento per uno che Gesù ha promesso come riparazione a quelli che abbandonano qualcosa per lui. Sarebbe umoristico se nessuno pagasse questa stoltezza. Quando uno vede che i poveri pagano, perde la voglia di divertirsi...
Arturo Paoli
in Lotta come Amore: LcA gennaio 1978, Gennaio 1978
Luigi Sonnenfeld
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