Lettera ai fratelli e sorelle

che vivono in solitudine

Una delle difficoltà che hanno impedito il mettere insieme queste paginette sulla linea del nuovo corso dato a "Lotta come Amore» fin dall'aprile del '77 (solo questo numero è uscito nell'anno passato) una delle difficoltà è venuta fuori dall'esiguo numero dal quale la nostra comunità è attualmente formata e dal suo significato sempre più andato riducendosi.
Pochissimi e nemmeno in condizioni di rappresentare localmente un qualche significato concreto o comunque di ricerca. Non abbiamo forse nulla da offrire come esemplificazione d'impegno o di valori comunitari. Siamo senza un gruppo, come dire di ricerca biblica, di coscientizzazione comunitaria e nemmeno una comunità di preghiera...
Siamo realmente niente perché dire poveri è troppo poco, cari amici. Eppure conserviamo la presunzione di avere tantissimo. fin quasi da poter offrire qualcosa. Che cosa non sappiamo bene. Ma per esempio che la luce non si è andata spengendo e non siamo nemmeno disposti a tenerla sotto il moggio. Che non siamo dei rassegnati al compromesso, da quello storico a quello di tutti i giorni. Che intendiamo, a costo di tutto, continuare a sostenere, con serenità e forza, la fatica della Fede di Dio, in Gesù Cristo e quindi nell'umanità. Ancora e più profondamente per non dire più violentemente, la preghiera ci scuote e ci agita, come vento impetuoso fin dalle radici e impedisce un ripiegamento, almeno per ora, eremitico e tanto meno disincarnato. E la scelta di Dio ancora percuote nel vivo la carne e l'anima costringendo a camminare, a gridare, se non altro a cercare, come quando si cammina a tentoni, non molto di più che al lume delle stelle.
Quando non si ha più nulla e non si è più nulla è forse allora il momento di dare qualcosa. Se non altro la testimonianza di un non arrendersi, ma di crederci ancora e forse assai più di prima.
Gli amici che sono un po' avanti negli anni ricorderanno un mensile, si chiamava «La voce dei poveri» che praticamente mettevo insieme da solo: e avevo intensissima la vivacità e la forza di un lavorare alla preparazione, di un faticare appassionato al dissodamento, perché sarebbero dovuti venire gli anni belli di una mietitura per molte cose sperate, per novità sognate.
Ora (e di quanta amarezza e di quanta stanchezza potrebbe essere motivo la memoria degli anni dal '56 a questo inizio del '78, su tutta la realtà, da quella personale, comunitaria, ecclesiale, sociale, politica, culturale ... ) ora, in questo preciso momento, la fatica è incredibilmente più pesante, verrebbe da dire: basta, tanto non ce la faccio a camminare ancora e cioè a credere, a sperare.
Invece non è così. La chiarezza interiore è intatta, freschissima, nonostante che gli anni annebbino le capacità visive e le trasparenze intellettive. La scelta di Dio si è andata sempre più radicalizzando, assolutizzandosi senza vacui misticismi e teologie alienanti e tanto meno con disincarnazioni e devozionalismi.
Il «sì» è diventato ancora di più «sì» e il «no», «no» e non per esclusivismi o separazioni, intransigenze o peggio ancora integrismi, ma semplicemente per una essenzializzazione sempre più serena e liberata, una più allargata capacità di accoglienza e quindi anche una maggiore necessità di discernimento e di scelta: di qui un accentuarsi di senso di responsabilità, per dir così, storica, cioè attualizzata nel momento che volge. Ne viene logicamente una caratterizzazione personale che potrebbe anche essere crescita e maturazione: ci sta che possa essere accolta con benevolenza, può risultare anche mascheramento e artificiosità ed essere cordialmente respinta.
E' esperienza di sempre ma particolarmente di questi ultimi tempi.
Può darsi che sia venuto il momento per me di tirare, come si suol dire, i remi in barca, non avendo più cose da dire e tanto più da offrire e a questo sto riflettendo seriamente cercando di cogliere i segni, sulla terra e in cielo, che mi manifestino se e in che cosa devo ancora impegnare i giorni, pochi o tanti che siano, che la Volontà di Dio mi vuole regalare.
Nel frattempo mi è sembrato che un piccolo servizio poteva darsi che ancora mi fosse concesso di offrire a tanti amici e anche a questo tempo e al mondo del quale ancora mi approfitto e che sfrutto perché mangio pane e respiro ossigeno, levando lo forse a chi ne ha più diritto di me.
E allora ho scritto una lunga lettera, che qui sotto mi permetto di pubblicare, ad una ventina di amici che so in situazione di particolare solitudine e impegnati in una profonda ricerca di Fede in tutto il nostro contemporaneo. Non tutti ma quasi, mi hanno risposto. Alcuni hanno raccolto l'invito ad offrire la fatica della loro ricerca di Fede, come uno che lungo il cammino e a volte la strada è dura e assolata o battuta dal vento, si ferma e prende il suo pane dalla bisaccia lo spezza e lo offre a tutti dicendo: questo è il mio corpo e similmente la borraccia di vino, di bocca in bocca, a ristorare la sete, a riaccendere la forza per continuare la strada.
E' chiaro che ora la lettera è rivolta a tutti. Queste pagine potrebbero essere come quando ci si incontra tra amici e si parla con estrema sincerità e quindi con totale semplicità e immediatezza: quello che viene su, all'improvviso, dal cuore è forse la parte più vera di noi, può essere il traboccare dell'abbondanza che lo Spirito di Dio ha nascosto nell'anima nostra. La comunione è prima di ogni altra cosa rivelazione e totale consegna di noi all'altro.
Forse queste pagine perché possano avere un loro significato dovrebbero essere scritte come quando si offre da bere attingendo direttamente l'acqua al suo scaturire dalla roccia.
Spesso la riflessione, il ragionamento è come l'inquinamento: un intervento «dell'umano» nella freschezza cristallina che pur potrebbe sgorgare dall'anima nostra.
Tendere la mano per una stretta cordiale a significare che sì, siamo insieme, coraggio, bisogna farcela, non avere paura... non la neghiamo mai a nessuno.
Non penso mai ad altro, quando scrivo o quando parlo, ad altro che a dare di sentirmi accanto, a gomito a gomito e a che possano essere incontrati occhi che sorridono e sentire un cuore che batte forte per l'emozione e ascoltare una parola che se è Dio sia più possibile Dio, se è Uomo sia veramente Uomo e se è Gesù Cristo sia veramente Dio e Uomo. E non per fare della catechesi o della pastorale ma unicamente per credere nella vita e coinvolgersi nella storia.
E sapere che io, tu e ogni uomo e ogni donna non siamo soli.


Ai fratelli e sorelle che vivono in solitudine
Cari fratelli e sorelle,
vi prego di non sorprendervi di una così lunga lettera. e ho speranza che non vi sia di distrazione inutile, nella vostra solitudine, il dover leggere (se volete darmene la consolazione) tutte queste pagine.
Sono sicuro che voi sapete che ogni parola, anche se tanto povera, la raccolgo nel più profondo della mia anima, tant'é vero che ho perfino l'ardire di pensare che non sia soltanto parola mia, ma un po' dettata anche dallo Spirito di Dio che veramente, come il vento soffia dove vuole...
Mi è venuto in cuore di comunicarvi tutto un progetto, nella speranza di trovare insieme a voi, se è possibile e se la dolce Bontà di Dio ce ne dà l'ispirazione e la grazia, una realizzazione, o meglio, una qualche possibilità di risposta.
Perché, per quanto a me è dato di comprendere, questo progetto (che poi non è niente di eccezionale ma è realmente poverissima cosa) investe e riguarda tutto un problema che non è soltanto mio, ma, mi è stato dato di intendere, è anche vostro, in qualche modo mi sembra che ci appartenga e per molti motivi estremamente chiari che poi vi accennerò.
E' però anche e particolarmente gravissimo problema della Chiesa, se ancora la Chiesa vuole e può essere segno di Dio nel mondo e presenza visibile e vivente di Gesù Cristo nella storia, cioè in tutto il Mistero della realtà umana.
E è problema impressionante (perché i segni pare quasi che parlino di fine dei tempi) di questo tempo che stiamo vivendo, di questa attuale condizione di uomini e di donne, se è vero che l'umanità vuole e può sopravvivere come umanità.
Mi rivolgo a voi perché in un modo o in un altro, a seguito delle vicende che vi hanno coinvolto e travolto, per volontà di uomini o per vostra personale elezione o per una precisa chiamata di Dio, vi trovate in solitudine.
E per solitudine intendo particolarmente una condizione di un vivere anche esteriore oppure soltanto interiormente, nella quale l'unica motivazione, l'unica spiegazione di questo tipo, di questa realtà di vita, sia unicamente Dio. Una vita spiegabile unicamente con Dio, comprensibile e giustificabile soltanto nella Fede.
Vi dirò con semplicità e a cuore aperto, quello che porto nell'anima, raccolgo tutto, così come mi viene, senza preoccuparmi che l'esposizione sia ben ordinata e tanto più esauriente. Me ne perdonerete, ne sono sicuro.
Il Mistero del come Dio conduce il compimento del suo Regno nel mondo, è veramente grande perché innumerevoli e soltanto note a Lui solo, sono le sue vie.
D'altra parte la nostra Fede (ogni e qualsiasi ricerca religiosa) è chiamata per sua natura, nell'illuminazione della luce di Dio, a intuire il disegno di Dio, quello rivelato indicazione di quello che deve ancora rivelarsi, e a cercare di consentivi con totale Amore.
E' per questo (e chissà quanto il motivo è profondissimo) la conoscenza contemplativa di Dio è in attesa di essere ritrovata in tutta la sua luminosità.
E la conoscenza dell'uomo, dell'umanità, ha terribile urgenza di essere riscoperta come fondante, perché essenziale conoscenza, nel Mistero di Dio.
Il discorso è molto grosso (molto più di me, ovviamente, mediocrissimo uomo, in tante cose, ma tanto più in questa capacità contemplativa) ma mi è chiaro spesso quando nel profondo dell'anima, vivo la sorte di questo nostro tempo e la condizione storica dell'umanità nel mondo e nello stesso momento, la preghiera e cioè la visione di Fede, mi inquadra questa paurosa scena umana nella vivissima luce di Dio.
Perché la preghiera è conoscenza di Dio e dell'uomo. E oggetto e causa di contemplazione è Dio e l'uomo. E' lo stesso occhio che vede e lo stesso spirito che adora. E' lo stesso cuore che infinitamente ama.
Credo che l'umanità ha molto bisogno che degli occhi siano purificati sì che possano ritrovarsi capaci della visione di Dio. Perché se l'occhio è limpido tutto il corpo è nella luce.
É questa purificazione che lo Spirito di Dio sta cercando di ottenere nella Chiesa che dovrebbe essere l'occhio dell'umanità capace della visione di Dio. E' lavoro estremamente faticoso e solo Dio sa questa purificazione che crogiuolo dovrà affrontare e sostenere.
Intanto però, per tornare a. noi, forse sarebbe cosa buona considerare che noi siamo stati liberati di molti pesi e impegni e responsabilità. Perché purificazione e liberazione possono anche voler dire solitudine, cioè povertà, semplice e nuda.
E' sconfitta la nostra come per chi perde battaglie, o è trionfo della gloria di Dio per nostro Amore e non solo di noi?
Ci hanno ridotto alla solitudine l'istituzione gerarchica della Chiesa, il disorientamento culturale, la civiltà del benessere, la vicenda politica ecc. di questo nostro tempo, oppure ci ha ridotto e separato nella solitudine, quasi in condizioni di vita eremitica, la potenza dello Spirito di Dio?
E' problema molto serio e carico di enormi responsabilità, a mio avviso e non possiamo in coscienza non rendercene conto . Cosa che voi certamente già fate e lodevolmente e che io invece, non ho ancora forse incominciato nemmeno a tentare.
Ma sono già però assai nella solitudine se la ricerca di Dio mi si sta manifestando come richiamo per me che va sempre più assolutizzandosi fino a farsi nell'anima mia l'unica voce.
E vedo e intendo con la povera intuizione della mia Fede che Dio è da ritrovarsi in tutta la sua misteriosa presenza nel mondo, in ogni essere umano e in tutta l'umanità.
E' di qui l'urgenza, come dovere di Comunione con Dio e con l'uomo, di preghiera. Di preghiera di adorazione, silenziosa e dilatata alle misure dell'infinità di Dio.
Di preghiera d'implorazione, paziente e fiduciosa, per la salvezza del mondo. Ma anche di preghiera che ritrova e chiarisce il rapporto fra Dio e l'uomo, fino al punto da riscoprire la sorgente dove il popolo possa dissetarsi e dove possa raccogliere il pane per sfamarsi.
Perché è la preghiera che insegnerà l'umano e cioè la libertà, la giustizia, l'uguaglianza, la fraternità: cioè l'umanità nuova.
Ma voi sapete molto meglio di me tutte queste cose e molte altre assai, quindi non occorre che io in questo momento ve ne scriva.
Quello che io volevo proporvi è questo.
Può darsi che conosciate quel mio periodico "Lotta come Amore". Per diversi anni è stato un grosso impegno per noi, piccola comunità, per cercare di portare una lotta di rinnovamento nella Chiesa, non per polemica o crisi di valori ecclesiali ma unicamente per fedeltà, attaccamento, Amore alla Chiesa.
Mi sono avveduto che forse non vi era più motivo per continuare questo impegno. Forse anche per stanchezza, per sfiducia, perfino forse per una sentita impossibilità di speranza.
Mentre invece mi è apparso progetto da raccogliere il dedicarsi a questa ricerca di Dio nel contemporaneo. Cercare di scoprire nel profondo dell'anima propria e in tutta la realtà del mondo, il Mistero della Presenza di Dio e offrire questa esperienza di ricerca, questa adorabile fatica di Fede, questo abbandonarsi alla preghiera come compromissione totale nella vita e nella storia.
Penso che la Chiesa abbia questo estremo bisogno: che il Mistero di Dio sia di nuovo la sua unica ragione d'essere nella storia. Dio nella chiarità del suo Essere, nella potenza della sua presenza, nella continuità della sua creazione, Dio nel suo essere Padre. La Chiesa ha bisogno della Buona Notizia: la Fede in Gesù Cristo, manifestazione perfetta di Dio e dell'uomo: sintesi adorabile di Dio e dell'Uomo.
E così e forse ancora di più quest'unica sorgente di vita misteriosamente la cerca la gente della strada che si ostina a sperare, il popolo che continua a voler credere, la cultura che non accetta imprigionamenti o livellamenti e tanto più chi ancora è deciso a lottare, a dare il meglio di se, a voler vivere di Amore, perché crede tenacemente, ostinatamente, nonostante le tremende delusioni e amarezze, crede ad una umanità diversa, ad un'esistenza umana nuova.
Può darsi che questa profezia di Dio nel nostro tempo lo Spirito di Dio stia, attraverso le sue vie misteriose, risvegliando.
Riflettendo alla nostra storia, così come le nostre cose sono andate (e perdonatemi se mi permetto di allineare la mia storia, così sbiadita e insignificante, alla vostra vicenda personale senza dubbio più ricca e rigogliosa di valori e di fruttificazioni), riflettendo alla nostra storia, mi è apparsa l'idea che Dio ci abbia a consegnare questa profezia.
I motivi di questa impressione sono molti, ma uno specialmente mi convince: fin qui e le vicende non sono state davvero favorevoli, la grazia di Dio ha conservato in noi la Fede. Purissima potenza del suo Miracolo di Amore in noi: credo che sia onesto riconoscerla.
E' chiaro che non può essere soltanto per noi questo adorabile dono di Dio.
Tutto questo lungo discorso (e ve ne chiedo perdono) per offrirvi questo nostro periodico dove raccontare la nostra ricerca personale di Fede, la nostra esperienza di Dio.
Perché di fogli e riviste cariche di teologia ve ne sono molte: ma la chiarezza e la spontaneità della profezia di Dio sono un'altra cosa.
Offrire la nostra Fede è assai più che consegnare l'anima nostra. E comunicare il nostro incentrarci con Dio in se stesso e Dio nel mondo che è Gesù Cristo e la conoscenza e l'Amore per l'uomo e per l'umanità tutta, rivelata in noi dallo Spirito, è qualcosa come dare a mangiare la propria carne e bere il proprio sangue.
Credo che questo sia l'Amore vero che dobbiamo all'umanità, con tutto il rispetto per chi altre cose offre.
Della spesa occorrente possiamo occuparcene noi con il nostro lavoro: così anche questo lavoro manuale acquista un motivo di Fede, dato che gli è rimasto poc'altro significato.
Voi potete inviare elenchi d'indirizzi che vi stanno particolarmente a cuore per l'accoglienza di questa profezia. E noi provvediamo alla spedizione postale.
Non so se avete visto l'unico numero che abbiamo messo, insieme quest'anno, a primavera: avrete notato la ricerca, sia pure semplice e povera, di obbedire a questa novità.
Potrebbe forse essere cosa buona e dolcemente consolante, incontrarci e stare insieme, pregando e discorrendo, un po' di tempo: molte cose forse lo Spirito di Dio potrebbe darci di poter comunicare fra noi e altri di vostra conoscenza e dei quali io non ho notizia o di cui io posso non essermi ricordato.
Ecco che io dalla mia solitudine ho parlato alla vostra, ma più che tutto vi ho aperto il mio cuore nella fiducia che la Parola che vi ho rivolto sia buona, cioè non sia parola mia ma una Parola di Dio.
Se non altro tutto può essere adorabile e prezioso perché è senza dubbio Amore fraterno da parte mia per voi e considerazione e profondo rispetto e stima.
Insieme a tutti questi sentimenti vi prego di accogliermi nel vostro cuore e di custodirmi nella vostra preghiera.


Sirio Politi



in Lotta come Amore: LcA gennaio 1978, Gennaio 1978

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