Chi è vangelo oggi

Ho partecipato con un piccolo gruppo di amici di Pietrasanta al convegno di studi della Cittadella di Assisi sul tema 'Chi è Vangelo oggi'.
Forse il fatto di dover fare ogni sera un breve tratto di strada per ritornare alle nostre tende, forse una dannata capacità tutta toscana di ironizzare su tutto, non ci ha impedito una partecipazione continua, ma ci ha salvato da tutto quel 'chiacchiericcio' che è la parte deteriore nei tempi morti dei convegni. Assisi poi è inesauribile in una proposta misteriosamente sempre nuova.
Franco ha scritto un breve resoconto dei momenti essenziali del convegno. Da parte mia vorrei notare alcune cose su cui ho avuto occasione di riflettere.
Ho partecipato al gruppo di studio sul problema degli handicappati. Non sfioro questo problema, così grave anche da noi, neppure con la punta di un dito. Mi interessa, in modo appena percettibile ancora, il problema della salute e l'argomento handicap era quello che più vi si avvicinava.
Ho partecipato con crescente interesse a ciò che i miei compagni andavano dicendo delle loro esperienze. Ho avvertito timidamente farsi strada la consapevolezza di percorrere un cammino alternativo a tutto ciò che la scienza ufficiale (quella medica e quella sociologica) propina oggi sull'argomento handicap avvertendone l'importanza come capo di investimenti di capitale destinato ad allargarsi in un prossimo futuro. La demitizzazione della figura dello psicologo, dell'équipe specializzata, non più a livello di chiacchiere contestative, ma di esperienze alternative portate avanti nella consapevolezza che usare dei mezzi poveri non vuol dire affatto cadere nello spontaneismo e nel pressapochismo, ma è strada dura, piena di attenzioni, di ricerca, di studio, di riflessione nella convinzione che i problemi fondamentali sono essenzialmente gli stessi per l'uomo oggi nelle diverse condizioni di vita. Non è più possibile onestamente ricercare soluzioni per 'gli altri' senza cadere nell'imbroglio che ci vuole divisi nella reciproca assistenza per indebolire l'uomo nella sua dignità ed originalità e renderlo schiavo dei suoi bisogni. Quanto sia difficile impostare un rapporto di 'comunione' appare chiaro nella società come nella Chiesa e senza comunione parlare di 'servizio' è mascherare con questa parola quello che è solo misero sfruttamento.
Ripensavo ai preti-operai, alle loro dichiarazioni di essere evangelizzati dalla classe operaia, alla disponibilità di molti ad essere 'luoghi di comunione' perché la Chiesa potesse ascoltare una Parola che tace all'interno di essa perché non l'ha voluta raccogliere nel cammino della storia. Penso ai tanti amici che hanno ascoltato il Vangelo che passa attraverso la storia del movimento operaio, al-le loro fatiche, alla loro solitudine, alle dolorose rinunce per speranze impossibili, alle ingenuità e agli sbagli che appartengono solo a chi rischia qualcosa. Oggi il prete che va a lavorare lo fa per lo più per motivi personali o immediatamente pastorali e la Chiesa si interessa sempre più dei problemi del mondo del lavoro all'insegna del 'siamo tutti lavoratori'. Crescerà probabilmente la possibilità di 'evangelizzazione', ma forse, ancora una volta, rimarrà sacrificata una ricerca di comunione che sola può dare una dimensione nuova, un muoversi diverso degli uomini nella storia e nel mondo. Credo ancora di più che ciò che costruisce l'uomo non è tanto il 'dare' (pur sempre passo iniziale ed essenziale) quanto il 'saper ricevere', e ciò che costruisce il credente è il 'saper ascoltare' quel Vangelo che risuona nella vita dei deboli e degli umili di sempre.


don Luigi


in Lotta come Amore: LcA ottobre 1976, Ottobre 1976

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