Non riusciamo a prendere per buona questa parola ormai entrata in uso (come del resto tutta una terminologia "moderna" in pura perdita di chiarezza e di limpidezza di un esprimersi della Fede). Sa molto di tecnicismo, di tattiche ben congegnate, di sistemi per darla ad intendere, e anche di un qualcosa come di tentativo per una vera e propria imposizione... Basta coniugare il sostantivo in verbo e ne viene subito un'impressione sgradevole e ai nostri tempi, senza dubbio, poco accettabile: io evangelizzo, tu evangelizzi... noi evangelizziamo ecc.
Storielle, d'accordo, ma forse con dei significati assai importanti se le riferiamo a tutta una mentalità e più ancora a tutto un sistema, che nonostante tutto, continua ancora a determinare il modo di presentazione della Fede cristiana da parte della Chiesa.
Non è soltanto questione di parole, ovviamente, ma noi preferiamo, piuttosto che evangelizzazione, annuncio del Vangelo.
Non sarebbe poi tanto difficile e forse ce lo potremmo permettere anche noi che pur non siamo acculturati e non intendiamo, e non soltanto per incapacità, rifarci alla scienza teologica, esegetica, giuridica ecc. per affermare e sostenere le nostre scelte di vita cristiana e di rapporto con la realtà storica del nostro tempo, non sarebbe poi impossibile provare quanto l'annuncio rientri nello spirito e nella prassi del Vangelo e, in genere, in tutto il Nuovo Testamento.
A noi ci basta che vi sentiamo dentro, nella Parola di Dio proclamata come annuncio, tutto un meraviglioso valore di Fede. Un semplice offrirsi come anima e carne che accoglie - accoglienza totale, purissima e traboccante - e comunica, cioè offre la sovrabbondanza del cuore. Non è possibile tenere per sé, chiudere dentro, custodire gelosamente la rivelazione di Dio. Sarebbe la negazione dell'Amore, spilorceria dell'anima, avarizia dei tesori di Dio. Nascondere la luce sotto il moggio. Tenersi il buon grano nel proprio sacco... Annuncio come un donare, un accendere, un cantare. Un'anima che affida alle parole tutta una Fede. E cerca di tradurre in linguaggio una speranza infinita e canta, come l'innamorato, le profondità insondabili di tutto un Mistero d'Amore.
Perché la verità scende tutt'intera ed intatta da Dio e le parole sono la sua Parola. Non è frutto di intelligenza umana e non può essere o diventare una scienza. Tanto meno può costituirsi come cultura, dove la Fede, cioè la rivelazione di Dio, rimane impastata e inquinata di mescolanze di uomini.
L'annuncio è «sì, sì, no, no» perché tutto il resto viene dal maligno, è tentativo cioè di ambiguità, di equivoco, è inframettenza, compromissione, può .essere strumentalizzazione, imbroglio.
L'annuncio è adorabile libertà, parola che corre, cammina, va e viene come il vento che non sai di dove viene e dove va, non è parola legata o legabile da niente e da nessuno. Tutto lo spazio appartiene all'annuncio fino agli estremi confini della terra e tutto il tempo ha a disposizione fino al consumarsi dei secoli. In una totale libertà, anche di essere rifiutato, respinto, non ascoltato: allora c'è soltanto da scuotere anche la polvere dai piedi di quella città (cultura. civiltà, politica, regime ecc.) perché ha preferito chiudere gli orecchi e il cuore all'annuncio. Perché I'annuncio è capacissimo,con estrema semplicità e serenità, di essere anche e soltanto una voce che grida nel deserto. Una voce che non accetta di stancarsi, di affievolirsi e tanto meno di essere messa a tacere. Perché se cessassero dall'annuncio le labbra degli uomini, griderebbero i lattanti, e addirittura le pietre..
E' da questa libertà, purezza verginale dell'annuncio, che unicamente può nascere e splendere un limpidissimo e totale rispetto di tutti quelli ai quali l'annuncio è rivolto e offerto.
Perché la verità di Dio è essenziale all'uomo e alla sua salvezza, è fondamentale per l'autenticità dei rapporti umani, decisiva per la costruzione dell'umanità nella sua storia, ma proprio per questa sua essenzialità non può che essere annunciata, offerta.
E' come la luce del sole che si offre nel fulgore del cielo. Come la pioggia che scende a fecondare la terra. Ed è per questo che non vi è preferenza per chi ascolta nel confronti di chi non ascolta e nonvuole ascoltare, non vi è distinzione fra chi accoglie l'annuncio o lo respinge.
Perché i contenuti dell'annuncio sono il Vangelo, la buona novella, il racconto dolce e familiare, di Dio che ha tanto amato il mondo da mandare suo Figlio Gesù perché glielo dicesse al mondo intero questo Amore di Padre e lo dimostrasse fino a morirne e di morte di croce, agli uomini, a tutti gli uomini. Ma specialmente ai poveri, a chiunque soffre prigionia: tutto è così vero che gli zoppi camminano, i sordi odono, i ciechi vedono e i morti risorgono.
E' proprio vero che il di più da questo "sì, sì, no, no"viene dal maligno, e intorbida, annebbia, rabbuia, intristisce, complica, appesantisce: trasforma in parole di uomini la Parola di Dio, in scienza la semplicità,in imprigionamento la liberazione, in teologie la Fede, in tentativi di promozione umana l'onnipotenza dell'Amore...
..Finché non sarà finito il tempo, almeno nel Mistero delle cose di Dio, di chi vuole e intende assolutamente essere padre, di chi s'impunta a voler essere maestro, di chi vuoi essere a tutti i costi considerato capo e insiste nel suo voler essere giudicato pastore e guida: dimenticando o complicando ogni cosa fino a renderla irriconoscibile la Parola. che è una sola, quella di Dio che si fa carne e abitazione fra gli uomini. Quella Parola che fu annunciata a Maria, ai pastori di Betlem, alle moltitudini dalla Galilea fino a Gerusalemme, alle donne al sepolcro, ai discepoli di Emmaus sulla strada, agli apostoli a Pentecoste, e a tutti gli uomini fino agli ultimi confini della terra.
Poi gli uomini di Chiesa ne hanno fatto e ne fanno tutto quello hanno voluto, ma specialmente se ne sono appropriati, filtrando l'annuncio in catechismi ed evangelizzazioni, liturgie e devozionalismi. Sbriciolando e logorando la tremenda novità scesa dal cielo per rinnovare la terra e fare nuove tutte le cose, in tradizionalismi e osservanze precettistiche, istituzionalizzando la Parola dell'annuncio, imprigionandola in schematizzazioni prestabilite e intenzionalizzate.
Per questo ci rimangono in fondo all'anima perplessità e preoccupazioni per una "evangelizzazione che possa essere capace di promozione umana".
Perché ci potrà essere dentro in tutto questo progetto, di studi profondi, di congressi e convegni, di tavole rotonde e ricerche culturali ecc. ecc., ma può forse mancare e il vuoto non potrà non farsi sentire paurosamente, la potenza dello Spirito Santo: quello dell'annuncio, da Maria all'Apocalisse.
La Redazione
in Lotta come Amore: LcA ottobre 1976, Ottobre 1976
Luigi Sonnenfeld
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