Oggi e domani

Carissima, è già qualche mese che non ci vediamo, so di te, di passi compiuti, di conquiste fatte chissà a quale prezzo... l'andare avanti poco o tanto che sia è sempre essere in cammino, ed è nel non fermarci, nel tentare di tutto pur di non arrenderci, o nell'aspettare tenacemente - anche anni - nella speranza di proseguire - che ci incontriamo.
Lo sai ormai da tempo che ti scrivo nei momenti importanti - o in alcune date fisse, quando si fa il punto della situazione. Cosa c'è di nuovo oggi? Gli anni di stallo sono stati insieme (come il pe-riodo di latenza del bambino) anni di preparazione di tante cose, di apprendimento, di raccolta di energie. Sono pronta, per lo meno sicura, della strada da prendere. Sempre più emerge chiaro quel mio famoso sentirmi parte della realtà che vivo, di cui abbiamo tante volte parlato.

Si, in questi ultimi tempi la vita mi ha lentamente coinvolta, come radici invisibili che crescono dappertutto, o piante che ti avvolgono fino a renderti diversa: sono come dicono alcuni sradicata? annacquata rispetto ai valori di prima? Non so e anche se fosse così preferisco essere tale. Ragiono per istinto, come sempre, quando un qualcosa mi diventa concreto, risulta certezza; ragiono con le categorie mentali di questo mondo, sono contagiata forse dalle sue storture, dai trabocchetti del sistema, dall'impossibilità di liberarsi dai mille lacci tesi intorno, dalle faziosità, dalla penosissima difficoltà di trovare un'identità precisa. Ma di contro, al di là delle cosiddette conquiste scientifiche e tecnologiche; o del benessere e delle diverse condizioni di sicurezza sociale contrabbandate per miglioramenti - è proprio la perdita di identità, l'insicurezza radicale, il vedere come e quanto il sistema «può», che ti fa scattare, che dona dimensione di lotta, impossibilità ad arrendersi, forza per rimanere e non evadere, non crearsi mondi incantati in cui abitare e chiamarli Verità, Umanesimo, Libertà, Giustizia. Non mi interessano. Sono isole in un mare di naufraghi, non tutti possono abitarvi, meglio allora rimanere in acqua.
C'è un volto da scoprire, ora, in noi uomini e donne di oggi, ancora confuso, non chiaro, a tratti intravisto, è questo che deve venire alla luce, pazientemente, che ha tutto il diritto di essere aiutato ad emergere, non boicottato dal sistema, non ignorato dai «sapienti»... Prende forma dall'interno della vita con l'emergere di chiarezze, di intuizioni; del coraggio di andare avanti; con l'analisi di quanto vissuto, puntualizzare l'idea e indirizzare l'azione.
Non ci si può fare guidare dal sentimento né dalla sola intelligenza in questo mondo dove la vita si combatte centimetro per centimetro, tutto ciò che abbiamo va usato per scoprire in noi, negli altri, qual'é l'umano per il quale vale la pena vivere. Non per appiccicare alla gente la fisionomia dell'uomo che abbiamo in testa e tentare di fare si che combacino, come gli identikit della polizia: se vi somigliano, bene, se non, sono da scartare. Allora anche noi; chiunque ci giudicherà, il tempo, la storia, i nostri figli il destino o Dio ci giudicheranno in massa (dicono che un uomo può salvare un'epoca, ma se la verità se l'è tenuta per sé a noi cosa serve? se non parla la nostra lingua, se non sa scaldare il nostro cuore, cosa farcene?) ciò che abbiamo compreso è. quello che gli uni con gli altri ci siamo visti negli occhi, quello che abbiamo appreso insieme: gli avvenimenti che ci hanno modellati, costretti o spinti per una strada.
Avverto profonda l'esigenza di una libertà di ricerca in tutti i campi; di un impegno nel sociale e nel politico per tentare di tessere dei fili, di guadagnare terreno, di strappare un po' di libertà; di un'analisi attenta del ruolo della donna che va emergendo, rifiutando il facile giudizio di chi, dicendo che la donna è in crisi e ormai contesta, e ha trovato spazi nuovi, accetta la «crisi» come fatto acquisito, liberante, tappa ultima di un cammino che si va invece appena delineando e che ha bisogno di tutte le nostre forze per diventare chiaro. Di una ricerca di forme alternative che non siano intellettuali ma che nascano dal basso, di raccogliere quei valori che ancora esistono e che permettono all'uomo di sopravvivere al di là della banalità dell'esistenza e delle sue soluzioni offerte da chi ha in mano le leve del potere.
Vorrei potere e sapere mettere in discussione molte cose non tutte (non la voglia di continuare ad esempio) e possedere una tensione interiore che non vuole scartare a priori alcune ipotesi.
Per questo sento grande il bisogno di non avere nessun legame: metto in dubbio che sia possibile abbinare una totalità di ricerca con i rapporti uomo e donna quali quelli (pur sempre vincolanti) vissuti finora. Ma ne riparleremo un'altra volta. Le cose sono ancora da verificare, specialmente la possibilità (se esiste) di una convivenza che sia libertà totale, che non crei aree di vincolo.
E Dio? se Lui cerca ed ama gli uomini troverà con loro anche me, anche te, per me cercarlo va di pari passo con la ricerca del volto, dell'animo, del modo di essere, dell'uomo oggi. Il Dio di una volta non serve più a tanti, nemmeno a me, non mi dà motivo di vivere. Penso al Dio del non ancora, al non scoperto, a colui che è senso e forza della vita in modi diversi per ogni uomo, in ogni epoca. A un Dio non statico, non «a misura», non idolo, forse un giorno capirò perché non accetta di essere «definito», non vuole immagini sue, rompe le possibilità di definizione che paralizzano. Vale la pena vivere per cercarlo, così come vale la pena vivere il nostro tempo, riconoscerci figli di questo mondo, non castrarci in un assurdo negativismo.
Sai, dopo tanti anni che ho iniziato una vita nuova, sono dieci ormai, rompendo i legami con tutto un passato, mi sembra di cominciare a vivere ora. Sento il dovere, il compito, di essere me stessa, come ognuno di noi dovrebbe essere, un se stesso mai ripiegato, non sacrificato, non dipanato solamente a metà, ma teso a quell'evoluzione che via via il tempo e le circostanze richiedono. La vita, in fondo, ci chiede essenzialmente di non tradirci, siamo posti continuamente - in alcuni momenti con maggiore forza - di fronte al bivio: essere me stesso o abdicare. E' imperativo individuare e poi seguire il richiamo della vita, tutto - sarà il richiamo delle sirene che svia chi naviga verso la vita? Non credo, sai, ho troppo rispetto della vita pur nelle sue contraddizioni per sentirla male, per avvertirla quel «mondo» del quale non bisogna fare parte. «Essere in questo mondo ma non di questo mondo». Non credo, forse mai esplicitamente ne abbiamo parlato, mai in questi termini, dico - che per mondo si intenda vita: che un Dio che crea chieda poi di essere uomini; credo invece che non possiamo essere di questo mondo, cioè dei suoi compromessi, della sua negatività, del suo tentativo di impedire alle persone umane di crescere da persone umane, di essere se stessi, di usare una mente, una capacità critica, un cuore, una possibilità di esprimersi, di ricercare.
Per tutto il resto essere totalmente, appassionatamente di questo mondo, anche e soprattutto per un semplicissimo fatto oggettivo: siamo nati e nati in questa epoca. Non si può rifiutare la realtà, la vita. E' tutta davanti a noi, tutta da scoprire ora, a trenta come domani a cinquanta, a ottanta anni, basta non avere paura, non rifiutarci e sostenere, vivendo noi per primi, chi è proiettato verso il domani, chi sogna e progetta il futuro.
Quando ci rivedremo finalmente per parlare di queste e di altre cose fino in fondo, come sempre? cercando chiarendo comunicandoci? Ti stringo forte insieme ai tuoi,


Maria Grazia


in Lotta come Amore: LcA luglio 1976, Luglio 1976

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