Angoscia e Speranza

In questi nostri tempi si pone sempre più ed in modo impietoso un giudicare la validità o no del Cristianesimo: cioè se il messaggio cristiano ha ancora da offrire agli uomini del nostro tempo valori capaci d'intervenire e di essere presenti a pieno diritto nella ricerca di soluzioni della problematica dell'esistenza e della convivenza umana in tutta la sua totalità.
E" impressionante la non fiducia, il disinteresse, la svalutazione, il lasciar cadere il Cristianesimo, anche semplicemente come problema meritevole di considerazione, da parte del popolo e tanto più del popolo dei giovani.
Ne viene tutta un'analisi che potrebbe essere impietosa, se veramente oggettiva, perché coinvolgerebbe tutta la Chiesa gerarchica, è vero, per responsabilità spaventose, ma anche tutta una cristianità di base nata su dalla potenza dello Spirito e dalle violentazioni della storia.
Veramente inconsolabile se non attraverso una speranza fatta unicamente di quella Fede, che crede che Dio può anche l'impossibile.
Ma proprio perché tutto è al di là della speranza, è inevitabile cercare spazi di una collocazione d'impegno cristiano là dove vi è vuoto di tutto. Vuoto anche di quelli che sono chiamati i valori cioè le tecniche e le risorse cui gli uomini si affidano per la costruzione della convivenza, della socialità, della cultura, della civiltà, della vita.
E sono innumerevoli le risorse che creano la fiducia: si riassumono tutte nel potere e il potere si specifica in una descrizione tanto vasta quanto inutile perché ormai tutto è imposto e accettato in un regime di delega e è impossibile il pensare che vi sia capacità decisionale. Tutto esiste ed eccolo lì a portata di mano, ma la libertà non esiste e non sappiamo nemmeno cosa sia.
E' possibile spazzare via tutto e creare uno spazio di assoluta e totale disponibilità? Cancellare ogni cosa e ritrovare un'anima a pagina bianca dove cominciare a scrivere una storia nuova? Sopprimere l'uomo vecchio - di milioni di anni di civiltà, cioè di imbroglio di uomini - e nascere nuovi dal seno di nostra madre terra?
Allora è trovare, è ritrovare lo spazio per la Fede.
Perché Dio e credibile soltanto nella libertà. E opera la creazione nel vuoto del nulla. Dio non è trasformazione, è creazione.
Gesù Cristo è venuto a fare il vuoto dove traboccava la costruzione dell'uomo e ha prediletto dove non era ricchezza e perbenismo perché là era tutto da creare.
Se vogliamo trovare lo spazio per la Fede occorre la violenza di una falce che sgombri la terra e di un aratro che la fecondi: arriverà allora il frumento del 30, del 60, del 100 per uno.
Attualmente l'impegno cristiano e la sua sincerità sta tutto nel disprezzo di tutto quello che la nostra civiltà stupida e narcotizzante sta apprezzando e valorizzando.
Non è oscurantismo, è semplicemente liberazione. E certa liberazione unicamente capace di ridare e riportare equilibrio cioè giusta valutazione dell'esistenza umana, è impegno e dovere del cristiano.
Lo sarebbe anche della Chiesa ma è semplicemente assurdo pensarlo e pazzesco aspettarlo, a meno che la «purificazione non cominci veramente dal tempio». Ma i segni tolgono la speranza e gli uomini di Chiesa spengono sempre la fiducia.
.. (manca del testo nell'originale e una riga "sé la violenza dello Spirito che deve affrontare il" non si connette con altro).
Allora è ogni coscienza che sente di portare in costruirsi il proprio spazio di Fede e lì vivere tutta l'intensità del mistero di Dio e tutta la responsabilità di un rapporto d'amore e di lotta nel proprio tempo.
Logicamente è importante sapere ciò da cui è necessario liberarsi. Tutto quello contro cui è doveroso scontrarsi e lottare. E conoscere e amare appassionatamente la Verità.
La Verità dev'essere valore assoluto. Non ha bisogno di niente la Verità. E' come la luce del sole: possono spegnersi tutte le lampade, non servono altro che a rilevare quanto sono ridicole e inutili.
E nel cielo dell'anima non vi può e non vi deve essere tramonto se Dio è accettato e accolto come Lui è e dev'essere, l'unico, l'assoluto... Nel vivere la vita e nella prospettiva della storia non vi può e non vi deve essere buio e tenebra di notte, ma la perennità dell'aurora, il sorgere e il risorgere incessante, glorioso della speranza.
Allora avviene, miracolosamente, il dilatarsi dello spazio della Fede, nonostante l'oppressione e la costrizione di essere ridotti ai dieci centimetri quadrati, giusto lo spazio dove posano i piedi.
Scriviamo questi nostri fogli veramente come lettere fra noi a comunicarci tutto dell'anima nostra e per i nostri amici per offrire a chi è con noi e vive insieme a noi, anche se in condizioni diverse di vita e di luogo, la sincerità di un soffrire, la trepidazione di un'attesa, la fatica della ricerca.
Evidentemente non abbiamo paura della crisi, né nostra, né di quella della Chiesa, né di quella culturale e politica.
Abbiamo paura invece della sistemazione, della passività, dell'attendismo, dell'appiattimento, cioè della morte, quella che non vuol saperne di resurrezione.
E quindi di tutta una lotta o piuttosto di una pseudo lotta riformista a base di tranquillanti e di narcotici vari, invece di una chiara e adorabile lotta autenticamente rivoluzionaria. Anche se ci rendiamo conto che il progetto è infinitamente più grande di noi. Non però della potenza dello Spirito di Dio.


La Redazione


in Lotta come Amore: LcA luglio 1976, Luglio 1976

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