E' molto difficile chiarire mettere in parole richieste misteriose che a volte dilatano nell'anima come delle visioni di mondi nuovi, assolutamente diversi. Eppure non sono sogni, hanno tutta l'apparenza, disgraziatamente di assurdità, per via di un inevitabile raffronto con la crudezza della realtà, ma portano dentro tutto lo splendente colore, la sorprendente meraviglia della possibilità: quando le cose è come vederle li a portata di mano, non possono non affascinare dal più profondo e convincere totalmente.
Non voglio fermarmi a considerare possibilità di un diverso, di un nuovo, nelle condizioni attuali politiche, economiche, sociali, culturali, di civiltà, di costume, di rapporti, ecc. Anche per il semplice motivo che non mi possono essere concesse immaginazioni di novità per il fatto più che evidente che non ne esistono. E' il tempo in cui anche la fantasia comincia a spengersi, è come logorata e non riesce che a polarizzarsi sempre più che in pochissime possibilità di soluzione: forse si stanno riducendo ad una sola.
E questa inevitabilità mi sgomenta, sa quasi di oppressione, di forche caudine. Ma è così, e forse. anche se l'idea mi è insopportabile, bisognerà adattarsi.
La condanna più pesante di tutto il sistema politico che da trent'anni a questa parte ha costretto, sta costringendo a scelte diventate inevitabili e quindi non più scelte e allora nemmeno forse maturazioni, crescite, sviluppo, civiltà, valore umano, ma semplicemente inevitabilità, Sta diventando pacifico, indispensabile, necessità assoluta la presa del potere del P.C.I. Quasi come un male minore, come un adattarvisi per disperazione. perché proprio non rimane altro da fare. E l'unica alternativa fra una classe politica ormai ammarcita fino alla putredine, dove è semplice assurdità perfino la più piccola speranza di qualcosa di diverso o il golpe alla sud America, del quale è meglio nemmeno fare il più piccolo accenno: sarebbe «il Dio ci liberi», la gente chiama il cancro,
Siamo ormai nell'impossibilità di una svolta autenticamente rivoluzionaria. Il diverso e il nuovo può essere semplicemente sognato e semmai chi questo bisogno di novità le porta nel proprio destino, l'unica prospettiva che gli rimane è prepararsi ad essere disponibile alla lotta. Perché a poco per volta alberi nuovi siano piantati, vigneti novelli siano messi a dimora: la fiducia e la speranza è nell'immenso cuore del popolo se chi ne porta il destino (e può essere chiunque ma collettivamente è la classe operaia, lavoratrice) sempre più sviluppa la coscienza che appartiene e compete a chi lavora «lavorare» la storia per costruire da materiale grezzo l'opera d'arte, da una zolla di terra una spiga di grano.
Rivoluzione Amore
E' un pensare questo da pover'uomo che seduto su una panchina del molo riguarda e ascolta lo sciacquio dell'acqua mossa dal passare di un peschereccio, fra le pietre nere e verdastre di muschio catramoso. Ormai è difficile incontrare anche i vecchi compagni, e quando succede è un parlare a tenerezze quasi di commozione. Perché la rivoluzione, nonostante che la storia e la letteratura ne abbia fatto come il nome e l'immagine di un fiume di sangue di orrori e di disumanità, è il concetto più dolce, l'idea più umana, la poesia più profonda: vi è dentro la realtà più misteriosa di Dio in ricerca di muovere eternamente tutte le cose, senza sosta, senza riposo e senza pace (non intendere, per favore, la guerra) perché tutto l'universo, e cioè il cuore dell'uomo, dell'umanità, arrivi - ma come è lungo e misterioso e adorabile e bellissimo questo pel1egrinare - arrivi all'identità di Dio, per l'incontro perfetto con Lui e con l'uomo, che è l'amore.
Perche rivoluzione è Amore. Non so delle nuove teologie e mi piacerebbe molto che la Chiesa non avesse tutto quel prudenziale timore di teologie come per esempio quelle della liberazione, ecc.
Leggo semplicemente nella mia anima che spesso sento molto stanca, perché quando è come il tempo di oggi, questo nostro tempo così scolorito c condannato a tutto e perfino al compromesso quotidiano da una parte, nella sbriciolatura di ogni giorno, e storico dall'altra, senza speranze rivoluzionarie, quando è lavata così questa mia povera anima, allora non so leggervi niente e quel poco che vi era stato scritto da tanta sofferenza di anni, è scolorito che quasi non riesco più a decifrarvi qualche idea, un progetto qualsiasi, una speranza.
Anima nuova
Ma quando leggo nella mia anima nuova, chiara e serena e succede proprio allora quando è percossa dallo Spirito, come a crearvi novità, a irrigarla di freschezza, e pare che vi esploda la primavera, non soltanto quella là fuori, di questa vallata creata stanotte, estasiata di voli e di canti d'uccelli, velata di fiori e di verde sotto l'Amore infinito di un azzurro adorabile allora nella mia anima, chissà perché mi sorride la gioiosa speranza. di una rivoluzione, cioè, semplicemente, che tutto si muova e cammini verso il nuovo.
Penso naturalmente alla novità di uomini nuovi. Di umanità diversa, profondamente cambiata, irriconoscibile. Perché era decrepita e sarà ringiovanita.
Era disumana e sarà umana. Divisa e poi unita. Possessiva di tutto fino alla pazzia e invece libera. Morta e ora non risuscitata (l'idea del morto risuscitato non è la resurrezione), morta e ora viva vivente.
Mi incanta questa risurrezione di Gesù (e Lui è il primo e quindi così sarà dell'umanità intera) che non è un morto risuscitato, è l'inizio della vita, il vivente. La vita secondo l'idea della vita, propria del pensiero di Dio che creò la vita per comunicare la Sua vita. La sua Risurrezione è questa vita. E' una profonda, adorabile rivoluzione la Risurrezione di Gesù. Quella che più è scesa (e per scendervi la via è la via del Calvario e l'entrarvi è la morte di Croce) è la rivoluzione che più è scesa nella realtà dove è consumata l'immobilità, 1a fissità, la stabilità, il tutto è così per sempre pietrificato - volevano così tanto questa «sistemazione» del problema Gesù i sommi sacerdoti, i farisei, Pilato... e così hanno creduto i discepoli, gli apostoli ... - qui è esplosa la rivoluzione della Risurrezione.
Ha rovesciato la pietra, strappato i sigilli, spazzato via la forza militare e se tutto è emblematico come lo è sicuramente, tutto novità sarebbe dovuto essere il Cristianesirno...
Rivoluzione pasquale
Non mi proibire con le tue teologie e le tue liturgie di provare la gioia esaltante di questa rivoluzione pasquale. Ma non credere che sia un fatto intimistico, religioso, contemplativo, con componenti di estremismi politici.
Sbaglieresti assai. Perché non esiste qualcosa di Gesù Cristo che non sia costruzione di vita, di realtà umana, di storia. Dio è venuto ad abitare fra gli uomini per sommuoverne tutta l'esistenza, per coinvolgerla nella propria rivoluzione richiamandoli e cercando di distoglierli dalle pseudo rivoluzioni, sempre e unicamente ripiegamenti su se stessi, rimangiandosi sempre ogni accenno di novità o di rinnovamento.
Nella mia Fede cristiana sempre più mi si approfondisce quella violenza del nuovo in una ricerca prepotente di manifestarsi. E' come una forza esplosiva contenuta e compressa, impedita a sviluppare tutta la sua incredibile potenza. Una giovinezza che non può abbandonarsi alle sue meravigliose, incredibili esuberanze. Una primavera pronta che già tutta preme per fioritura sovrabbondante, trattenuta da un inverno spietato, da un raggelamento rabbrividente.
E' come se il passato non accettasse di essere passato, incombe sul presente, impedendogli di essere presente e tanto più rendendo impossibile un progetto futuro. E' ciò che era di ieri (di secoli e secoli fa) che continua a dominare e a determinare. Qui niente vuole morire, niente si adatta e si rassegna a diventare passato.
In questa nostra Chiesa, in una scelta di Fede come costruzione e realizzazione di vita e di storia (la storia considerata nel suo divenire, nella sua inventività, la storia come creazione e cioè tutta da fare) non è possibile che rifarsi al passato. E' tutta una incredibile e terribile riesumazione il vivere quotidiano della fede e la sua progettazione futura. Non per nulla tutto è codificato, perfettamente sistemato.
Il dogmatico spesso perde l'adorabilità della manifestazione dello Spirito di Dio, per diventare un'immutabile fissità come se tutto quello che Dio ha manifestato all'uomo fosse diventato di pietra e non parola viva da essere pronunciata da labbra vive e specialmente da cuori ed anima di credenti, vivi e viventi.
Così è diventato tutto detestabile, rabbrividente, come qualcosa di morto, di freddo, di staccato dalla vita.
Una Fede in Dio, una scelta di Cristo, il Risorto vivente, che è diventata legge, codice e tutto deve essere salvaguardato da leggi per sistemare anche il domani in modo che risulti chiaramente che novità non vi potrà essere mai, perché il camminare non può essere consentito verso cieli e terre nuove: è bloccato ciò che più di tutto è Dio il suo essere movimento, atto puro, si diceva una volta, è tentare di spengere l'ardore bruciante dello Spirito e impedire che aurore spuntino di dal crinale di montagne per giornate nuove di storia umana, che esplodano primavere a fiorire speranza e Amore in quest'orrore di umanità vecchia, rattrappita, ripiegata a gloriarsi le proprie grandezze, ruminando beatamente la stessa civiltà, la cultura, la stessa religione, fino a masticazioni da stomaco.
La gioia della Chiesa Mistero
Lo so che è grave (ma poi perché, a pensarci bene?) essere stanchi di questa Chiesa e del suo affaticarsi veramente così penoso e inutile per essere nuova.
Non è detestazione della Chiesa nel suo essere Mistero di Fede semmai è proprio perché non è Mistero, ma concretezza evidente, realtà che si può vedere e toccar mano, crudezza pratica di uomini, di strutture, di leggi, di liturgie, di fatti, valori terreni, temporali e quindi schiavitù e incapacità impotente, come tomba chiusa, sigillata custodia del potere temporale dove è possibile, a custodire della morte, del passato, delle tradizioni, dei privilegi, dei diritti, delle leggi, del potere..
Ho tanta voglia di quel Mistero di Chiesa inspiegabile razionalmente, assurdità secondo criteri temporali, pazzia in base alla saggezza umana... Una violenza che rompe e travolge. Una rivoluzione che rovescia tutto e di cui non si può che avere paura perché non lascia in pace nessuno, assolutamente nessuno, cominciando da chi ne afferma la Fede. Una chiesa, dolce e adorabile anarchia perché parla di Amore e vi si affida totalmente, cerca giustizia e vi crede pazzamente, libertà e lotta fino a morirne perché afferma e vuole a costo di tutto uguaglianza fra gli uomini. E non per via di leggi, per giochi di potere, rifacendosi agli uomini e ai loro governi, ma unicamente per via di Dio. Quest'assurdità di Dio motivo di valori infiniti, di cui gli uomini non possono fare a meno. Per via di Gesù Cristo, un uomo che è Dio che si è fatto uomo, gettatosi fra gli uomini perché credessero e avessero dentro la loro storia la vita dell'uomo e la vita di Dio.
Ecco, ora continuo a sognare, cioè ad avere Fede. Anche se fossi da solo. Perché non ha nessuna importanza essere o sentirsi in molti. Anche se fossi solo a vederla e ad esultarne, sarebbe primavera lo stesso, là fuori.
Tanto più che venendo il tempo in cui il cercarci gli uni con gli altri e trovarci insieme non è per realizzare una forza e crescere la possibilità di una lotta che vince, ma è per raccontarci ciò che lo Spirito ci va sognando nell'anima e cioè che Lui sempre più è alla porta e sta per bussare: cerchiamo semplicemente di essere pronti ad aprirgli al primo colpetto all'uscio della storia.
A meno che non preferisca farlo, se lo crede bene come ha fatto già altre volte di entrare e venire fra noi a porte chiuse. L'importante in questo caso è che non pensiamo che sia un fantasma. Sappiamo che ci domanderà «figlioli, avete qualcosa da mangiare?» Non occorreranno molte cose, sappiamo bene anche questo, basterà un po' di pesce arrostito e un favo di miele.
E' questa la Pasqua che vogliamo augurarci con dolcissima gioia.
don Sirio
in Lotta come Amore: LcA aprile 1976, Aprile 1976
Luigi Sonnenfeld
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