Vi sono momenti in cui avvertiamo che tutta nostra vita è come se si condensasse in pochi attimi: la contengono tutta perché si determinano, la costruiscono, la decidono. Semplicemente perché impongono scelte inevitabili.
Inevitabili perché anche a non scegliere niente può essere fare scelte tremende, cariche di spaventose responsabilità.
Altrettanto, è di certi momenti storici. Portano in sé l'insopportabile peso di tutto un passato, condensano e addensano nel presente qualcosa che si riverserà nel domani.
Perché non si può affrontare questo nostro momento storico rifacendoci a considerazioni personali, a motivazioni individuali. Non possono contare nemmeno le proprie mentalità, o sensibilità che siano. Anche la cultura può non avere chiarificazioni sufficienti.
E non basta neppure rifarsi alla propria coscienza, se per coscienza intendiamo un ascoltare se stessi, sia pure sgombri e liberati da tornaconti, intenzionalismi, influenzamenti, imposizioni di qualsiasi genere.
Pensiamo che sia arrivato il momento storico - e è di qui che nasce e cresce il terribile carico di responsabilità gettatoci addosso dalla storia di questi ultimi trent'anni - il momento storico di un superamento totale di qualsiasi limitazione ad una presa di coscienza chiara e scoperta, di una convinzione che non si tratta della sorte di noi stessi o di qualsiasi valore giudicato fondamentale, ma che si tratta piuttosto del camminare della storia, del muoversi dell'umanità, del divenire dell'uomo o se vogliamo dirlo con intuizione di Fede, del divenire incessante del Regno di Dio.
Ora vale soltanto la coscienza che sa universalizzarsi fino alle misure di umanità, alle dimensioni dei valori costitutivi dell'uomo nella sua totalità, alle vastità del tempo che supera il momento per dilatarsi a tutto il futuro.
Si tratta veramente di costruire il nuovo rischiando la svolta di una strada che si è andata sempre più chiudendo, per imboccarne un'altra, della quale possono anche rimanere delle incognite, ma porta in sé il segno e il sogno del nuovo.
Il non rendersi conto della necessità assoluta, vitale di questa novità, esplosa dopo un ventenni di assurdo immobilismo, dopo cinque anni di agonia e di morte, il non aver raccolto il giorno nuovo della resistenza e l'infinita speranza di una stagione di primavera di un'umanità appassionatamente in ricerca di uomini diversi e di una storia nuova, questa irresponsabilità non può non meritare una dura condanna.
Certe delusioni a livello storico sono sempre delitti per chi le provoca, che reclamano giustizia. Specialmente quando queste delusioni avvengono nel cuore del popolo.
Tanto più poi la responsabilità diventa pesanti fino a poter schiacciare, quando anche di Dio e di Cristo si può essere abusato per pretendere consensi e farsi consegnare fiducia.
Allora avviene il tentativo di fermare non solo la storia e di bloccarla nei propri parcheggi, ma di voler fermare, ipotecandolo nei propri interessi, anche lo stesso Spirito di Dio.
L'analisi è estremamente facile trattandosi di uomini della politica cosiddetta cristiana: la purificazione, la liberazione di Dio e de1 suo Spirito è assolutamente inevitabile.
E la sua urgenza non più dilazionabile viene dimostrata dalla svalutazione veramente impressionante dell'idea stessa di Dio e della Fede in una capacità di incidenza del Cristianesimo nella storia.
Il ritorno di Dio a poter essere Dio nella sua estrema chiarezza di valore essenziale per l'uomo, per una sua spiegazione totale e una sua pienezza di costruzione, passa inevitabilmente attraverso una purificazione, una liberazione anche politica.
Ogni cristiano al quale stia veramente a cuore che Gesù Cristo sia Gesù Cristo nella realtà della storia del nostro tempo e di ogni tempo, deve lottare per respingere qualsiasi appropriazione di lui, qualsiasi strumentalizzazione.
Non si identifica Gesù Cristo con i cristiani, con nessun cristiano, qualsiasi missione abbia o pretenda di avere. Se un'identificazione c'è è con chi ha fame con chi ha sete, con chi è nudo, con chi è carcerato, con chi è malato.... e il discorso è terribilmente rivoluzionario a volerlo leggere (oppure preferiamo ascoltarlo quando ci sarà gridato nel giudizio universale?) in una chiarezza limpidissima di Fede e rapportato alla concretezza storica nella quale stiamo vivendo e cioè in una intuizione di Fede e in una comprensione politica
Perché è già adesso tempo di giudizio universale.
Stanno consumandosi tempi che pareva non dovessero finire mai. Sta approssimandosi la venuta di un giudizio perché tutta una storia è sulla bilancia.
Uomini e uomini sono chiamati a giudizio. Ragioni politiche, economiche. Giochi di potere. Partiti e correnti di partito. Ambizioni personali e privilegi di caste... Non vi è nascondiglio che nasconda, né argomentazione che protegga, né mani provvidenziali che salvino.
Tempo di giudizio universale.
Anche e particolarmente per la Chiesa. Vi sono consensi de spezzare, alleanze da rompere. Speranze da infrangere. Privilegi da distruggere. Poteri da annientare...
E' per Amore di Dio, per fedeltà a Gesù Cristo.
E perché il suo popolo possa avere di più il suo Dio e il suo Cristo. .
Perché anche la Chiesa sia più Chiesa. Come il cielo è più cielo quando è sereno, sgombro di nuvole.
La Redazione
in Lotta come Amore: LcA aprile 1976, Aprile 1976
Luigi Sonnenfeld
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