Nell'aula del Tribunale Militare di Verona si è avuto libero accesso (naturalmente dopo che il solito rituale dei documenti d'identità e la caccia nelle borse di registratori e macchine fotografiche si erano concluse) alle 9 e 30 di martedì 13 gennaio. E' stata una mattinata densa di processi e per ultimo. verso le 13 e 30, è iniziato quello di Liborio.
Parlava per prima la difesa.
Subito l'avvocato Ramadori chiedeva la scarcerazione dell'imputato per due motivi: perché la sua detenzione non è giustificata da motivi di pubblica sicurezza e perché il reato da lui commesso non è ripetibile, dato che non può rifiutare nuovamente il servizio militare, avendolo già fatto.
Il pubblico ministero ha confutato i motivi della difesa, asserendo che il reato si è consumato nel momento in cui Liborio non si è presentato al distretto e che, una volta in libertà, egli non si sarebbe certamente ripresentato, compiendo così un nuovo reato, E dato che solo l'espiazione della pena estingue il reato, la scarcerazione non è possibile.
A questo punto la corte proponeva una pausa di due ore per consumare il pasto. Liborio, riportato per questo a Peschiera (una trentina di chilometri...) su una Opel, ci ha poi detto che si trattava di... due panini. Da notare che proprio verso mezzogiorno era sorto un battibecco perché si voleva passare un panino imbottito a Liborio, e un carabiniere aveva affermato con arroganza che ai pasti dei detenuti ci pensavano loro, e bene.
Ripreso il processo e ascoltato l'imputato, che riaffermava la sua ferma volontà di non assolvere né al servizio militare né a quello civile per i motivi addotti nella sua dichiarazione di obiezione, la corte faceva sue le tesi del pubblico ministero, negando la scarcerazione e le eccezioni di incostituzionalità sollevate in precedenza dalla difesa.
Ramadori a questo punto contestava la competenza del tribunale a giudicare su un reato che non era militare, dato che la dichiarazione di obiezione di Liborio era stata fatta prima dell'obbligo di presentarsi alla leva. Prima che la corte si ritirasse, alla domanda: "L'imputato ha nulla da aggiungere?", Liborio ha cercato di leggere una dichiarazione: "In nome del popolo italiano, voi mi avete obbligato ad indossare una divisa...". Ma il presidente, dopo solo poche righe, lo ha bloccato dicendo che in nome del popolo italiano lui non poteva dire niente.
La corte si è ritirata e in brevissimo tempo ha sentenziato 12 mesi con il beneficio della non menzione, proprio come aveva richiesto il pubblico ministero e come era previsto dalla difesa.
Sui gradini all'entrata del tribunale si sono bruciati dei congedi militari, italiani e stranieri (in aula una delegazione voleva consegnarli al Pubblico ministero, che non si era neanche degnato di toccarli, con la motivazione che non era né l'organo né la persona adatta) a dimostrare la solidarietà internazionale per questo tipo di scelta e di lotta.
Sempre nel quadro delle iniziative organizzate per quest'occasione, ricordiamo l'assemblea-dibattito svoltasi la sera precedente il giorno del processo a Verona sui seguenti temi:
- carceri militari
- obiezione totale
- servizio civile
- codici e giustizia militare.
con la partecipazione di un rappresentante del servizio civile a Verona, che ha parlato della sua esperienza e delle possibilità di miglioramento del servizio, e di obiettori totali e di un avvocato, membri anch'essi, come Liborio, del gruppo internazionale I.C.I. (Insoumission Collective Internationale): Riccardo Ciuffardi e il francese Jean-Luc Stote, che hanno illustrato i temi cella campagna e le motivazioni della loro scelta: ed Ezio Rossato che ha parlato della sua esperienza del carcere e della lotta condotta con Dalmazio e compagni.
A questo punto che fare?
Alcune proposte per continuare la lotta:
- non lasciare isolato Liborio, sia mettendosi in contatto con lui (Carcere Militare - Peschiera del Garda - Vr.), sia pubblicizzando la sua scelta;
- dato che abbiamo intenzione di mettere insieme un opuscolo sulla giustizia militare in Italia, contribuire con idee, esperienze, materiale;
- abbiamo visto che la restituzione dei congedi può essere un momento "scottante". Chi è intenzionato a fare quest'azione, si metta in contatto con noi;
- siamo in bolletta. Se qualcuno può darci finanziariamente una mano.. un altro obiettore totale si farà presto arrestare. Teniamoci in contatto...
Fraternamente
Coordinamento Italiano I.C.I.
Via S. Romano, 15
25010 S. Zeno (Bs)
Mario
S. Zeno. 15 gennaio 1976
in Lotta come Amore: LcA febbraio 1976, Febbraio 1976
Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455