Nel seno di Maria

Nazareth 12 sett. '75
Sono qui nella grotta dell'Annunciazione. Me n'era venuto voglia di passare qualche ora qui, da solo, in silenzio e possibilmente celebrare la Messa. Tutto è stato e è bellissimo. E' finita in questo momento una concelebrazione di un gruppo di americani e ora sono qui solo, posso rimanere per oltre mezz' ora perché poi chiudono. Ma sono contento ugualmente. Qui il francescano è di una e-strema gentilezza.
Stamani ho celebrato la Messa all'improvviso, perché appena venuto mi hanno subito dato la possibilità. Da solo. Mi è sembrato di entrare nella profondità del Mistero di Dio, di tutto il Mistero di Dio. E ho sentito e sento questa grotta come se fosse il seno di Maria. Sono sceso in lei stamani e quindi nella totale realtà del rapporto di lei con Dio. Mi sono come sentito segnato, qualcosa al di là di me e raccoglieva tutta la mia vita. Ho chiesto veramente perdono di tutta una indegnità (la parola non è affatto generica ma estremamente comprensiva specialmente del non essermi abbandonato a Dio e non essermi lasciato totalmente coinvolgere in Lui e travolgere da Lui). Non è stato. e doveva essere così, come è stato invece per Maria. Sento quasi fisicamente l'accoglienza del suo seno, il suo aprirsi e il suo accogliere e il suo contenere. E' chiarezza inesprimibile. Credo che non l'avrò più. Vorrei almeno ricordarmi che mi è stata data questa comprensione del Mistero di Mistero di Dio, di Maria, di Gesù, dello Spirito e del suo significato per l'umanità intera e particolarmente per me.
Vorrei che mi rimanesse chiaro e operativo di esistenza diversa, questo segno con cui stamani sono stato segnato. Non è che sia cosa nuova. Ma come realtà liberata, purificata, scoperta e resa evidente fino a poter vedere cosa sono io nel pensiero di Dio, nel suo progetto. E' come l'aver dis-sotterrato questa grotta perché fosse conosciuto il luogo dell'annuncio e dell'incarnazione, dove è cominciato a esistere il Cristianesimo, quello realmente di Gesù. E' venuto all'evidenza ciò che è nel mio profondo, nel mio nascosto, nel mio segreto, là dove nemmeno io conoscevo anche se sapevo, tanto meno vedevo e toccavo con mano.
Celebrando la Messa da solo mi sono trovato direttamente. da solo, in questa realtà di Gesù Cristo. Il pane e il vino offerti come segno di Maria, come il suo corpo e il suo sangue per il corpo e sangue di Cristo. In lei tutto è cosi chiaro e così profondamente avvenuto, in modo realmente sto-rico, cioè vitale, cioè esistenziale.
Tutto è stato profondamente vero, reale, concreto anche se colmato di una sensibilità che ri-sentivo anche fisicamente. Anche il mio corpo ha provato il contatto col Mistero di Dio, nel toccare la concretezza della terra e della vita. Nel segno di Maria. Veramente questa donna è qualcosa d'in-dicibile. E' impossibile ma è proprio così, in lei si chiude l'infinito per l'inizio di quella storia, ma-nifestazione di Dio e sopraffazione dell'umanità. Una donna. La povertà. La verginità. La Fede. E' uno stupore immenso, da perdercisi a pensarvi, la Fede di questa donna. Vorrei chiederle qualcosa di lei per me. Forse non tornerò più qui. Ma questo qualcosa di stamani vorrei proprio che mi segnasse in modo incancellabile. Come una svolta nella vita. E' capitata all'improvviso. Ma certamente ero aspettato qui stamani. Lo capisco anche in questo momento. Non è che mi venga chiesto chissà che cosa, lo sento bene. Unicamente la Fede. Ma la FEDE. Cioè la ragion d'essere (ma è espressione insufficiente) di tutto me stesso. Anche la gioia di Dio. E l'accoglienza di lui. E lasciarmi portar via da Gesù Cristo. E' così semplice ma così importante. Il Mistero di Dio o è totale o non è niente. E' evidente specialmente qui, in questa grotta. Altrimenti sarebbe onesto respingere tutto. Maria dopo l'annuncio non ha discusso più. Ha semplicemente creduto. Ho chiesto su per giù questo per la comunità, per Maria Grazia, Luigi, Beppino. Per noi insieme. Mi pare di vedere cosa dovremmo essere. Una comunità è una realtà unitaria d'accoglienza, di accoglienza di Dio e di umanità, cioè di Gesù Cristo. Nella concretezza nel nostro momento. Poi tutta una serie di nomi e poi gli amici, le famiglie, il gruppo, gli altri dovunque, la Chiesa, l'umanità. E' davvero impressionante come un cuore e un'anima possano accogliere l'umanità intera e portarne tutta la realtà, quando però il Mistero di Dio s'impone e domina e vince l'individualità, il particolare, dilatandolo come è proprio dello Spirito, all'università del suo infinito. E' difficile dire ancora e scriverne.
Sono ora qui sulle scalette che scendono alla grotta perché è venuto un altro gruppo di americani o d'inglesi e stanno celebrando la Messa. Sugli scalini di una scala che è fra la terra e il cielo. Si può immaginare come il discendere di Dio fra noi. Sono su questa scala, seduto su un gra-dino e sono un mendicante. Un mendicante felice anche se terribilmente bisognoso. E di qualcosa che potrebbe somigliare finalmente all'incontro con Dio e alla gioia del suo vincere totale, semplice ma assoluto. Non succederà niente ma qualcosa che porta via, che trabocca, che soprafà. Qualcosa alla quale non si può e non si deve resistere costi quel che vuole costare. Perché non si tratta più di modi e di misure quando il problema è della totalità, dell'assoluto.
Ora me ne vado di sotto queste pietre gessose, scavate chissà come e chissà quando, ma sono il luogo di Dio fra gli uomini, sono il luogo che è Maria e quindi vanno bene comunque si possano giudicare archeologicamente, raggiustate come sono e forse un po' con ricerca dell'effetto. Ma il luogo esiste e più che la grotta stamani mi ha impressionato il sentirla e il vivervi dentro come se fosse il seno di Maria, perché questo è il suo luogo, la terra che è tutta la terra. E' vero che stamani sono entrato in questo luogo e vissuto in questo intimità.
E Lui e anche lei mi hanno sicuramente accolto e gradito in questa loro intimità. Dovrei e tanto vorrei ricordarmene.


don Sirio


in Lotta come Amore: LcA dicembre 1975, Dicembre 1975

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