Grazie

Non passa giornata che io non debba essere trascinato in discorsi che riguardano il modo con cui la gente difende i propri interessi. Una difesa che in alcuni si fa gretta e meschina, in altri diviene motivo di violenza e di sopraffazione.
Se ti viene in mente che la vita potrebbe essere diversa per arraffare il più possibile, se si estinguesse questa sete di avere e di essere qualcosa di più o di diverso dagli altri, cascano le braccia di fronte al groviglio di interessi e di motivazioni che impediscono di ritrovare il bandolo della matassa: non si sa più a chi dare ragione. L'unica possibilità sarebbe forse buttare tutto in un gran calderone e vedere se il mondo esce fatto di pasta diversa.
C'è chi urla contro i padroni e poi scopri che vive con gli affitti di due appartamenti. C'è chi vorrebbe tutto «pulito» e poi scopri che è il primo mafioso del quartiere. C'è chi maschera il proprio «io» dietro le più raffinate ideologie...
E' una grande fatica riuscire a decantare nel groviglio delle motivazioni a ritorno personale il filone autentico di valori umani da offrire ed allargare nel mondo per un'umanità diversa.
Pure è fatica da compiere, è liberazione da affrontare, è luce da accendere per la speranza e la fiducia di chi si sente emarginato, stranito e giuocato perché non riesce a soffocare dentro di sé la sensibilità che va oltre il proprio interesse, non riesce a non essere un uomo onesto, un uomo vero in un mondo di «maschere» e di «comparse».
E' già un po' di tempo che ripenso alla gratuità, a quell'entrare di Dio nella mia vita, nella vita di tutti, che è la grazia, a quel valore così chiaramente connesso con l'essere rinnovato e liberato che a sua volta diviene origine e manifestazione piena di un'autentica liberazione.
Sarà forse perché sento molto, in questo tempo, che mi frulla in testa quella frase classica, ma sempre un po' dimenticata, che dice: «gratis avere ricevuto, gratis date».
Frase che sento legata non solo al mio ministero sacerdotale, ma a tutta la mia realtà personale. Sono anni ormai che non prendo più niente per il mio ministero (tranne qualche rimborso spese per l''insistenza dei parroci), né vivo sulla preparazione culturale che ho avuto la fortuna di ricevere dalla mia famiglia, eppure sento di aver solo rimosso gli ostacoli più grossi per poter iniziare una vita vissuta in gratitudine perché nata unicamente dalla grazia di Dio.
Oggi certi segni pur rimanendo autentici - e quindi proponibili dove non siano realizzati -, hanno perso molta forza e si sono notevolmente intorbiditi per le furbizie e le strumentalizzazioni umane. Prendere soldi per i sacramenti, per esempio, anche se continua ad essere una più che fiorente industria, sta creando un certo imbarazzo nel momento in cui si vuole presentare un volto rinnovato di chiesa.
D'altra parte ci sono altri modi per incanalare il denaro o altri modi che non il denaro per sentirsi abbondantemente appagati e gratificati. Come il portafogli «a fisarmonica» ha ceduto il passo al più sobrio ed elegante libretto degli assegni, così certe forme risultano ormai troppo pacchiane per far pesare il proprio potere con sufficiente autorità.
Prendiamo per esempio un'area di servizio su una autostrada dove se ci si ferma a far benzina, guardano l'acqua e l'olio, puliscono i vetri, controllano la pressione delle gomme, tutto gratis e con estrema gentilezza. Chi si fermerà in quel luogo troverà un'assistenza impeccabile. Ma in quanto, il padrone dell'impianto e il gestore sono buoni e fanno le cose con molta serietà, oppure in quanto questo risponde ad una precisa logica del profitto? La parola «gratis» è oggi praticamente squalificata per il fatto che molto spesso nasconde secondi fini: «per niente non si fa niente» dice la gente.
Così in quelle aree di servizio che sono le parrocchie, le comunità ecclesiastiche, il progressivo (ma non troppo) allontanarsi dell'odore di quattrini dalle sacrestie può dipendere dall'aver affrontato con serietà il discorso della gratuità, ma può anche dipendere da una fredda logica di «profitto» pastorale.
Ugualmente per quanto riguarda le famiglie ed anche l'ambito personale, un certo apparente superamento delle questioni economiche o d'interesse in genere può avvenire per una maggiore presenza di valori, ma può esser anche la copertura di modi molto più spregiudicati e nascosti per curare la resa e la crescita delle proprie ricchezze.
E' possibile allora tentare un discernimento, riuscire ad individuare ulteriori segni che ci permettono di capire che strada fare?
Credo che uno dei segni che permettano di verificare se alcuni gesti gratuiti sono autentici, sia la progressiva perdita di importanza, il vuoto, il non contar nulla di chi questi gesti pone. Perché chi dà con gratuità, nulla richiede per sé in alcuna maniera, neppure una particolare attenzione da parte di chi riceve, e quindi non crea intorno a sé uno spazio che «meriti» essere avvicinato. Per niente veramente si dà il niente, cioè la povertà, la spoliazione, ma anche il ritrovarsi finalmente soli con noi stessi, l'esser considerati finalmente per ciò che si è e non per ciò che si ha, la gioia di poter tutto donare perché niente si attacca al nostro cuore fino al punto che il problema non è nel dare più o meno, questa o quest'altra cosa, ma il problema è darsi interamente senza timori, senza interessi, senza ritorni personali.
Il sentirsi sempre meno decisivì e quindi sempre meno considerati, privati di ogni potere personale, emarginati in vuoti di possibilità di azione, di rapporto, fa emergere sempre più la coscienza che tutto è grazia, fino a liberarsi dalla tentazione di dover sempre difendere qualcosa e poter finalmente darsi in gratuità con grande gratitudine, fino a poter dire «grazie» per ogni attimo, per ogni cosa nella buona e nella cattiva sorte perché tutto è grazia.
Nell'annuncio evangelico, nella comunità ecclesiale, nella vita familiare e personale, dovremmo cercare di capire quanto siano autentici i segni gratuiti che poniamo. Possiamo farlo se realmente cresce in noi la povertà, l'ostilità del mondo dell'interesse, il profondo rispetto degli altri, l'amore che nulla difende, la rinuncia alla tentazione di far valere il peso dell'autorità. Per tanta realtà di Chiesa questo può essere una pia elevazione da non tradursi in pratica. Ma potrebbe venire un tempo diverso?


don Luigi


in Lotta come Amore: LcA maggio 1975, Maggio 1975

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