All'esercito diciamo NO

Da un gruppo di giovani di Brescia abbiamo ricevuto un documento molto interessante: la loro DICHIARAZIONE COLLETTIVA DI OBIEZIONE DI COSCIENZA.
Di particolare valore ci è sembrato questo documento perché rappresenta il risultato molto serio di uno sforzo comune per inquadrare in una visione generale il problema del rifiuto del servizio militare e la conseguente scelta del servizio civile.
Questi 14 giovani fanno un'analisi molto precisa della società in cui viviamo, nei suoi molteplici aspetti (la famiglia, la scuola, la fabbrica) e denunciano molto scoperta mente il continuo tentativo del sistema capitalista per imporre violentemente ad ogni livello un modo di vivere, di agire, di comportarsi che sia rispondente alle esigenze del consumo, del produrre di più per guadagnare di più da parte di pochi sulla pelle di molti.
Un modo di vivere in cui non c'è posto per chi non serve il funzionamento del sistema: i malati, i vecchi, i poveri gli handicappati di ogni tipo.
A guardia di questo modello di sviluppo e a garanzia degli interessi economici del capitale sta l'esercito: struttura precisamente preposta alla custodia del sistema, pronta a reprimere qualunque serro tentativo di cambiamento di rotta, mezzo enorme di coercizione culturale e morale per migliaia di giovani..
Essi proclamano il loro NO all'esercito, ad ogni esercito, perché la logica che porta ad esso è totalmente contraria a ciò in cui vogliono credere: un mondo che cresce nel rispetto assoluto delle scelte di ciascuno, una vita che si costruisce nella verità, nella libertà, nella tolleranza fraterna per la felicità autentica di ogni creatura. Riportiamo la parte finale del loro documento.

Riteniamo, all'analisi fatta, che uno dei primi obiettivi per l'eliminazione della forza e della violenza, come regolatrici dei rapporti tra oppressori e oppressi, sia la negazione di tutti gli eserciti, simbolo della violenza istituzionalizzata, e quindi la più grave forma di coercizione. La realizzazione di detto obiettivo è un passo verso la costruzione di una società dove l'uomo ha la possibilità di realizzare pienamente la propria vita. Quindi per noi il servizio civile rappresenta solo un simbolo, un segno di qualcosa di più importante che si chiama AUTODETERMINAZIONE.
Tutte le nazioni hanno il diritto di determinarsi; così, a sua volta, ogni persona ha il diritto di determinare la propria vita senza costrizioni ed imposizioni che non siano quelle del rispetto del proprio simile. Ecco cosa intendiamo per autodeterminazione! E non veniteci a dire che ciò è possibile in una società con queste strutture; non è possibile, e ci pare di averlo ampiamente dimostrato.
Ma affinché il servizio civile rappresenti veramente un momento di autodeterminazione occorre che a gestirlo siano le persone che lo hanno scelto, altrimenti si trasformerebbe in un'altra struttura autoritaria, in un altro strumento di oppressione. Siamo convinti che il fine non giustifica i mezzi, tutt'altro; per ottenere credibilità i mezzi devono contenere in germe il fine prefissato. Per fare un esempio: non possiamo credere a chi dice di volere la pace quando si prepara alla guerra.
Il nostro fine è l'amore, il nostro mezzo è l'amore. L'amore e la verità è nemica delle imposizioni; è giustizia e non violenza; è libertà e non schiavitù; è uguaglianza e non sfruttamento; è creatività e non accettazione passiva; è vita e non morte.
Noi non sappiamo quanto amore possa nascere all'interno di una struttura che per il bene della patria sacrifica migliaia di uomini. Quale patria se non quella che da sempre si chiama profitto e potere di pochi? E' così che si manifesta il vostro amore?
Non sappiamo quale giustizia possa esistere in questa struttura in cui prima si sconta la pena e poi si ascoltano le ragioni!
Non sappiamo quanta verità possa celarsi dietro una legge struttura che educa all'obbedienza cieca e assoluta.
Non sappiamo quanta verità possa celarsi dietro una legge che pretende di giudicare le coscienze.
I valori che la società del giorno d'oggi non solo ci propone, ma ci esalta ed impone, sono il profitto, la competizione, la violenza. Questi valori sono la negazione dell'amore, quindi sono falsi valori, ed è perciò che vogliamo costruire una nuova società. Se per questo scopo risulta necessario mutarne le strutture, non meno necessario è educare la coscienza di ogni singola persona affinché possa abituarsi ad una partecipazione attiva in qualunque situazione della propria vita. Questa considerazione è della massima importanza nella scelta dei metodi.
L'obiezione di coscienza soddisfa a questi requisiti perché impegna gli individui in prima persona, li responsabilizza e diventa perciò un metodo di lotta antialienante.
Individuiamo in essa l'affermazione dell'uomo e della sua personalità in contrapposizione all'esercito e da ogni istituzione che legalizza o permette il formarsi di disuguaglianze ingiustizie ed oppressioni...


in Lotta come Amore: LcA aprile 1975, Aprile 1975

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