6 - Alla Santa Madre Chiesa

Lascio andare altri motivi capaci di suscitare enormi problemi di cui vorrei tanto parlarti, perché nonostante tutta la fede di cui ringrazio all'infinito Dio per avermela conservata accesa nell'anima e così tanto fino ad essere come un pungolo, una provocazione irresistibile nella mia vita mi succede che la speranza, quella immediata, quella a breve scadenza, quella del crepuscolo della sera per l'aurora del mattino, dello squarcio di cielo azzurro durante lo scatenarsi della burrasca, quella speranza a volte mi si sta annebbiando, mi si smarrisce fino a farmi camminare a tentoni, in una incertezza che è proprio troppa per non sopraffarmi.
Evidentemente si tratta del terribile problema di una speranza rivolta a possibilità di qualcosa di diverso «oggi», nella realtà della storia che stiamo vivendo, nelle condizioni in cui ci stiamo dibattendo.
E questa speranza non è possibile che non sia legata agli uomini di oggi, alle istituzioni di oggi,.alle vicende sia pure viste in prospettiva, di oggi: all'incidenza cioè nell'attuale (e quindi come vogliono sempre i responsabili della storia, e tutti i potenti credono di esserlo) di tutto quello che dovrebbe essere il domani.
Si costruisce l'oggi, ma vorrebbe essere sempre per il domani.
Sta il fatto però che viviamo in una condizione, in una realtà storica tale che la constatazione dell'oggi toglie via, impedisce concretamente, la speranza.
Tu sai molto bene, cara santa Madre Chiesa, che domani raccoglieremo, o raccoglieranno, che è lo stesso, quello che è stato seminato oggi.
Da un pezzo, santa Madre Chiesa, non posso non riflettere a molte cose e non le raccolgo sui libri di storia, non ho bisogno di allargare constatazioni alle vicende del mondo (e sarebbe del resto molto giusto per inquadrare oggettivamente i problemi) e nemmeno mi rifaccio a tutte le componenti che hanno determinato il corso degli avvenimenti e agli uomini singoli o collettività, ecc. che hanno avuto responsabilità decisive: anche perché chissà come un'analisi fatta secondo questo tracciato ci dividerebbe, santa Madre Chiesa, e logicamente, come sempre è avvenuto e avviene, sarei senza dubbio io il perdente: tagliare via i cosiddetti rami secchi, magari dopo averli fatti seccare, è un vecchio e nuovo lavoro compiuto con zelo sempre instancabile.
Ho però il diritto di rifarmi alla mia vita, anche per il dovere che ho di capirci qualcosa in me. E la mia vita è totalmente innestata, coinvolta e travolta (e come potrebbe essere diversamente?) nella storia del mio tempo, nella vicenda di un succedersi di fatti e di avvenimenti in cui mi sono trovato immerso e sommerso, il mio vivere è stato nelle mani, alla mercé di uomini che si sono semplicemente approfittati di me, giocandomi nelle loro pazzie, assurdità, violenze, nella loro autorità sempre sostenuta e giustificata dalla responsabilità del cosiddetto bene comune.
Oltre a tutto la mia vita è stata offerta e vissuta, abbandonandola interamente, a te, santa Madre Chiesa, come tu sai benissimo, anche se puoi non essere contenta. perché a un certo punto puoi non avermi più sentito «tanquam cadaver» tra le tue braccia materne, ma vivo e vivace di tutta una Fede e di un nuovo ma certamente più intenso e appassionato Amore. Dovrebbe esser sempre preferibile anche per la Chiesa, come dice la saggezza popolare, un asino vivo che un dottore morto: se tutto fosse valutato in una autentica prospettiva di Regno di Dio.
Praticamente quindi mi sono ritrovato, e in qualche modo mi ritrovo ancora, coinvolto e travolto e stravolto nella storia dei tuoi rapporti fra te, Chiesa, e il potere civile. nella realtà delle tue preferenze e diffidenze del tuo vivere dentro la storia, nelle tue accoglienze di ciò che benedici e nelle tue respinte di tutto ciò che condanni e tanto più, e qui il problema è di una gravità tremenda nel tuo presentare e incarnare Gesù Cristo, la Fede e la scelta cristiana e sacerdotale, nel mondo, nel tempo in cui io sto vivendo e in cui l'umanità sta travagliandosi la sua storia.
In questi giorni di grande e profonda angoscia per il morire di giovani per le strade, per il ribellarsi contro questo rigurgito della violenza fascista, di folle intere di giovani e di operai, di città e di popolazioni, mi si è riproposto tutto un enorme dolorosissimo problema, rimasto sempre lì, come un male nascosto di cui si ha paura perfino a pensarvi e tanto più a parlarne.
Ma ora questo male nascosto nel fondo dell'anima mia mi si sta acuendo in misure insopportabili. E non è più possibile non affrontarlo, chirurgicamente se è necessario, pena il lasciarsi logorare e marcire.
Parliamone, santa Madre Chiesa, una buona volta: ma so già che è attesa inutile, anche questa speranza si sta spegnendo e disgraziatamente non soltanto nel mio cuore.
Sono nato quando s'iniziavano le delinquenze fasciste, violenza a mano armata, sopraffazione dell'uomo sull'uomo, lo spengersi della libertà, l'accendersi dell'impazzimento autoritario. Anche allora era per via dell'ordine, dell'ordine nuovo fatto attraverso il culto della morte, i sistemi dell'ordine nero.
Avevo nove anni quando, Madre Chiesa, sei venuta a patti con questa pazzia, con questa disumanità.
E' terribile che tu mi abbia fatto crescere (con tutto il valore di questa parola capace di determinare l'esistenza) dentro questo accordo. Perché nessuno dei tuoi uomini che sono la tua autorità e il tuo magistero, mi ha insegnato cos'era questo fascismo, mi ha illuminato su questa infamia. Soltanto mio padre, analfabeta e pover'uomo a strappare il pane quotidiano in una povertà che non era squallore grazie all'ingegnosità inesauribile di giostrare quei quattro spiccioli di mia madre, soltanto mio padre resistente da sempre e senza ombra di paura, mi ha insegnato a non crederci, a diffidare, a respingere. Qualche altra esperienza, capitata provvidenzialmente, ha impedito che non rimanessi risucchiato, nonostante la «guerra santa» di Spagna, la conquista dell'impero, le parate a grandiosità oceaniche, sempre copiosamente benedette e santificate.
Sono arrivato, giovane prete, agli orrori della guerra e non mi hai insegnato ancora niente, Madre Chiesa, sul fascismo, così com'era tuo dovere per fedeltà al Vangelo, e non mi hai aiutato a che mi sopravvenisse una coscienza antifascista, se non altro perché non si trattava, non si è mai trattato (come tanto meno si può trattare oggi) di un partito politico, ma semplicemente e soltanto di disumanità contro la quale è dovere di uomini e di cristiani e di Chiesa lottare anche a costo di scontri fino a morirne. Le classi ricche, la loro egemonia economica e quindi politica, i privilegi della Chiesa, questa famosa, e a un certo punto vergognosa, libertà religiosa, ecc. non può mai scendere a compromissioni con la disumanità.
Perché, Madre Chiesa, e la domanda lo so che è spietata, ma non posso più non porla, anche, se ne ho chiara la risposta e so che è terribilmente discordante dalla tua, perché non hai lottato contro il fascismo almeno come quanto hai lottato contro il marxismo e il comunismo e prima ancora contro il liberalismo e dopo contro il socialismo?
Perché anche in questi giorni - ma è successo da sempre specialmente quando sono capitati episodi da consentire quella furbastra dottrina degli opposti estremisti - metti sullo stesso piatto la provocazione fascista a base di bombe e di stragi, di rivolverate e di morti e la resistenza - sia pure intemperante e violenta, ma non sanguinaria - dei giovani di sinistra?
Ho letto troppe cose in questi giorni - specialmente sulla stampa «cattolica»: discorsi del Papa e di Vescovi e commenti, che di nuovo sono serviti inevitabilmente a tirarmi su tutto quel problema di angoscia e di sgomento per il continuare di un vuoto impressionante di una chiara posizione antifascista, di una respinta visibile. di un insegnamento inequivocabile che tagli via un bubbone abbarbicato così profondamente da connaturarsi, sembrerebbe, con la realtà della Chiesa.
Non basta assolutamente più - mai sarebbe dovuto bastare - un esortare al rispetto dell'uomo, alla fraternità, alla pace, alla riconciliazione, esecrare la violenza. il ricorso alle armi, lo scontro di piazza, lo spargimento di sangue innocente, auspicare fermezza da parte dell'autorità, delle leggi, delle istituzioni dello stato, è quasi irrisorio e irriverente rifugiarsi nella preghiera e implorare la misericordia di Dio e via dicendo. con documenti, allocuzioni, frasario ormai sempre identico fino all'insopportazione, in uno scaricare impietoso responsabilità sul povero popolo sempre considerato letto di fiume sul quale fare scorrere fiumi di parole, fine a se stesse.
Sarebbe giusto e doveroso, oltre che onesto, fare, santa Madre Chiesa, un immenso esame di coscienza (se proprio non vuoi usare la parola analisi) e mettere in chiaro responsabilità enormi, spaventose.
Perché il fascismo ha cominciato di nuovo a respirare dopo la strangolatura operata dalla Resistenza, con le lotte e le crociate delle scadenze elettorali del dopoguerra. C'è una scomunica (mai ritrattata ufficialmente) culminante tutto un dispiegamento di forze ecclesiastiche che ha riaccesa la speranza e la fiducia di un risorgere fascista per una necessità a costo di tutto di una respinta del pericolo comunista. E quando la lotta si assolutizza, la tentazione di affluenze di alleati diventa inevitabile e tutto può essere utilizzato, con o senza cattiva volontà. dal fascismo del capitale, della classe padronale (nazionale e internazionale) fino al fascismo populistico dell'organizzazione periferica dell'uomo onesto, nostalgico del governo forte, dal pugno di ferro, del fanatico, delinquente comune, drogato di violenza e pagato da chissà chi, della bomba per la strage, della rivoltella a tradimento, della picchiatura per cura ideologica.
Sono anni e anni che sento nel profondo dell'anima di povero prete ormai carico di una lunga e dolorosissima storia di Amore a te, santa Madre Chiesa, sento nell'anima questa responsabilità di fascismo che pesa sugli uomini della mia Chiesa da quando sono nato fino ad oggi.
E non posso non riflettere, anche se il solo pensiero mi angoscia a morte, che se la Chiesa gerarchica, e quindi tutta la Chiesa, popolo di Dio - perché potevi molto una volta, ma puoi tanto ancora, santa Madre Chiesa, sul popolo della Fede - in una semplice e facile chiarezza di fedeltà al Vangelo, liberata dalle paure e dei condizionamenti di potenza terrena, di privilegi giudicati creduti micidiali per la Fede, ecc.; se la Chiesa da sempre si fosse manifestata, se necessario fino a allo scontro, contro la disumanità del fascismo, molta storia sarebbe forse diversa in Italia e nel mondo.
Mi dirai, santa Madre Chiesa, che avremmo avuto il comunismo, ma lasciami dire con sincerità che se dicendomi questo vuol dire che giudichi il fascismo male minore nei confronti del comunismo o, diciamo con più esattezza, del socialismo, allora la mia paura di una convergenza Chiesa-fascismo si esaspera fino all'estremo dell'angoscia.
Allora quello che sta succedendo in questi giorni, e dal '69 in poi, comporta delle responsabilità reali, concrete.
E' quello che mi sgomenta nel più profondo perché mi dà la sensazione della possibilità di pesanti responsabilità, indirette quanto si vuole, ma forse paurosamente decisive per il sangue versato fin qui e per quello che forse può affogarci domani.
«..credete voi che quelle diciotto persone sulle quali cadde la torre di Siloe e le uccise, fossero più colpevoli di tutti gli altri abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non farete penitenza, perirete tutti nello stesso modo». (Lc. 13, 1-5).
Cara santa Madre Chiesa, tu puoi molto per pacificare - e Dio voglia che non sia troppo tardi - questa guerra civile ormai scatenata. Non sarà il governo, la magistratura, le leggi antiviolenza sempre più assolutizzata come unica possibilità per salvarsi da un'altra violenza.
Non rimanere, Madre Chiesa, fra le due parti a esortare alla pace: è ormai connivenza, è inevitabile dare l'impressione di una continuità storica che è quella che è e quindi è incoraggiamento ad un fascismo che anche se non più benedetto è maledettamente lo stesso fascismo, nazismo, disumanità di sempre.
Prendi il tuo posto, santa Madre Chiesa, quello che ti ha assegnato Gesù, coi poveri, con la classe operaia, col popolo ...
E in maniera così chiara, così clamorosa (perdonami la parola, ma mi sembra urgente che sia così) che il fascismo ti scopra nemica, un ostacolo, una barricata, una realtà di Popolo di Dio, sulla quale bisogna passare, se vuole continuare, la sua marcia da 28 ottobre 1922.
Così tanto, che se vuole tirare bombe le tiri nelle chiese, negli episcopi, nelle canoniche, non in piazza Fontana, in piazza della Loggia, sui treni o sotto i treni. Se vuole sequestrare persone per avere miliardi non sequestri più bambini, ma cardinali. Se vuole uccidere uccida preti, suore, vescovi, ma non giovani operai e studenti.
E' così che si è pace, Amore, fraternità, non violenza, riconciliazione, salvezza, redenzione e cioè Gesù Cristo.
E tu sai meglio di me, cara santa Madre Chiesa, quanto questo nostro mondo, perché possa essere diverso, ha bisogno di Gesù Cristo e di chi continua storicamente, e quindi anche oggi, tanto più forse che nel passato, il suo liberamente offrirsi alla Croce. Perché è di qui, dalla Croce. che può nascere l'aurora di un mattino di Resurrezione per l'umanità intera.
Hai commemorato in questi giorni, Madre Chiesa, migliaia ai preti offertisi alla morte, trent'anni fa, per una coscienza antinazifascista accesa in loro dalla Fede nella Croce. Abbiamo peccato contro di loro e contro Gesù Cristo, contro i nostri fratelli oppressi e ammazzati perché il loro sacrificio svanisce nella nostra prudenza, vile e furbastra, nel nostro cristianesimo equivoco e sacrilego.
Abbiamo peccato e pecchiamo in maniera imperdonabile contro i fascisti, gli assassini di ieri e di oggi, perché non abbiamo il coraggio dell'Amore di una lotta aperta contro il fascismo. Rischiamo ancora una volta che si sentano gli arcangeli della lotta contro l'anticristo.
Mi diceva un bambino di dieci anni che sta preparandosi alla Prima Comunione: a volte mi domando in che mondo mi sono trovato a vivere. Un bambino che ha perduto un occhio due anni fa perché un ragazzo gli ci ha scagliato una freccia di canna. E mi diceva: io non gli ho detto nemmeno una parola cattiva, l'ho perdonato di cuore.
E' di qui che parte e prende fiducia la speranza: è come un segno di Resurrezione questo bambino. Ma è anche una responsabilità tremenda se deve succedere che questo mondo in cui è costretta a vivere l'umanità di domani è ancora quello di tempi passati, di ieri, di oggi.
E' tempo di conversione, stai predicando da sempre, cara santa Madre Chiesa, e è vero e decisivo per me, per noi, per tutti... ma sta venendo sempre di più il tempo in cui la penitenza e la conversione «devono cominciare dal tempio, dall'altare». Perché per essere giustificati a parlare di Amore a questa umanità che si sta facendo divorare dalla violenza, bisogna essere Amore, esattamente «quell'Amore a causa del quale si è pronti anche a dare la vita per quelli che si amano».
Cara santa Madre Chiesa, è un tuo povero figlio ormai già stanco per età e per fatica di Fede che ti scongiura di essere quest'Amore: vale assai di più, come sai bene, di «tutti i sacrifici e gli olocausti», ma più di me e certamente con più profondo diritto, è la povera gente che ti chiede quest'Amore e cioè di averti nella sua disperazione di oggi e di sempre, nella sua oppressione, nel suo essere nulla, per l'unica possibilità di speranza e di Fede che le rimane, di cui tu, santa Madre Chiesa, devi essere segno e garanzia concreta, vissuta, quella di avere Gesù Cristo nella sua croce a sicurezza di Resurrezione, cioè di vita nuova, di storia diversa.


don Sirio


in Lotta come Amore: LcA aprile 1975, Aprile 1975

menù del sito


Home | Chi siamo |

ARCHIVIO

Don Sirio Politi

Don Beppe Socci

Contatto

Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455

Link consigliati | Ricerca globale |

INFO: Luigi Sonnenfeld - tel. 0584-46455 -