Io cerco il tuo volto

Mi sembra di affrontare la vita di ogni giorno con l'animo di un mendicante. Di uno che se ne va per la strada che l'alba di ogni mattina gli offre pronto a vivere tutta la vicenda di incontri, di fa-tica, di stanchezze profonde, di speranze che si riaccendono al primo spiraglio di luce: un camminare per questa strada con la sensazione molto netta di una grande povertà, a volte di un vero smarrimen-to di fronte al gioco che grava sulla storia di tanta parte dell'umanità. Un sentirsi - ed esserlo real-mente - a mani vuote.
Ma a rendere fiducioso questo mio quotidiano pellegrinare - perché pellegrino mi sento nel tessuto d'ogni giornata - avverto in modo sempre più chiaro la crescita di un desiderio molto vivo, come una sete che non si sazia: la voglia di poter scoprire sempre più profondamente il volto di Dio. Del Dio vivo e vero, non di quello contraffatto e camuffato dalla furbizia e dalla malizia degli uomini (anche degli uomini di chiesa) né tanto meno del Dio diventato copertura e giustificazione dello star bene dei ricchi sulla pelle dei poveri e dello spadroneggiare dei potenti a prezzo della libertà e dignità di tutti i popoli.
Scopro con crescente evidenza che «la mia anima ha sete del Dio vivente»: non è questa una pia riflessione. ma bisogno profondo che nasce dal camminare sulla strada, dal piegare la schiena per otto ore di lavoro operaio, dallo scrutare il volto dei miei fratelli provati dalle difficoltà, dalla malattia, dall'abbandono, dalla vecchiaia e dalla solitudine.
Il volto appena intravisto del compagno che incrocio al mattino, quando è ancora buio, nel breve tratto di strada che mi porta al cantiere e al quale grido il mio « buongiorno», mi mette già la prima inquietudine nell'anima e mi accende di desiderio di poter raccogliere il mistero di questa vita, di questa esistenza umana così carica di segreti e di cui si fa fatica a capire il senso vero e profondo.
«Io cerco il tuo volto»: la preghiera cosi antica che trovo nella Bibbia sta diventando la sostanza stessa del mio respiro, del lottare, del non rinunciare alla speranza di un mondo nuovo che cresce sotto la corteccia così dura e amara, deprimente e scoraggiante del giorno che è oggi. Sogno sempre che dall'oggi possa nascere un domani veramente diverso, come dalla notte più fonda riemerge la nuova luce.
La vita operaia, col suo ritmo sempre uguale, monotono (gli stessi gesti per tante ore - una vita! gli stessi compagni, la stessa musica di lamiere piegate alla volontà e allo sforzo dell'uomo) diventa realtà d'esistenza che chiede un senso più profondo di quello che semplicemente appare in superficie. Il senso di una vita povera in se stessa, nascosta, perduta come un relitto su un pezzo di spiaggia dove un gruppo di uomini ogni giorno si accaniscono intorno a masse di ferro e a forza di muscoli, di intelligenza, di sudore, di briciole di esistenza spesa attimo per attimo (quasi senza rendersi conto di ciò che avviene) danno forma a creature prima sconosciute e mettono in movimento mondi nuovi. Il senso di tutto questo e di tutto ciò che allargandosi a perdita d'occhio al di là dei monti e del giro del mare diventa la vicenda dell'umanità intera, la storia dei popoli sparsi in ogni angolo della terra; il senso di tutto questo impasto di vicende e di storie dov'è possibile tro-varlo?
Sento che mi è chiesto di scavare molto profondo, di non lasciarsi distrarre dallo spettacolo che si muove in superficie: la storia umana, di ciascuno e di tutti, ha molte dimensioni ma forse solo la profondità racchiude il senso e la ragione di tutto ciò che avviene.
E' in questa profondità appena intravista che mi sembra di poter ricomprendere come per la prima volta la storia di Gesù: una storia che come quella di tutti ha avuto una sua «normalità», il ritmo uguale dei giorni, il lavoro di tanti anni, la vita del paese, uno come tutti, fra tutti... Una storia profondamente umana, tessuta come la nostra di albe e di tramonti, di sole e di pioggia, di amicizia, di gioia, di stanchezza e di voglia di riposo e di pace. Ma poi il segreto, il mistero racchiuso nella sua umanità ricolmata da Dio è venuto a galla, è esploso in superficie, ha sconvolto ogni tranquillità ed è stata la lotta e lo scontro, l'annuncio della speranza e della liberazione, la parola affrontata come vomere d'aratro a rovesciare la terra e a far luccicare le zolle ad una luce nuova. E un grande, continuo, incessante camminare, per le strade della sua terra - ed era tutta la terra - ad allargare gli spazi, a invitare ad avere un cuore più grande, occhi più chiari per vedere al di là del proprio cancello, a non ridurre il mondo al piccolo orto davanti la porta di casa e la vita ai pochi giorni compresi fra la culla e la tomba. A non fare della storia umana una storia di lotte terribili per possedere di più, avere di più, strappare di più gli uni agli altri: una proposta di una vita diversa, un vivere umano fondato unicamente sull'amore, sulla fraternità, sull'essere una cosa sola, tutti uguali, tutti figli dello stesso Padre, tutti chiamati alla sovrabbondanza della vita. Un cielo nuovo ed una nuova terra chiamati all'esistenza dalla potenza dello Spirito di Dio.
Ho profonda nostalgia di questo volto di Dio che Gesù ha rivelato e vissuto così pienamente nella sua storia cosi uguale alla nostra, eppure cosi carica di speranze infinite per una creazione che cresce e si rinnova al soffio dell'Amore di Dio che non si stanca di amare il mondo, la vita, i drammi e la sconfinata solitudine delle sue creature. Sento di poter accogliere - e quindi di potervi credere - il messaggio del Vangelo che squarcia la nebbia che copre il vivere umano e rivela a chi ha un cuore di povero la Presenza di Dio nel profondo di ogni esistenza.
«Nessuno ha mai visto Dio - dice Giovanni nel suo vangelo - ma il Figlio di Dio che vive in Lui ce Lo ha pienamente fatto conoscere»; Gesù di Nazareth è il volto di Dio entrato a far parte della nostra storia e di assumere il nostro stesso destino. Il volto di Dio è il volto dell'uomo, il volto di ogni uomo: per questo l'apostolo Giovanni scrive che è un bugiardo chi dice di amare Dio che non vede, mentre disprezza il fratello che vede. Non si può credere in Dio e opprimere, calpestare, distruggere la dignità dell'uomo: perché Dio e l'uomo, in Gesù, hanno preso lo stesso volto e la stessa storia.
C'è tutta una storia di Chiesa, di uomini di Chiesa, di metodi religiosi, di mentalità e di leggi che sono completamente al di fuori di questa verità essenziale e limpida che Gesù ha incarnato nella sua vita e rivelato in sovrabbondanza: il tempio dove Dio vuole abitare non è quello di pietra, ma la carne e il cuore dei suoi figli. Ogni uomo è il tempio del Dio vivente ed è in questo santuario che Egli aspetta di essere riconosciuto e amato.
Mi pare di sentire con urgenza questo appello a tenere gli occhi aperti sulla strada di ogni giorno, a non sciupare niente di ciò che mi è dato vivere, ad accogliere con profondo amore la storia di ciascuno dei miei fratelli perché il volto di Dio è certamente in attesa nel loro stesso volto E l'essere cristiano so che mi impegna a dare la vita e a lottare perché si comprenda che Dio e l'uomo sono raccolti in una medesima realtà sacra che è la carne e il sangue di Gesù Cristo.


don Beppe


in Lotta come Amore: LcA febbraio 1975, Febbraio 1975

menù del sito


Home | Chi siamo |

ARCHIVIO

Don Sirio Politi

Don Beppe Socci

Contatto

Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455

Link consigliati | Ricerca globale |

INFO: Luigi Sonnenfeld - tel. 0584-46455 -