Anno Santo

Siamo d'accordo con quei sette preti di Roma e con la lettera che hanno scritto per l'Anno Santo. E pensiamo che si sbaglia assai "Avvenire", quando si rallegra del fatto che i firmatari sono rimasti soltanto sette. La prima lettera, quella ai cristiani, scritta nel '72 erano tredici a firmarla e naturalmente «Avvenire » non racconta che alcuni di questi tredici dalle loro congregazioni furono allontanati da Roma.
In ogni modo a pensare come quei sette, anche se non scrivono e non manifestano pubblicamente il loro pensiero, sono ormai moltissimi fra il clero, per il semplice motivo che sempre più nella coscienza cristiana e sacerdotale del clero anche italiano si dilata e si approfondisce. la convinzione che una testimonianza e un annuncio di Fede cristiana, chiara ed onesta, non può disancorarsi e disincarnarsi da concretezze storiche, attuali e brucianti, d'ingiustizia, di emarginazione, di sfruttamento.
Tutta un'impostazione pastorale tipicamente religiosizzata va sempre più squalificandosi, semplicemente perché senz'anima umana, svuotata come si ritrova di qualsiasi vitalità, a circolo chiuso, a ripiegamento totale su se stessa con prospettive che non possono andare più in là (e sarebbe già qualcosa di valido se questa risultanza provocasse la ricerca di valori religiosi e cristiani) di una prospettiva di religiosità e devozionalizzazione individualistica, borghese, classista.
L'Anno Santo avrà i suoi buoni motivi per una continuità storica di usi e costumi di una religiosità secolare e si sa bene quanto il tempo passato conti sul presente della Chiesa. Può darsi che arrivata la scadenza dei venticinque anni sia stato in coscienza inevitabile raccoglierla e fondarvi un'impresa pastorale e religiosa capace di comportare possibilità di novità, qualcosa di diverso, nella necessità di escogitare continuamente risorse pastorali capaci di polarizzare l'attenzione dei fedeli e dimostrare effervescenze di vitalità ecclesiale ai non fedeli.
Ma forse non si è guardata e considerata abbastanza l'impossibilità di rendere attuali cose vecchie: rispolverare e lustrare non vuol dire rendere attuali e dare possibilità di vita, segno e realtà di vita, a ciò che è di altro tempo, legato ad altra storia.
E' strano e impressionante come alla Chiesa (quella gerarchica e quella devozionale) non le sia possibile discernere i tempi (e tanto meno i famosi segni dei tempi) per rendersi conto di tutta una trasformazione storica, culturale, sociale, esistenziale e quindi religiosa, a seguito della quale strumenti pastorali, iniziative religiose, progetti di sensibilizzazione religiosa, ecc. non sono più nemmeno immaginabili e meno ancora possono avere un significato autenticamente religioso e una capacità d'incidenza nella vita e nella storia del nostro tempo.
Dai tempi di Bonifacio VIII, ma anche da Pio XII degli anni '50, ne è passata di storia. Ma l'Anno Santo è ancora giudicato una buona iniziativa pastorale, capace di ravvivamento e rinnovamento religioso e si è messo in moto tutto l'enorme meccanismo capace di far pellegrinare (turismo consacrato e benedetto) folle immense, prima nelle cattedrali delle diocesi e poi nelle basiliche di Roma.
I sette fratelli di Roma dicono cose molto forti e taglienti, convinti che il nodo non è più possibile scioglierlo, ma va tagliato con decisione. Noi non abbiamo il coraggio di uno scontro così frontale e impietoso, anche perché non viviamo come loro nelle condizioni di un pagare duramente di persona e di un condividere totalmente le realtà d'ingiustizia, di emarginazione e di disperazione di una città come Roma, ora aperta e offerta al mondo cattolico come luogo di santificazione, di riconciliazione nell'Anno Santo.
Non possiamo però non riflettere e dolorosamente, su questo affidare ancora da parte della Chiesa possibilità di rinnovamento di Fede cristiana e urgenze terribili di riconciliazione e cioè di Amore con l'umanità dei poveri, a pellegrinaggi romani per passare sotto a porte sante: non riusciamo a riscontrare in queste porte sante, la porta stretta del Vangelo, quella che unicamente conduce alla vita (Mt. 7, 14).
Vi saranno statistiche, si conteranno milioni di pellegrini, vi saranno consuntivi turistici, economici, politici. Ovviamente non sarà possibile la valutazione di quanto l'Anno Santo avrà comportato d'incidenza nei confronti della Fede: quanto avrà contribuito alla riconciliazione della Chiesa col mondo di poveri.
Quello che non può non affacciarsi come motivo di perplessità è quanto l'Anno Santo potrà avere d'influenzamento perché la Chiesa si rafforzi nelle sue strutture gerarchiche e curiali, nelle sue metodiche pastorali a religiosità fine a se stessa, nella sua impresa d'evangelizzazione a preferenza spiritualistica, astorica, disincarnata.
Non può non angosciare la possibilità del pericolo che la Chiesa nell'Anno Santo, invece di trovare l'occasione di Fede per incontrarsi col popolo dei poveri, degli oppressi, degli sfruttati, degli emarginati di tutto il mondo e riconciliarsi in una profonda comunione di Fede e di Amore con la loro disperazione e il loro destino per una lotta di giustizia e di liberazione, s'incontri invece con il popolo della devozione affollato sotto. una finestra o nella sontuosità di una sala o nella solennità di S. Pietro: ad acclamare una religione troppo comoda e accomodante, la religione degli Anni Santi e della devozione permanente.
Per i sette fratelli di Roma l'Anno Santo ha significato una riflessione estremamente seria e responsabile di tutta l'enorme contraddizione e mistificazione che l'Anno Santo, così come si sta svolgendo, può comportare. Non può non venirne fuori un'indicazione di lotta che non può essere giudicata semplice contestazione: è indicazione di valori, è precisazione di verità, è tentativo di costringere l'Amore, è scontro, ma per ricerca di punti d'incontro, è respinta per poter. trovare valori autentici. Perché l'alternativa è indicata con chiarezza, il da farsi eccolo lì a portata di mano, la prospettiva e il progetto sono più che evidenti. E' vero che non si tratta di soffrire indulgenze e riconciliazioni con Dio e col prossimo a forza di preghiere e pie intenzioni. Per la Chiesa di Roma (e ovviamente per qualsiasi altra Chiesa locale) la proposta di Anno Santo si specifica in case per baraccati, in ospedali, scuole, togliendo via differenziazioni di trattamento, di assistenza, di ghetti e di zone residenziali, di poveri e di ricchezze incontrollabili, di potere politico e di nullità di popolo... «i poveri si scandalizzeranno quando vedranno passare sotto la porta santa, banchieri, speculatori, industriali, politici corrotti e quei vescovi che si sono lasciati alle spalle sospensioni, interdetti, ostracismi».
Non può non essere occasione l'Anno Santo per chi ama seriamente la Chiesa nella sua realtà di continuità e di presenza di Gesù Cristo nella storia e nel cuore dell'umanità, non può non essere momento di responsabile riflessione e di sincera verifica delle misure d'impegno e di lotta a volte sicuramente rallentate per stanchezza, sconforto, delusione...
Dall'Anno Santo di una Fede cosciente e responsabile raccolta, nella sincerità di una fedeltà alle proprie scelte di un Cristianesimo, incarnazione, passione e morte e risurrezione nella storia per un'umanità nuova, diversa, libera da ogni schiavitù e malvagità, da questo Anno Santo - che non può essere un anno, ma è tutta la vita e tutta la storia - dev'essere possibile raccogliere nuovi motivi per rotture ormai sempre più inevitabili, ma anche per alternative di Fede, di Amore, di Speranza sempre più doverose per noi, per gli altri, ma specialmente per i poveri, cioè per tutta la gente delle Beatitudini.


La Redazione


in Lotta come Amore: LcA febbraio 1975, Febbraio 1975

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