3 - Alla Santa Madre Chiesa

Continuo a parlarti con umiltà e semplicità di cuore. Queste mie lettere non pretendono e non si aspettano nulla, tanto più ora che, fra i destinatari non c'è più la Gerarchia, questo benedetto episcopato italiano che vuole e cerca sicuramente il Regno di Dio in questo bailamme politico, economico, religioso che è il momento che stiamo vivendo in Italia, ma che però non vuole ascoltare e tanto meno si decide di accogliere la voce, l'ansia, l'angoscia, la passione che viene su da dove non è stato seminato ne coltivato con le solite ed esperimentate saggezze pastorali ma nasce e cresce, spontaneamente, come i fiori dei campi, di tra le rocce delle montagne, nel sottobosco di questo mondo, fino ad essere qualche volta frutto promettente coltivato unicamente dallo "Spirito che è come il vento, non sai di dove viene e non sai dove va".
Cara santa Madre Chiesa, a volte mi domando se realmente ti rendi conto di quella vitalità animata dallo Spirito di Dio nel tuo seno e che tu sistematicamente, cercando con raffinatezza i metodi più efficaci, tenti continuamente di far abortire perché tu non vuoi assolutamente figli bastardi, e cioè figli che non ti sono stati concepiti nelle sagrestie, nelle canoniche o negli episcopi; ma per le strade, fra le case popolari, nelle fabbriche, all'aperto nei campi... Vuoi conoscere il padre, nome e cognome, compresi gli ascendenti, come fa la polizia con i suoi candidati, estrazione sociale, fede politica, situazione economica, ecc. e allora decidi se quello che viene suscitato nel tuo seno, santa Madre Chiesa, può essere frutto legittimo, da accogliere con Amore, o fruttificazione spuria da respingere con tutto lo zelo possibile fino al disprezzo.
Mi viene in mente Gesù, così per richiamo d'immagine, che non aveva padre con nome e cognome, ma unicamente perché Dio era suo Padre e era disprezzato per via di Giuseppe, fabbroferraio, e perché veniva da Nazareth, da dove era stabilito che non poteva venir niente di buono.
Mi si rimuginavano nel cuore queste cose insieme a molte altre e mi scavavano un'angoscia senza fine, qualche giorno fa - ma è la speranza di sempre - in una baita di montagna. Due giorni freddi, bagnati di pioggia, sommersi da nebbioni opprimenti, vinti appena ogni tanto da qualche squarcio di azzurro. Un centinaio e più di giovani, arrampicatisi lassù, costretti in stanzoni di quella baita, vecchia caserma sul confine austriaco, del 15-18, a parlare di Dio, di Gesù Cristo, ritrovandone il Mistero di Amore per l'umanità, nella Bibbia, questa storia adorabile della ricerca di comunione di Dio e dell'uomo, da attualizzare nel nostro tempo, nella nostra cultura, nel nostro contesto umano, sociale, politico, religioso. Conoscere la Parola accoglierla a cuore aperto lasciandola esplodere in tutta la sua potenza di frantumazione di egoismo a tutti i livelli per un dilagare d'Amore di verità, di liberazione, a costruire l'uomo nuovo, l'umanità diversa: ore e ore, senza riposo, ascoltando, discutendo in un profondo clima di Fede animato da una scelta personale, reso schietto e sincero da un'iniziativa raccolta nel proprio cuore, nell'amicizia del proprio gruppo.
Una quindicina di gruppi di base e cioè di giovani resi "marginali" (che brutta parola hai trovato, santa Madre per indicare innumerevoli tuoi figli e forse tanta autenticità e sincerità di Chiesa) dallo zelo di tanti parroci, dalla visuale bloccata di un vescovo. Alcuni preti dall'anima aperta ed estremamente generosa a giocare tutto, nella scuola, a logorarsi, pagando prezzi di sacrificio che tu non puoi nemmeno immaginare, santa Madre Chiesa, in ambenti di lavoro disumani e scristianizzati perché tu, nella loro carne sopraffatta di fatica e nella loro anima soffocata di solitudine, possa essere presente e insieme a te Gesù Cristo, là dove non c'è più nulla di Dio e forse nemmeno più nulla dell'uomo.
Mi veniva in mente un interrogativo che mi dura nell'anima da anni e anni e non mi si dissolve lasciando mi finalmente in pace: ma che vuoi, santa Madre Chiesa? Cosa vuoi dai tuoi figli? Da chi crede in Gesù Cristo e cerca a costo di tutto, di accettarlo nella propria vita rischiando, sulla sua Parola, scelte decisive per la propria esistenza, e quella degli atri? Cosa vuoi dai tuoi preti che non ce la fanno più a preoccuparsi ecclesiasticamente di se stessi, che vogliono essere una strada sulla quale tutti possono camminare, una piazza sulla quale tutti hanno diritto di radunarsi, una boccata d'aria buona, limpida da respirare, un pezzo di pane e un po' di vino per chi cerca l'infinito e ha fame e sete di un cibo che non è di questo mondo?
Ma cosa vuoi, più che aprirsi a tutta la problematico umana, offrirsi alle ansie più misteriose, raccogliere e vivere quel qualcosa di Cristo che lo fa essere adorabile punto d'incontro fra Dio e l'umanità, nel suo essere vero Uomo e vero Dio?
Come puoi tu, santa Madre Chiesa dimenticare e quindi non volere che si nasca in una stalla, si viva come gli uccelli dell'aria e i fiori dei campi, come pane e vino che si mangia e si beve, come una Parola gridata nel deserto, come gente destinata a morire, per la liberazione dei fratelli, su una croce?
A volte mi viene la sconcertante impressione che tu abbia paura, santa Madre Chiesa di questo Cristianesimo, della sua assurdità, eccessività, umanamente parlando e che per prudente saggezza terrena tu cerchi di stare attenta alle sue punte estreme di provocazione e di scandalo, arrotondando di sapienza umana le asprezze insopportabili e inaccettabili della sua pazzia. E per quanto puoi non permetti che nessuno dei tuoi figli si lasci portar via da questa violenza di Regno di Dio e stabilisci difese e protezioni, tradizioni e leggi, magistero e pastorale, a regolare ogni cosa, determinare persone e gruppi, comunità, chiese locali e Chiesa cattolica, impedendo la libertà dello Spirito di Dio, imprigionando Cristo risorto, a esplodere nell'appiattimento, nell'oppressione della civiltà umana e disumana, il lieto e adorabile annuncio della Parola e la verità della presenza di Gesù Cristo vivo e vivente fra gli uomini.
Spesso ti ritrovi ad essere, santa Madre Chiesa un penoso tentativo di pianificazione dei rapporti fra Dio e l'umanità e tanti figli tuoi (e mi verrebbe da dirti che forse sono i tuoi figli migliori) rimangono schiacciati, appiattiti, costretti ad una uniformità paurosa, avvilente per loro e per te, santa Madre Chiesa, che rimani scialba, insignificante, ai margini della vita e della storia. E tanti altri, consapevoli soltanto di non potersi adattare a questa pianificazione istituzionalizzata, li spingi fuori di te stessa, li consideri ribelli, e non vuoi più saperne di loro e del fuoco che portano dentro e della voglia terribile che li divora, di renderti viva e vivente in mezzo agli uomini, ai loro problemi, alle loro lotte alla loro povertà e oppressione, nella ricerca di una totale liberazione e di una vera salvezza.
Ne ho tanto sofferto di questa tua paura, anche delle ombre, cara santa Madre chiesa, di questo tuo non voler mai rischiare nulla, per il semplice motivo che non posso non credere, dal più profondo, che la Fede è il rischio più grosso nel quale può e deve essere giocata la vita e che l'affidarsi a Gesù Cristo è ciò che di più pazzo si possa fare in questo mondo di un borghesismo utilitaristico ed egoista nel quale la saggezza e la legge suprema è quella di approfittarsi del prossimo unicamente per i propri tornaconti e i propri privilegi.
E' troppo faticoso - e la misura spesso è troppo al di là delle forze anche di una Fede decisa a tutto - affrontare la realtà dell'esistenza del nostro tempo e sentirsi continuamente frenati da remore di scuole teologiche, da zavorre di schemi pastorali, da imbrigliamenti disciplinari, da mentalità di uomini, da tradizioni devozionali, da grettezze di sacrestia e da istituzioni mummificate, ecc. e portare nel cuore, chiara e incontenibile. La Fede che Gesù Cristo è liberazione e salvezza, potenza inesauribile di costruzione di vita, fuoco d'Amore da accendere il mondo. E sentire e avere accettato nel proprio destino, la voglia di gridare sui tetti ciò che si è ascoltato nel segreto del cuore, la necessità di spezzarsi come pane per darsi a mangiare, di cercare ad ogni costo e di rischiare qualsiasi pagamento di prezzo, pur di testimoniare che Dio fra gli uomini è liberazione, pace, giustizia, libertà perché è Amore, Padre di tutti e Gesù fraternità e comunione adorabile fra agli uomini.
Te lo chiediamo, con profondo Amore di figli, santa Madre Chiesa di fidarti anche di noi, pur non sentendoci perfettamente allineati secondo gli schemi stabiliti, anche se figli nati e cresciuti per la strada, venuti fuori dalla fabbrica, straniti dalla fatica e oppressi da tremendi problemi dei poveri, degli sfruttati, forse anche storditi da questo gridare di umanità a reclamare giustizia, a pretendere il diritto di essere uomini e quindi figli di Dio.
Se siamo e ci senti e ci consideri un po' del tuo cuore, santa Madre Chiesa, ti daremo forse di essere più Madre di tutta questa povera umanità orfana, derelitta e bastarda, che nessuno guarda e ama altro che per prostituirla ai propri sporchi e maledetti interessi, succhiandole unicamente benessere, ricchezza, potenza, per lasciarla poi sempre di più nel fango e nella disperazione.
Nonostante tutto, anche se tu forse non lo credi, cara santa Madre Chiesa, continuiamo ad andare avanti con fiducia. Non perdiamo la Speranza di un chiarimento che dissipi ogni diffidenza e ogni paura, nel riconoscerci anche noi, e tutti gli uomini, tuoi figli, con pieno diritto, nel nome di Gesù, di abitare nella casa dell'unico Padre e dell'unica Madre.
Lo vedevo bene, era il desiderio di tutti quei giovani in quei due giorni della baita, di tutti i gruppi ecclesiali di base che io conosco, di tutti i preti in difficoltà con te, santa Madre Chiesa, che mi capita spesso di incontrare. Era l'angoscia di quei tre seminaristi che hanno compiuto puntualmente la loro preparazione teologica in Seminario e la loro preparazione umana nella fabbrica e che tu non vuoi ordinare sacerdoti perché vogliono semplicemente offrire la loro giovinezza, la loro Fede, il loro sacerdozio alla classe operaia e a tutti i suoi problemi.
La celebrazione eucaristica di quella sera nello stanzone della baita e di ogni sera, nel quotidiano di ciascuno, più che Speranza è Amore, unità profonda nel riconoscere, allo spezzar del pane, il volto di Cristo.


don Sirio


in Lotta come Amore: LcA settembre-ottobre 1974, Settembre 1974

menù del sito


Home | Chi siamo |

ARCHIVIO

Don Sirio Politi

Don Beppe Socci

Contatto

Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455

Link consigliati | Ricerca globale |

INFO: Luigi Sonnenfeld - tel. 0584-46455 -