Alla Santa Madre Chiesa - 2

Continuo a scriverti lettere, santa Madre Chiesa: mi piace parlare con te, a cuore a cuore e non trovo modo migliore, più capace di esprimermi, con semplicità e chiarezza, ma anche con tutto l'Amore di cui trabocca l'anima mia per te, che scrivere povere e umili lettere, da inviarsi poi attraverso questo foglio stampato a tutti i miei amici, almeno a quelli di cui ho l'indirizzo, e che sento tanto Chiesa, qualcosa di questa santa Madre Chiesa, questo seno misterioso e verginale - così bisogna che sia - che continuamente concepisce e porta alla luce Gesù Cristo, in ogni angolo della terra, in ogni momento della storia.
Spediamo questo foglio a tutti i Vescovi e quindi più direttamente ancora sento di scrivere a te, santa Madre Chiesa, perché i Vescovi sono Chiesa, per fede so che sono gli apostoli e gli apostoli sono la Chiesa sognata e realizzata da Gesù e dallo Spirito Santo.
Non mi nascondo, santa Madre Chiesa, che anche questo scrivere, come tanti altri modi di ricerca, di comunione, non serve a niente. Scrivo e quasi nessuno risponde: è come a volte allargare le braccia e non stringere nulla, aspettare che arrivi qualcuno e l'attesa non finisce mai, tendere l'orecchio, ma specialmente il cuore, e non percepisci il minimo suono, nemmeno un'eco lontana.
Sono anni che scrivo e in fondo, ripensandoci, ho sempre scritto a te lunghissime e appassionate lettere, santa Madre Chiesa. E se ti considero e ti sento gli amici, povera gente, persone che cercano... ho avuto tanta risposta, riconoscenza umile e dolcissima, ma specialmente la gioia dell'accoglienza della verità e la richiesta pressante, urgente di andare avanti, di cercare di più, di rischiare di più sulla via di Dio.
E' bellissimo, santa Madre Chiesa, quando nella comunione due o più si incontrano col parlare e lo scrivere (e tanto più col vivere insieme). E' il mistero di Dio a svelarsi, è Gesù Cristo che emerge a poco a poco a dominare e vincere tutto lo spazio d'amicizia che è andato realizzandosi e tutto diventa e è l'adorabile regno di Dio, luminosissimo del suo Spirito. Allora tutti i problemi, anche i più concreti e immediati, alla radice hanno motivazioni cristiane e è adorabile coinvolgervi dentro l'amicizia, l'Amore, la speranza. Succede allora il miracolo di una esperienza di pienezza, di sovrabbondante esistenza in cui il se stesso diventa comunità, spazio, immensità cioè Chiesa.
Se però, santa Madre Chiesa ti considero vescovi, preti (all'infuori di pochissimi), religiosi, ecc. devo confessarti che mai c'è stata una risposta. E non soltanto al mio scrivere da anni, una risposta scritta (conservo lettere di vescovi che sono soltanto una penosissima amarezza) ma tanto meno una risposta d'incontro, d'intesa, di ricerca insieme.
Sei come un vuoto, santa Madre Chiesa, non viene nulla da te che sia gioia del cuore, qualcosa di amicizia profonda, di comunione d'ideali, che riscaldi, che accenda, che entusiasmi alla Fede, al dono di sé, alla gioia del rischio... Vengono soltanto delle encicliche dottrinali, aride per tanta scienza teologica e pastorale, prammatiche ed esatte, studiatissime, da sembrare soltanto parole. Lettere pastorali, documenti sinodali, riforme liturgiche, proposte organizzative, circolari per nuove iniziative che sanno tanto di progetti d'architetti faticati al tavolo da disegno. Rapporti amministrativi, cara santa Madre Chiesa, buoni soltanto a ridurmi al livello del funzionario o se vuoi dell'attento amministratore del sacro e del prudente funambolo del profano.
Sei tanto capace, santa Madre Chiesa, e non so quanto e se avverti di essere questo terribile pericolo, di ridurre le persone ad essere senza cuore, inaridite, come prosciugate di dentro, automatizzate su schemi prefissati, quasi disumanizzate dal comune valore umano e ricostruite artificialmente: è difficile descrivere il clero, gli ecclesiastici, i preti, i vescovi, se non pensando a uomini che non sono uomini, ma esseri particolari, quasi una specie umana a sé, inconfondibili.
Santa Madre Chiesa, non so perdonarti a cuor leggero quei lunghi anni di seminario organizzati appositamente per demolirmi come uomo e fare di me un prete. E ringrazio sempre la dolce bontà di Dio che mi angosciava l'anima in quegli anni, di problemi terribili, così tanto che quasi nemmeno avvertivo quel mondo a landa raggelata e a deserto riarso.
E dopo, a camminare tra la gente come un fantasma, come piovuto da un altro mondo, un emigrato che non conosce la lingua, le usanze, un venditore che tira avanti possibilmente con nuove furbizie, una vecchia farmacia ricca di antichi ricettari, come quelle che si trovano nei monasteri,
Chissà, santa Madre Chiesa, perché hai sempre voluto che i preti affoghino nella solitudine? Perché la solitudine li divora, li risucchia piano piano. Vi sono nati e cresciuti, si è come incarnita nell'anima la solitudine. E tu stessa ve li condanni perché ce li immergi e ce li abbandoni: li porti nel deserto e li lasci a gridare, a chiamare, diventi anche tu così lontana, da non accorgerti nemmeno più del loro stesso richiamo.
E la solitudine disperante non è la verginità, santa Madre Chiesa, non è il problema di sensi che reclamano, di cuore che grida un nome, di sentimento che implora... è solitudine d'umanità, di valori umani, del non essere uomo fra uomini, d'inutilità, di vuoto di ragion d'essere... di Fede, dirai tu santa Madre Chiesa, ma non lo dire, te ne prego, perché questo pu6 essere soltanto il tuo tentativo di coprirre e di alienare col solito, specioso ritornello, le tue responsabilità di madre: perdonami, ma te lo devo dire, di madre che concepisce i suoi figli, li mette alla luce e li abbandona sugli scalini di una porta di chiesa.
Il risveglio, il rendersi conto, è sempre un dramma, santa Madre Chiesa, un'angoscia che scende fino al midollo e sgomenta, disorienta, spesso fino a misure di sofferenza impossibili. Soltanto l'impermeabile e impietoso mondo ecclesiastico può non accorgersene. Ognuno di noi preti sa quanto sono soffocazione, come d'impossibilità a vivere, queste solitudini paurose.
E se ne esce, santa Madre Chiesa, perché non è possibile non uscirne pena il manicomio, se n'esce nel modo più comune e disinvolto, diventando perfettamente degli ecclesiastici, dei preti sistemati ottimamente, tranquilli nel ministero sacerdotale, imborghesiti nella mentalità, il buon clero davanti a Dio e davanti agli uomini e anche davanti a te, santa Madre Chiesa ché spesso ti vanno bene quelli che al massimo ti chiedono una scuola di religione, un aumento di congrua, una buona parrocchia. E se ti considero Chiesa, popolo cristiano, ti vanno bene quelli che dicono la Messa in orario, fanno buone liturgie, amministrano senza complicazioni i sacramenti e magari sono in condizione di poter fare una buona raccomandazione all'onorevole o al sindaco.
O se n'esce da questa solitudine, meglio ancora sembra di uscirne, lasciando cadere il proprio sacerdozio in un vuoto assoluto di valori: tutto svanisce, specialmente nella propria interiorità a poco a poco e poi nel concreto, in rapporto con la vita, col mondo nel quale non è possibile vivere senza una motivazione di una qualche validità. E tu, santa Madre Chiesa, sei vista e sentita sempre più un'istituzione oppressiva: e diventa inevitabile la liberazione da un immiserimento di valori umani, fondamentali per una normalità di esistenza: e diventa urgente sostituirti oppure tentare di integrarti, raccogliendoli e vivendoli questi valori. E succede ancora - ma ogni figlio che si allontana ha particolari motivazioni anche se è vero che il problema è unico - e succede ancora che all'atto pratico, all'analisi storica antica ma specialmente a quella attuale, ti manifesti, santa Madre Chiesa, come una pesante strumentalizzazione del religioso per potenziamenti temporalistici, economici e politici, per alleanze incompatibili con la tua missione, per scelte di consensi e di appoggi all'opposto del Vangelo, e allora matura in tanti figli il dovere di combatterti a guerriglia serrata, come dei ribelli... anche se non sono, come sembrano, figli snaturati: credono soltanto che la disobbedienza sia l'unica fedeltà possibile alla Chiesa, popolo cristiano.
E se n'esce ancora da questa solitudine camminando avanti lungo la strada di Dio e di Cristo che tu indichi con la Parola; sia pure nei tuoi modi, a volte un po' artificiosi, consuetudinari, tu, santa Madre Chiesa, sei la luce di Dio a illuminare il mondo e alla tua luce è possibile conoscere il mistero di Dio rivelatosi in Gesù Cristo e scoprire il vero e totale valore dell'uomo, conoscere il senso della vita e della storia, e maturare una coscienza di rapporto con l'umanità - ogni uomo e tutti gli uomini - fino a diventare l'umanità la propria ragion d'essere.
Mi ha sempre stupito fino a non sapermene capacitare, come sia possibile che tu, santa Madre Chiesa insegni e sei maestra di verità così rivoluzionaria da agitare il mondo fino al punto che dovresti essere sempre una forza da rovesciare l'umanità da così a così e nemmeno tu stessa ne rimani travolta e sconvolta, anzi tutt'altro. Manifesti e riveli Dio agli uomini, immetti con la violenza dello Spirito, con la potenza della Parola e la grazia dei sacramenti, il mistero di tutto Gesù Cristo nell'umanità e tu non rimani abbacinata da tanta luce, quasi impazzita, portata via in una realtà di storia, adorabile rivelazione di Dio.
Non ti sorprendere almeno se i tuoi figli convinti dalla scoperta di Dio, ma specialmente appassionati dall'Amore di Cristo e da Lui accesi e bruciati dall'Amore all'umanità, si trovano spesso tanto a disagio in casa tua: è una casa troppo aggiustata, sistemata, dove non manca nulla, ma dove è tanto faticoso respirare, muoversi, dove è ancora più difficile accogliere per troppe finestre e porte chiuse.
C'è un buon odore di stalla che vien voglia di respirare a gran cuore, viene in mente una povera casa dove si mangia col sudore della fronte, nasce la passione della povera gente con la quale condivide re tutto e lottare allo scoperto, costi quello che vuol costare, anche un pezzo di croce, se necessario, ma con la gioia di rompere con qualsiasi sinedrio, spezzare ogni oppressione e allargare nel mondo la libertà dei figli di Dio. Allora è proprio inevitabile desiderare, cercare, lottare per coinvolgerti in questa passione di Regno di Dio nel mondo, bruciando tutte le prudenze, le saggezze, le diplomazie, le pastorali, i codici, i trattati... tutto quello che ti rende Chiesa a scapito del tuo essere Popolo di Dio.
Perdona, santa Madre Chiesa, tutte le parole forse troppo segno di lunga sofferenza come cicatrici dolorose, ti prego di vedere in fondo al cuore e di cogliervi quell'immenso Amore che vi palpita per te e per tutto il tuo mistero nel mondo.


don Sirio


in Lotta come Amore: LcA giugno 1974, Giugno 1974

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