Gente del Vangelo

14 - I parenti di Gesù

"Gesù entra poi in una casa e la folla vi si raccolse di nuovo tanto che non potevano neppure prender cibo. E i suoi, avendolo saputo, uscirono per impadronirsi di lui. Perché si diceva: E' fuori di sé".
Una situazione, quella di Gesù raccolta da Marco, si ripete ancor oggi quando qualcuno si mette concretamente alla ricerca di un rapporto nuovo con le realtà di questo mondo. Accade tranquillamente anche nella Chiesa, trattandosi di preti, laici o gruppi di cristiani, così come accade nelle buone famiglie cristiane specie in rapporto ai giovani. Ci lasciamo montare la testa dalle chiacchiere dei meno interessati ed agendo senza veri motivi, oppure in aperta contraddizione, mostriamo chiaramente di quanta poca chiarezza si rivesta la nostra scelta cristiana.
Per esempio non può apparire strano il fatto che due genitori, dopo aver fatto battezzare il proprio figlio ed avergli quindi proposto la strada di morte e di risurrezione del Cristo, si oppongano ad una seria ricerca cristiana proprio in nome dello stesso Dio posto a guardia di un ben precisato ordine familiare.
Questo atteggiamento è comprensibile nei parenti di Gesù che agiscono secondo una logica umana, non per dei cristiani che hanno posto la propria vita sotto il segno della Croce.
Che d'altra parte le cose stiano così è verità facilmente verificabile a dimostrazione di una tesi che vorrebbe la religione unguento misericordioso per lenire i mali dell'umanità e non proposta di vita nuova e diversa accolta dalle stesse mani di Dio. Nell'idea comune i genitori devono assicurare al figlio tutto, così come il prete deve assicurare ai suoi fedeli il maggior numero possibile di segni religiosi in obbedienza ai doveri del proprio stato. Impariamo così ad essere genitori e sacerdoti cristiani avviando alla sistemazione nella vita figli e fedeli, preoccupati che tutto proceda in modo ordinato, cioè il più possibile senza scosse, dimenticando che tutto questo può andar bene per chi del successo e della sistemazione nella vita fa riscontro all'onestà del cuore e alla dirittura delle intenzioni: chi non ruba e non ammazza unicamente perché non è necessario scendere al livello di bandito da strada per compiere tali cose.
Tutto questo può essere il frutto di una civiltà alle prese con grossi problemi di convivenza, ma non può mai essere principio ispiratore di un'esperienza cristiana. Per grazia abbiamo ricevuto la fede che non si acquisisce una volta per tutte, ma ci viene donata quanto basta per la fatica di ogni giornata. A cercar di tenerla in serbo questa fede, come la manna per gli ebrei nel deserto, c'è solo da farla imputridire in norme, leggi e istruzioni che rischiano di farci apparire di fronte agli altri come sepolcri imbiancati
Non è soltanto un atteggiamento di apertura vero so fermenti nuovi, apparentemente distruttori dell'ordine e per questo giudicati folli, che non dovremmo avere come cristiani. E' invece un vero principio che dovrebbe orientarci in ogni aspetto della nostra vita. Dovremmo abbandonare un nostro atteggiamento tipico (come cristiani e come Chiesa): poniamo le mete abbagliati da questa sicurezza di possedere la verità, quindi cerchiamo di convincere, di educare gli altri a camminare sulle nostre orme senza sgarrrare. Questa non è proposta di vita. Questa idea evidentemente mette le spalle al sicuro dalle «follie», ma mette ancora di più al sicuro da quella "follia di croce" in cui dovrebbe stare la nostra gloria.
Ho sempre più l'impressione che come sacerdoti e genitori (cioè responsabili verso altri) ci sentiamo in dovere di assolvere alle nostre responsabilità in modo tale che nella nostra proposta di vita non andiamo al di là di un catechismo dove sono già scritte in bell'ordine domande e risposte che mettano al sicuro da ogni interrogativo che possa attraversare l'esistenza.
Opponendoci alla "follia", non ci opponiamo solo allo strano, al ridicolo, all'abnorme, ci opponiamo alla creatività dello Spirito, all'originalità di Dio, alla proposta di lotta di Gesù, alla resurrezione del Cristo. Con la scusa - perché spesso è una misera scusa - di essere saggi, crediamo di poter cavalcare quei mostri alati delle potenze di questo mondo diviso e frantumato: siamo la mosca nell'orecchio del bue convinta di realizzare l'intera opera dell'aratura. Per sfuggire alla "follia" siamo veramente folli, neppure protetti da un paio di virgolette. Preti e genitori, continuiamo dal pulpito della nostra sufficienza a proclamare le bellezze di una casa di cui non resta che la facciata verniciata e riverniciata come il volto di una "bellezza" di 60 anni .Respingiamo la "follia" e cadiamo nel ridicolo combattendo «gloriose» battaglie contro nemici che hanno ormai smobilitato o cui possiamo fare al massimo un po' di solletico.
E' veramente triste constatare queste cose, toccarle con mano nella situazione quotidiana, avvertire in molte ricerche pastorali sia pure sinceramente conclamate.
Cercare di costruire qualcosa è veramente follia: può solo sorreggere la follia di Gesù. "Ecco mia madre e i miei fratelli" dice stendendo la mano verso la folla dei discepoli. Andare incontro agli altri offrendo la propria fede come luce che non può essere nascosta, senza programmazioni a difesa di interessi o di mete da raggiungere fino al punto che diventa problematico il semplice mettersi a tavola o contare su un'ora precisa per mettersi a letto, è cosa che può scandalizzare molti, sconcertare i più, fino a far sentire il dovere di difendersi contro queste stramberie. Accettare qualsiasi strada, qualsiasi incontro contando solo sulla stima reciproca, sulla chiarezza di uomini che non vogliono giocare, ma realmente confrontarsi con la vita, tutto questo può apparire molto bello in una predica o in una esortazione familiare, come il lottare contro ogni potere politico, militare ed economico, ma quando diviene discorso pronunziato dalla vita di un uomo, subito diviene follia perché è lotta che va pagata di persona perché impedisce una sistemazione, una fede quiescente, ma soprattutto perché non c'è possibilità di successo agli occhi degli uomini.
Ecco, una vita così può essere strana quanto si vuole non solo perché uno mangia e dorme quando e dove gli è possibile, ma anche per solitudini quasi disperate, però ai cristiani dovrebbe suscitare un po' di simpatia se non altro perché vi possono ravvisare «un povero cristo». Se questo non accade può darsi pure che dipenda dal fatto che il Vangelo vien considerato un testo su cui fare un'esegesi scientifica o, più semplicemente, un libro da tenere sul comodino quasi a propiziare un sonno profondo.


don Luigi


in Lotta come Amore: LcA marzo 1974, Marzo 1974

menù del sito


Home | Chi siamo |

ARCHIVIO

Don Sirio Politi

Don Beppe Socci

Contatto

Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455

Link consigliati | Ricerca globale |

INFO: Luigi Sonnenfeld - tel. 0584-46455 -