Solo colui che ha fiducia nei poveri ha veramente fiducia in Dio: nel Dio che ha deposto dal trono i potenti e ha esaltato gli umili.
Solo colui che ha fiducia nei poveri comprende il vangelo, l'annuncio per loro; e su di loro.
Il vangelo è essenzialmente una grande notizia: Dio confida nel povero, anzi Dio preferisce il povero. Viceversa, è estremamente difficile che un ricco sappia amare, e quindi possa salvarsi.
E' questo il paradosso cristiano. L'incarnazione non è solo il mistero di Dio fatto uomo, è il mistero di Dio fatto povero. Dio non ha assunto la natura umana in genere, ma ha scelto la condizione di povero: paese povero; villaggio povero, famiglia povera. Cristo si è rivolto a tutti però ha scelto fra i poveri la maggior parte dei suoi apostoli e dei suoi discepoli. Sono essi che lo hanno maggiormente compreso. Sono essi che continuano a comprendere maggiormente la parola di Colui che ha nascosto le cose ai saggi e ai prudenti e le ha rivelate agli umili.
Avere fiducia nei poveri è sapere che il giudizio definitivo sulla nostra vita si fonderà, unicamente, sull'amore effettivo per loro. Che il valore di una vita è il valore dell'impegno per loro. Che la scelta di Dio coincide concretamente con la scelta dei poveri. Che la fedeltà ai poveri è la misura della fedeltà a Dio e a Cristo. Che in questo si riassumono la legge e i profeti.
Scegliere i poveri è, per un cristiano, denunciare il peccato storico della chiesa, che è la sua alleanza con i ricchi e i potenti, il suo appoggio obiettivo, certo non intenzionale, allo sfruttamento dei popoli poveri e delle classi popolari; il peccato di aver privato il mondo di quel segno essenziale della fiducia in Dio, che è la fiducia nei poveri; il peccato di aver separato il culto del Padre e la lotta dei figli, il sangue di Cristo e il sangue degli altri oppressi; il peccato di continuare ad aspettare la trasformazione del mondo in primo luogo dall'azione dei potenti.
Scegliere i poveri è, per un cristiano, proclamare che oggi la chiesa ha un'occasione unica per convertirsi, riconoscendo il suo peccato e riparandolo con un impegno senza equivoci al fianco degli sfruttati di tutto il mondo. Perché la chiesa non può denunciare il peccato del mondo se non riconosce re sue complicità storiche con esso. Essa non ha il diritto di annunciare il vangelo ai poveri finché non torni a brillare sul suo volto il segno della verità che è la preferenza per i poveri.
La chiesa non costruisce l'unità che Cristo ha voluto, se non prende come criterio essenziale quello che Cristo ha fissato, la fedeltà ai più piccoli. L'eucarestia non è il segno efficace della presenza reale e della sua vera unità se non fa corpo con il segno più fondamentale, l'amore dei poveri. Nessuno può celebrare validamente l'Eucarestia, se non esprime con tutta la sua vita la scelta indivisibile di Cristo e dei poveri.
La fiducia è combattiva. Essa deve lottare contro le apparenze, contro le evidenze, contro le ideologie, contro la saggezza, contro lo scetticismo, contro la rassegnazione, contro il realismo di coloro che vogliono ridurre le possibilità del futuro alle dimensioni del passato. La fiducia deve lottare contro coloro stessi ai quali essa si rivolge, che, schiacciati dall'oppressione e dalla sofferenza. tendono a rassegnarsi. La fiducia deve lottare contro la disperazione che minaccia tutti quelli che guardano, con lucidità, l'immensità del compito che è la costruzione di un mondo.
La fiducia è rivelatrice. Permette di scoprire negli uomini e in Dio ricchezze segrete che senza di essa non sarebbero mai conosciute. Permette di scoprire nel passato e nel presente le possibilità nascoste del futuro.
Giulio Girardi
(da Rocca n. 14 - 1973)
in Lotta come Amore: LcA novembre 1973, Novembre 1973
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